Informatica in classe

Informatica in classe

2 Aprile 2023 0 Di giuseppe perpiglia

Il ministro della Pubblica Istruzione e del Merito, onorevole Giuseppe Valditara, il 19 dicembre 2022 ha emanato una circolare (m_pi.A00GABMI.Registro Ufficiale U. 0107190.19-12-2022) avente ad oggetto Indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e analoghi dispositivi elettronici in classe. Nella circolare non si fa altro se non ribadire quanto già affermato nella circolare del 15 marzo 2007, n. 30 a firma dell’allora ministro, onorevole Giuseppe Fioroni.

Il telefonino è una di quelle classiche icone che vengono idealizzate, demonizzate o santificate, a seconda dei casi ed a seconda della visione di colui che si esprime. Si tratta di un semplice strumento, molto più potente di tanti altri, ma con tutto ciò i suoi effetti dipendono pur sempre dall’utilizzo che se ne fa. Certo, sono ben conscio che nessuno strumento è neutro, anzi, come ci ha insegnato Marshall McLuhan, è esso stesso comunicazione, per cui anche il telefonino esercita un suo influsso peculiare nella comunicazione. McLuhan afferma anche, però, che i media altro non sarebbero se non delle estensioni dei sensi dell’uomo e che se si dà maggior peso ad un senso si avrà, di converso, un assopimento degli altri. Non per questo però è giusto demonizzare a priori i mass media.

Ma torniamo al telefonino.

Gli italiani sono propensi a suddividersi ed a schierarsi in due fazioni contrapposte alla prima occasione e su qualsiasi cosa. Per non andare troppo indietro nel tempo pensiamo a bianchi e neri, guelfi e ghibellini, ai tempi di Dante Alighieri, o, per ritornare nel secolo scorso, al dualismo Bartali-Coppi o a quello tra Sofia Loren e Gina Lollobrigida. Leggendo i giornali di questi giorni, vi sono anche due fazioni ben distinte anche per quanto riguarda l’uso del telefonino. Vi sono i sostenitori di un suo uso sempre e comunque che mettono l’enfasi sui suoi indubbi vantaggi. A questi fanno da contraltare coloro che mettono l’accento su quanto di peggio lo stesso strumento permette o promuove. Entrambe le fazioni hanno una parte di ragione, entrambe sono portatrici di una parte di verità e di entrambe le visioni bisogna, quindi, tenerne conto. Non è certo possibile né auspicabile, però, disconoscerne la presenza e la valenza per tanti versi positiva. Non si può rimanere ancorati “ai bei tempi andati”. Che ci piaccia o meno il mondo va avanti ed è auspicabile che ognuno si sforzi nel tentativo di adeguarsi, perché i cambiamenti sono provocati dall’uomo stesso. Resta ferma, però, l’esigenza di una valutazione critica su pregi e difetti di questo mezzo che diventa sempre meno nuovo e sempre più diffuso a tutte le età.

Anche la scuola deve porsi in posizione proattivamente critica nei confronti di questo potente mezzo dal “multiforme ingegno”. Molti colleghi chiedono ai propri alunni, all’inizio della loro ora di lezione, di depositare i cellulari sulla cattedra o in un apposito spazio per evitare usi “creativi” dello stesso che potrebbero disturbare l’attività didattica distraendo chi lo usa e chi gli sta vicino. D’altro canto numerosi sono gli esempi di un uso efficace e razionale del telefonino, particolarmente quando lo intendiamo come mezzo informatico, finalizzato allo svolgimento delle normali attività didattiche.

Non è certo produttivo demonizzare il nuovo solo perché come tale va ad intaccare e ad alterare abitudini consolidate ed incrostate nella quotidianità.

Chi ha la mia età si sarà senza dubbio dovuto confrontare con “penna e calamaio”. Tutto il primo anno della scuola elementare, allora si chiamava così la scuola primaria, si passava a “fare le aste”, rigorosamente con la matita, per imparare a tenere la penna in mano! Solo in seconda si cominciava ad utilizzare il calamaio. La penna consisteva in un’asticciola di legno ad un’estremità della quale si inseriva un pennino che, per poter scrivere, bisognava intingere in un’apposita boccettina di inchiostro liquido, quasi sempre nero o al massimo blu, ben incastrata nel banco. Il calamaio, appunto.

