Il service learning

Il service learning

7 Maggio 2023 0 Di giuseppe perpiglia

È conosciuto anche con la traduzione italiana di “apprendimento per servizio”. Il nome è fortemente indicativo della finalità di tale approccio pedagogico. Esso è nato nell’America latina e si è subito diffuso sia nell’America settentrionale sia in Europa. In Italia, il suo alfiere è stato ed è tuttora il professore Italo Fiorin, molto attivo nella divulgazione di tale approccio.

In estrema sintesi, il service learning si prefigge di finalizzare il processo di insegnamento-apprendimento verso una diretta utilità nei confronti del tessuto sociale in cui opera l’istituzione scolastica. Nello stesso tempo rende i ragazzi protagonisti attivi nello svolgimento dell’azione didattica che si realizza in un’attività di pubblica utilità da loro stessi scelta. Questo protagonismo impatta pesantemente e positivamente sulla loro motivazione. Altro elemento da non sottovalutare è che il service learning, per sua caratteristica precipua, è un valido aiuto nell’insegnamento dell’educazione civica. Proporre, infatti, un progetto basato sull’approccio pedagogico del service learning vuol dire proporre un progetto di cittadinanza attiva.

Se qualche collega fosse interessato a saperne di più, mi permetto di consigliare l’illuminante volume del professore Italo Fiorin “Oltre l’aula” edito da Mondadori Education.

L’approccio del service learning è molto semplice all’apparenza, ma è in grado di incidere profondamente nel processo di apprendimento.

In primo luogo il docente invita la classe a segnalare un qualche problema di cui hanno consapevolezza e, in caso contrario, li pungola a guardarsi in giro, sia nella scuola che al di fuori di essa, per vedere se qualche situazione può essere interpretata come problema per loro stessi o per altri. È già, questo, il primo passo per entrare nella società con il piede giusto, per entrare nella società da cittadini e non da sudditi, per citare Calamandrei. È anche un modo per promuovere nel ragazzo una visione diversa del mondo che lo circonda, per responsabilizzarlo, per suscitare in lui la necessaria consapevolezza di membro di una comunità.

Altro concetto non scritto che si tenta di far passare è che la scuola non è qualcosa di alieno alla società, che non esite nessun muto invalicabile tra la scuola ed il mondo esterno, al contrario! La stretta collaborazione tra scuola e mondo esterno dovrebbe aiutare il ragazzo a vivere la scuola come una parte della sua vita quotidiana, non una parte della sua vita dedicata a qualcosa d’altro. Diamo, finalmente, una spallata al luogo comune che vuole scuola e vita vissuta quasi in contrapposizione. Chi non avrà sentito dire, almeno una volta, «Primo a scuola, ultimo nella vita»?

Ma ritorniamo dove avevamo lasciato prima di questa digressione.

Dopo aver promosso nella classe una discussione per segnalare alcune situazioni problematiche vissute come tali dai ragazzi, nasce il problema di quale scegliere. Per scegliere il problema da affrontare senza nessuna imposizione dall’alto e senza scontentare nessuno, il docente proporrà alla classe di riflettere e valutare i diversi problemi basandosi su tre-quattro criteri:

  1. gravità caratteristica legata all’entità del problema;
  2. urgenza cioè valutare se il problema va affrontato subito o può aspettare ancora un po’;
  3. controllo indicare se e quanto sia possibile controllare le conseguenze del problema segnalato;
  4. tendenza valutare se nel tempo il problema tende ad evolvere o a regredire, e con quale velocità.

Ho parlato di tre-quattro criteri perché a volte viene omesso il criterio del controllo ed a volte quello dell’urgenza, anche se personalmente penso sia opportuno non omettere alcunché in modo da riflettere e far riflettere ancora più compiutamente.

Operativamente, il docente andrà alla lavagna, meglio se una LIM, disegnerà una tabella formata da 6 colonne e tante righe quanti sono i problemi, più uno. Nella prima riga scriverà i titoli delle colonne: Problema – Gravità – Urgenza – Controllo – Tendenza – TOTALE. Nella colonna TOTALE andrà posto il prodotto delle valutazioni assegnate ai quattro criteri. La valutazione dei criteri andrà effettuata su scala decimale con voti da 1 a 10.

