
Bipartisan, cosa?
Ho sempre pensato, ed ora che sono fuori dalla didattica attiva ne sono ancora più convinto, che la scuola, come la sanità, dovrebbero essere avulse dalla politica nel senso che dovrebbero essere lasciate al di fuori dei giochi politici in cui amano dilettarsi i partiti. La gestione di queste due aree cruciali per la vita di un Paese deve essere assolutamente bipartisan, al di sopra delle beghe tra partiti, al di sopra delle pur legittime visioni di parte. Le visioni partitiche possono essere tollerate o addirittura promosse in altri campi, non certo nel campo dell’istruzione e della salute.
Tralasciando la sanità di cui capisco poco o nulla, qualche riflessione e qualche parola in più la dedicherò al campo dell’istruzione.
Il sistema scolastico prende in consegna dalla famiglia un bambino di sei anni, senza considerare gli asili nido (dove esistono) e le scuole dell’infanzia, e a sua volta lo consegna alla famiglia ed alla società a 19 anni. Una vita! In tutto questo tempo, le attività, le informazioni e le parole esperite ed ascoltate in aula concorrono pesantemente a formare il carattere e la personalità della persona. Nel bene e nel male. Il percorso formativo, quindi, dovrebbe essere lineare e coerente. Bisognerebbe seguire una linea politica e pedagogica ben precisa e le eventuali modifiche, gli eventuali adeguamenti, se necessarie preventivamente condivise con gli operatori del settore, dovrebbero essere proposte ed applicate in modo graduale e con tutte le attenzioni del caso.
Sono ben consapevole che ogni Capo di Governo voglia lasciare un proprio segno, voglia dare la sua impronta, voglia, in un certo senso, segnare il territorio. Questo, però, dovrebbe essere lasciato appannaggio di scelte accessorie. La visione di fondo dovrebbe, invece, essere focalizzata sul lungo o lunghissimo periodo.
Restando in campo scolastico, mi si permetterà, spero, di fare un esempio personale. Dopo ben 12 anni di precariato, arrivò finalmente la comunicazione della mia immissione nei ruoli della pubblica Amministrazione. Fui assegnato alla Scuola Media “A. Volta” di Cotronei, un bel paese a circa 50 Km dalla mia Crotone. Non essendoci servizi di trasporti adeguati ho dovuto comprare un’auto, cosa possibile con l’aiuto dei miei genitori. Percorrere ogni giorno 100 Km voleva dire, al tempo, spendere, di solo carburante, oltre 300.000 lire. A questa cifra bisognava aggiungere, allora come adesso, tutte le altre spese accessorie. Il collega docente del Nord, che non invidio minimamente, gode di un’infrastrutturazione che noi qui al Sud non abbiamo e che, anzi, sta ulteriormente peggiorando.
La proposta del ministro Valditara è un ulteriore tentativo per spostare risorse pubbliche verso il tanto amato Nord, con buona pace del gap economico e finanziario che lo divide dal Sud. Questo “travaso” di capitali verso il Nord è un pallino della Lega (Nord!) fin dal suo nascere. È stato di nuovo tirata in ballo la costruzione del ponte sullo Stretto. Personalmente penso sia solo uno specchietto per le allodole, un modo alquanto maldestro per far passare l’idea che questo sia un Governo del fare concreto. Un governo che voglia essere veramente concreto, a parer mio, dovrebbe dare priorità a ben altre più pressanti esigenze. La strada statale 106 che si snoda da Tarando a Reggio Calabria per ben 500 Km è assolutamente sotto dimensionata per il traffico che deve veicolare. Allo stesso modo la linea ferroviaria della stessa tratta è poco più che inesistente e l’alta velocità la raccontiamo come favola ai bambini per farli addormentare.