L’arrivo della penna a biro, almeno inizialmente, non fu accettato da tutti gli insegnanti, alcuni dei quali arrivarono a vietarne l’uso perché non era strumentale ad una bella grafia. Ricordo che per tutti gli anni quaranta del secolo scorso, tra le materie da studiare nella scuola elementare vi era anche calligrafia. Infatti, se notate molte persone di veneranda età hanno una grafia alquanto ricercata con svolazzi vari.

Sorte abbastanza simile capitò alle prime penne cancellabili. Alcuni docenti ne sono ancora contrari, seppure per motivazioni più serie e più profonde.

Il telefonino, proprio per la presa che ha sui ragazzi di ogni età, può essere sfruttato per tenere alta e desta la motivazione e l’interesse verso le quotidiane proposte educative. Su questo blog ho avuto modo di fornire qualche consiglio in proposito. Mi riferisco, ad esempio, al web quest. La classica ricerca sull’enciclopedia cartacea non alletta più nessuno, neanche gli stessi insegnanti. Effettuare una ricerca guidata navigando su internet con il telefonino o il tablet ha un sapore ben diverso ed i ragazzi vi si dedicano molto più volentieri.

Penso, inoltre, a software del tipo di Flippity o, forse ancora meglio, PollEverywhere, illustrati in due diversi articoli di questo stesso blog e presenti nella categoria Strumenti.

Nel caso di PollEverywhere, bisogna prima preparare una lezione su ® MS-Power Point ed intramezzarne le slide con altre slide preparate con il software proposto. Si tratta di slide interattive per mezzo delle quali è possibile proporre delle domande a risposta chiusa o aperta. La diapositiva, inoltre, propone un indirizzo di rete collegandosi al quale è possibile rispondere e le risposte date verranno visualizzate sullo schermo in modo aggregato ed assolutamente anonimo. In tal modo il ragazzo si sente libero di rispondere con sincerità perché non sente il fiato dell’insegnante sul collo, nello stesso tempo il docente ha il polso della situazione in tempo reale. Ancora più produttivo è l’uso di tale software quando si utilizzano domande a risposta aperta, domande del tipo: «Quale sentimento ti evoca la shoah? Esprimilo con una sola parola». Sullo schermo appariranno tutte le risposte degli allievi, sempre in modo anonimo, e la grandezza del carattere sarà proporzionale al numero di occorrenze di quella data parola. Se, ad esempio, dolore costituisce la risposta di quattro ragazzi, mentre orrore viene menzionata una sola volta, il termine “dolore” sarà scritto con una dimensione molto maggiore. Il docente può prendere spunto dalle risposte date per ampliare l’argomento e per instaurare un dibattito sicuramente più costruttivo rispetto alla lezione frontale.

Sono solo due semplici esempi di un uso pro-attivo del telefonino. Gli esempi negativi, ed anche numerosi, certamente non mancano. Ed allora? Ed allora l’ultima parola spetta e compete al buon senso ed alla voglia di fare del docente. È il docente che deve impedire l’uso improprio, non solo del cellulare, ma anche del tempo trascorso in classe, coinvolgendo i ragazzi in attività e con argomenti che li interessino e ne tengano viva la motivazione e l’interesse ad apprendere. È il docente, con la sua professionalità ma anche con creatività, che deve fare innamorare verso la conoscenza.

Come chiosa finale voglio solo aggiungere un’altra considerazione. Che senso ha demonizzare l’informatica dal momento che non è affatto estranea alla vita scolastica? Infatti già da alcuni anni molte aule, se non tutte, sono munite di LIM, le famose lavagne interattive multimediali, con collegamento internet e da qualche anno a questa parte il registro cartaceo è stato sostituito dalla sua versione elettronica. Allora perché tanta paura e tanta avversione, in alcuni casi, del cellulare in mano ai ragazzi? Il problema è quello della regolamentazione e del controllo del suo utilizzo per renderlo sempre più pro-attivo. È sicuramente un’attività impegnativa, ma non impossibile, che potrebbe dare molta soddisfazione.

Piccola sitografia

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