Esempio:

Problema Gravità Urgenza Controllo Tendenza TOTALE
Le pareti dell’aula sono sporche e stinte 7 5 5 6 1.050
Il giardino della scuola è pieno di erbacce e non fruibile 8 8 9 8 4.608
I corridoi della scuola sono sporchi 4 9 2 7 504
…   …   …   …

 

Nell’esempio sopra riportato, per quanto semplice possa sembrare, spero sia riuscito a diradare qualche dubbio eventualmente insorto. Nel caso riportato, la classe, con le sue valutazioni, ha deciso di affrontare il problema inerente alla manutenzione del giardino, per cui è possibile passare alla fase operativa.

Dopo aver scelto il problema da affrontare, il docente andrà ancora una volta alla lavagna per disegnare un albero con tronco, fronde e radici. È il così detto “albero dei problemi”. In corrispondenza del tronco scriverà il problema scelto ed inviterà i ragazzi ad individuare cause (le radici) e soluzioni (la chioma). È un esercizio per far riflettere sul problema e per abituare il ragazzo, più in generale, a riflettere sulle cose e sul perché delle cose.

Tale attività va, quindi, ad impattare efficacemente sull’acquisizione delle competenze trasversali, processo che si rifletterà su tutte le discipline e sul processo di maturazione personale dell’alunno. Anche per questo possiamo affermare che il service learning è, naturalmente, un approccio che deve essere condotto in modo multi- e pluri-disciplinare.

Ripulire il giardino della scuola non deve soltanto voler dire sostituirsi agli operai che l’amministrazione comunale ben si guarda dal mettere a disposizione. Ripulire il giardino della scuola vuol dire imparare e capire perché sono nate alcune piante mentre altre sono assenti, perché alcune piante sono fiorite ed altre no, vuol dire porre l’attenzione sulla biodiversità del micro-ambiente rappresentato dal giardino, vuol dire rendersi conto di quale sia la fauna presente in quell’habitat. Vuol dire anche illustrare l’influenza di un ambiente pulito ed ordinato su nostro umore.

Dopo aver ripulito il terreno bisogna pensare  a piantumare fiori e piante ed allora entrano in gioco altre attività: quale tipologia di fiori, quali tipologie di piante erbacee, e perché proprio queste e non altre? Riflettere sull’influenza dell’ambiente climatico sulla flora e sulla fauna è una logica ed ineludibile conseguenza. Misurare e calcolare l’estensione del terreno per stabilire il numero delle piantine da comprare diventa un’attività di geometria finalizzata ad un problema reale, non è l’esercizio numero 115 a pagina 283 di cui al ragazzo ben poco importa.

Si potrebbe ipotizzare, ad esempio, la creazione di un sentiero odoroso, oppure la creazione di un sentiero dei colori in cui piantumare fiori di diverso colore che fioriscano in periodi diversi.

Anche un’attività semplice, quale potrebbe essere quella di mettere ad ogni pianta un cartellino con una piccola scheda botanica è molto remunerativa in termini di acquisizioni perché richiede una riflessione su quali siano le caratteristiche principali da mettere in evidenza, richiede fare delle ricerche per documentarsi opportunamente. Ancora, la scelta delle metodiche di coltura per le quali ci si potrebbe rivolgere ai volontari di una qualche associazione ambientalista. Scendere in giardino durante l’ora di educazione artistica per un’attività di disegno dal vero, sarebbe un’attività senz’altro piacevole. In alternativa, si potrebbe pensare a delle riprese fotografiche con tecniche di macro-fotografia per creare un erbario digitale. Le attività che potrebbe essere esperite sono molteplici e l’unico limite è dato dalla fantasia e dalla disponibilità degli adulti.

Per concludere vi propongo un link ad un lavoro sull’ambiente che ha coinvolto cinque classi.

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Le immagini a corredo sono tutte opera dell’autore dell’articolo.