Altra idea ipotizzata dal ministro Valditara è quella di permettere il finanziamento delle scuole da parte di privati. Bene! Nell’opulenta e freneticamente attiva Brianza o nell’altrettanto attivo Nord-Est fabbriche e fabbrichette si sprecano, al Sud, caro ministro, non abbiamo tutta questa disponibilità, per cui si verrebbe a creare ulteriore distanza tra scuole del Nord e scuole del Sud. Come riflessione a questa fantasiosa proposta vi sono due ragionamenti. Il primo è chiedersi cosa potrebbe volere o pretendere l’industriale in cambio del suo finanziamento. Quanto meno che la scuola sfornasse lavoratori utili alla sua attività, piegando, quindi, la scuola agli interessi personalistici. Seconda considerazione, datosi il disequilibrio di infrastrutture industriali tra Nord e Sud, le scuole del Nord potrebbero garantire un servizio molto migliore di quanto possano fare le scuole del Sud con i loro asfittici bilanci e ciò porterebbe a tradire il dettato costituzionale di un’istruzione uguale a livello nazionale.
È la stessa considerazione circa gli stipendi differenziati su base regionale. Che io sappia, vale ancora il principio che a mansione uguale debba corrispondere salario uguale. D’altra parte è questo l’obiettivo che si sta tentando di raggiungere, a dire il vero con scarsi risultati, anche tra i due sessi.
Per correggere il tiro sui finanziamenti da parte dei privati, il signor ministro ha affermato che si potrebbe creare un apposito ufficio che farebbe da collettore di tutti i finanziamenti per ridistribuirli a livello nazionale, in modo che un industriale del Nord che elargisca una cifra nel bergamasco, in realtà andrebbe a finanziare anche una scuola di Palermo o di Caserta.
Onestamente non penso che il “sciur padrun da li beli braghi bianchi” sia disposto a fare ciò. Le eventuali concessioni ai privati andrebbero ad assommarsi a quelle già fatte con l’istituto dell’alternanza scuola-lavoro o, come si chiama adesso, Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento. La scuola dovrebbe essere finalizzata all’istruzione ed alla maturazione globale della persona nel suo insieme, non certo alla sola formazione professionale. Anche la Costituzione parla di “pieno sviluppo della persona umana” (art. 3).
Per concludere, l’ultima ipotesi ventilata dal ministro è l’introduzione dell’intelligenza artificiale nella scuola, affrettandosi a rassicurare tutti precisando che non vi saranno robot pronti a sostituire i docenti. Onestamente penso che sia una precisazione che poteva tenere per sé. Il “robot-docente” lo abbiamo e lo utilizziamo da tempo sotto la forma dei motori di ricerca pronti a dare risposte veloci e precise ad ogni nostra domanda o curiosità. Tale “docente-root”, però, è ancorato alla scuola trasmissiva, superata da tempo. Al massimo, cosa già in essere, si potrebbe pensare ad un utilizzo critico e razionale degli strumenti informatici che hanno da tempo colonizzato ogni campo delle attività umane.
Seguendo il dettato costituzionale la scuola avrebbe bisogno di molto più rispetto al pari dei docenti che andrebbero scelti con maggior oculatezza e trattati almeno alla pari dei loro collegi europei. Oggi il mondo arride a chi produce conoscenza e l’Italia, in questo campo, si trova sempre più costretta ad importare know-how dall’estero con grave nocumento in termini economici e di libertà operativa.
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Breve sitografia:
- http://www.eguaglianzaeliberta.it/web/content/chi-vuol-rimettere-i-salari-gabbia
- https://ilmanifesto.it/i-polveroni-di-valditara-sulle-gabbie-salariali-e-i-privati-nella-scuola
- https://www.tecnicadellascuola.it/docenti-regione-che-vai-stipendio-che-trovi-perche-valditara-e-passato-in-tre-mesi-dal-merito-alle-gabbie-salariali
- https://www.repubblica.it/cronaca/2023/01/26/news/valditara_stipendi_differenziati_professori_presidi_partiti_sindacati-385144746/
- https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/01/26/scuola-valditara-rassicura-la-cgil-non-tocchiamo-il-contratto_e507f417-4826-4cd6-ace3-5c1dfaaaebcf.html
Riassunto: