
La progettazione
Molti ipercritici nei confronti della scuola affermano che essa si è trasformata in un progettificio. Il brutto neologismo è nato per indicare l’eccessiva tendenza a redigere progetti che esulano, o esulerebbero, dal compito primario della scuola: l’istruzione tout court.
Senza addentrarci e senza lasciarci invischiare in una polemica che, questa sì, esulerebbe dalle finalità dell’articolo, bisogna onestamente riconoscere che la polemica non è completamente campata in aria. È anche vero, però, che la scuola, come qualsiasi altro luogo la cui attività sia proiettata al futuro, deve essere necessariamente basata sulla cultura del progetto. Non si può creare il futuro senza avere le idee chiare e senza metterle nero su bianco in modo da avere una traccia da seguire e da adattare alle mutevoli condizioni ambientali e di contesto.
Ogni progetto rappresenta, quindi, la nostra idea di futuro. Nel caso specifico della scuola si tratta di apprestarsi a plasmare, o quanto meno di indirizzare, il futuro di bambini, ragazzi o adolescenti, a seconda del grado di scuola alla quale ci si riferisce.
Come atto iniziale è opportuno fare un po’ di chiarezza. Qualsiasi progetto rappresenta un’ipotesi di come vogliamo raggiungere degli obiettivi che reputiamo importanti. Questa semplice definizione implica, però, molte altre considerazioni la cui puntuale ed analitica esplicitazione darà sostanza al progetto.
La stesura responsabilmente ponderata di un progetto è un’attività importante e foriera di conseguenze perché ci porta a riflettere su diverse situazioni e ci costringe a fare una serie di considerazioni. Un progetto nasce e si struttura perché si vogliono raggiungere degli obiettivi. È necessario, quindi, avere ben chiari quali siano tali obiettivi, bisogna, cioè, fare chiarezza su quali siano le finalità del progetto. Se ci si pone delle finalità è perché si ha la consapevolezza che la situazione contingente non sia adeguata e vada, quindi, modificata. Per iniziare il percorso verso le finalità, bisogna, quindi, avere completa contezza della situazione attuale per capire bene le cose che possono essere salvate, le cose che, pur dovendo essere modificate, hanno bisogno di solo qualche ritocco e le cose sulle quali, invece, bisogna incidere in modo sostanziale.
D’altro canto bisogna sapere su quali risorse -materiali, immateriali e strutturali- sia possibile contare, quali possono essere quelle che è possibile reperire e quali, invece, siano assolutamente indisponibili.
Infine, ultima per elencazione ma non certo per importanza, la messa a punto della fase di verifica e di valutazione, in ogni stadio del percorso: iniziale, in itinere e finale. È una fase cruciale perché da una corretta ed efficace fase di verifica e di valutazione dipende il risultato finale del progetto. In seguito all’esito della valutazione, infatti, si potrebbe decidere di modificare la strategia attuata o, addirittura, lo stesso percorso e le finalità previste.
La stesura di un progetto ben strutturato in tutte le sue componenti è diventata ancora più pressante con l’avvento delle competenze. Valutare le competenze è un percorso e come tale si protrae nel tempo il che giustifica e richiede ancora di più l’esigenza di un progetto, di una linea da seguire e da valutare step by step, passo dopo passo.
Prima dell’avvento delle competenze, il progetto si traduceva in un semplice programma didattico, cioè una sfilza ordinata di contenuti da proporre in un determinato arco di tempo. Docenti ed alunni erano prigionieri di questo idolo che veniva fornito direttamente dal ministero e dal quale non era possibile derogare. Il singolo docente poteva soltanto muoversi all’interno dell’angusto recinto creato dal programma ministeriale.
Prima, per quanto detto, vigeva il programma didattico. Oggi, invece, con l’avvento delle competenze, vige il progetto educativo al cui interno è contenuto il programma didattico che, però, ha perso molta della sua importanza e tutta la sua centralità.
Il programma era finalizzato alla sola acquisizione di contenuti disciplinari, mentre il progetto educativo, sfruttando i contenuti disciplinari, si prefigge l’acquisizione di competenze, di comportamenti e di atteggiamenti. Questo implica un’altra importante novità ben conosciuta ai docenti. L’attenzione passa dai contenuti e dalle discipline sulle risposte del singolo alunno alle sollecitazioni culturali di cui è fatto oggetto. L’alunno, cioè, passa da fruitore passivo di nozioni e di informazioni (ricordate la testa ben piena di Edgar Morin) a protagonista attivo della sua emancipazione e della sua maturazione. Si cerca, cioè, sempre in accordo con la famosa locuzione di Edgar Morin, ad una testa ben fatta.
Lo schema classico di un progetto prevede le seguenti voci:
- Il titolo deve essere quanto più evocativo possibile per rendere subito ed in modo inequivocabile le finalità.
- Il target di riferimento bisogna specificare a chi è rivolto il progetto perché proprio dal target dipende la sua strutturazione.
- Gli obiettivi generali è bene indicare pochi obiettivi, ma che siano bene esplicitati in modo da puntare alla loro realizzazione con determinazione e sicurezza.
- Gli obiettivi disciplinari non vi può essere formazione senza informazione, e per questo bisogna indicare, con la stessa chiarezza, anche gli obiettivi disciplinari in quanto strumentali al perseguimento degli obiettivi generali.
- Il luogo è necessario indicare il luogo per contestualizzare lo svolgimento del progetto. Questa caratteristica si ripercuote sulle risorse, ma anche sulla creazione e la gestione delle relazioni sociali.
- Il tempo di svolgimento è, questa, una variabile in grado di influenzare diverse costituenti del progetto. La prima influenza è quella che si manifesta ampliando o restringendo l’orizzonte relativo agli obiettivi.
- Le metodologie come facile comprendere, le diverse metodologie hanno effetti diversi e richiedono tempi e risorse diverse, per cui anche queste debbono essere coerenti con tutte le altre variabili coinvolte.
- Le risorse richieste è il fattore limitante di un progetto. Non bisogna, però, fossilizzarsi alle risorse economiche o strutturali, ma bisogna dare libero sfogo alla creatività per inventarsi delle risorse che permettano di raggiungere gli obiettivi voluti.
- L’attività di verifica e valutazione è banale affermare che è la fase più importante e più delicata. Più importante perché serve a capire se stiamo procedendo nella direzione corretta o se dobbiamo apportare delle modifiche. Più delicata perché non dobbiamo tralasciare nulla e dobbiamo essere molto pignoli. In questa fase ricade anche l’attività di monitoraggio, cioè una valutazione legata ad ogni singola attività prevista dal progetto.
L’ordine delle varie voci può anche essere modificato, ma la sostanza non cambia. Non è possibile, però, derogare dalle tre proprietà che debbono necessariamente caratterizzare un progetto:
L’adeguatezza tutto il percorso progettuale deve essere adatto, deve corrispondere, alle esigenze rilevate e che hanno spinto a stilare il progetto stesso.
- La coerenza le diverse componenti che vanno a costituire il progetto debbono essere caratterizzate ed unite da una visione comune, è necessario che ognuna di esse vada nella stessa direzione di tutte le altre.
- La fattibilità ogni proposta progettuale deve essere perfettamente calata nella realtà in cui la si vuole esperire. Bisogna progettare, quindi, tenendo ben presenti quali siano le risorse indispensabili e quali quelle accessorie, ma anche quelle disponibili o che possiamo procurarci.
Progettare è l’attività che molto più di altre caratterizza e sostanzia la professionalità del docente e dell’istituzione per cui va affrontata con molta attenzione e molta serietà.
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