La relianza

La relianza

12 Marzo 2023 0 Di giuseppe perpiglia

Un dolce profumo si diffonde nella stanza creando un’atmosfera accogliente e rilassata. A nessuno, in un momento simile, viene in mente di indagare e riflettere sul perché del fenomeno, né tanto meno di tirare in ballo l’origine dell’universo. In effetti i due fenomeni, diffusione del profumo e origine dell’universo, condividono un comune fenomeno fisico che va sotto il nome di entropia. Il nome di tale grandezza deriva dall’unione dei lemmi greci “en” (dentro) e “tropé” (trasformazione) ed essa rappresenta la misura del disordine di un qualsiasi sistema, universo compreso. Maggiore è il disordine e maggiore sarà l’entropia. Spontaneamente un sistema tende verso lo stato di massima entropia, ne consegue che l’entropia è una grandezza che tende continuamente ad aumentare. In termini più semplici, l’entropia è la tendenza al massimo disordine.

Anche il comportamento istintivo dell’uomo risente degli effetti di questo fenomeno, per cui ogni uomo tende ad allontanarsi dagli altri nell’inconscia ricerca di occupare quanto più spazio possibile, inteso sia come spazio fisico, sia come spazio sociale.

Partendo da tali considerazioni, la ricerca pedagogica, per mezzo di un suo autorevole rappresentante quale certamente può essere definito Edgar Morin, ha tirato fuori un concetto sintetizzato in un nome evocativo. Il neologismo è relianza ottenuto dalla fusione del verbo relier (collegare, legare) con il sostantivo alliance (alleanza), entrambi di chiara origine francese. Il nuovo concetto indica i comportamenti e le attività finalizzati a contrastare i negativi effetti dell’entropia sui comportamenti umani.

Il punto di partenza del percorso che ha portato all’introduzione del concetto di relianza è da ricercare nel secondo principio della termodinamica: «Ogni sistema tende spontaneamente verso lo stato più probabile di massima entropia dove, in generale, l’energia disponibile è minima e il disordine è massimo».

Ogni sistema, libero di evolvere spontaneamente, tenderà, come detto, allo stato di massimo disordine, un po’ quello che capita sulle nostre scrivanie. Per dimostrare tale affermazione basti pensare al comportamento dei fluidi (liquidi e gas) o degli arìdi, cioè quelle sostanze solide incoerenti, misurabili secondo misure di capacità, in modo analogo ai liquidi (grano, sabbia, ecc.).

Edgar Morin applicò tale concetto anche alle comunità umane per cui, secondo il suo pensiero, gli uomini tenderebbero ad allontanarsi, magari solo in senso figurato, gli uni dagli altri. In un certo senso, possiamo trovare conferma nelle migrazioni che hanno portato alla colonizzazione di tutto il pianeta da parte della razza umana, anche se in questo caso una parte importante l’ha svolta la voglia di conoscere e di esplorare. L’allontanamento, però, non è solo fisico, ma anche morale e sociale.

Sempre dalla fisica, però, sappiamo che vi sono anche forze che si oppongono al fenomeno entropico e che tendono, invece, ad unire. Si pensi all’attrazione gravitazionale oppure alle forze di attrazione elettrica o magnetica che si stabiliscono tra poli opposti, o ancora alle forze che rendono conto dei legami chimici i quali sono in grado di tenere uniti gli atomi in molecole anche molto complesse, quali quelle che costituiscono la materia vivente.

Edgar Morin, riferendosi a queste forze ed al loro effetto, coniò il già citato termine relianza ed ecco cosa scrive Morin a proposito delle forze di relianza:

«Il mondo è comparso in una rottura, in una deflagrazione (il cosiddetto big bang), nel vuoto o nell’infinito. Lo spazio e il tempo, grandi separatori, apparvero con il mondo, il nostro mondo. A partire dall’agitazione termica primaria si verifica una dialogica indissociabile tra ciò che separa, disperde, annichilisce e ciò che lega, associa, integra.

Come dall’inizio, sotto l’effetto della deflagrazione originaria, l’universo tende a disperdersi, le forze di relianza conducono una lotta, a nostro avviso patetica, contro la dispersione, concentrando nuclei, atomi, stelle, galassie. Certo, le forze di relianza sono minoritarie in confronto a quelle che separano, annichiliscono, disperdono. Certo, le organizzazioni delle stelle fino alle organizzazioni degli organismi viventi sono, a termine, condannate alla dispersione e alla morte conformemente al secondo principio della termodinamica. Ma sono queste forze di relianza che, dopo i nuclei, gli atomi, gli astri, hanno creato sulla Terra le molecole, le macromolecole, la vita.

Su un minuscolo pianeta perduto, fatto di un aggregato di detriti di una stella scomparsa, la vita è apparsa come una inaudita vittoria delle virtù di relianza. Un vortice di macromolecole che le interconnette, generando la propria diversità, integrandola nella sua unità, avrebbe creato da sé una organizzazione di complessità superiore: una auto-eco-organizzazione, da cui sono emerse tutte le qualità e le proprietà della vita.

C’è certamente un “genio” dell’organizzazione e della creazione, nella generazione delle forme e degli esseri di un’estrema diversità e di un’estrema complessità. L’organizzazione fonda l’unità del molteplice e assicura la molteplicità nell’uno; produce le emergenze, qualità e proprietà ignote a livello dei suoi costituenti isolati; essa genera metamorfosi. Senza organizzazione l’universo sarebbe solo dispersione» (Dal sito: https://www.complexityinstitute.it/le-forze-di-relianza/ ).

Il concetto di relianza, in particolare nel mondo della didattica, deve essere inteso come relianza etica. Ed ecco cosa scrive Edgar Morin a tal proposito: «Ogni sguardo sull’etica deve percepire che l’atto morale è un atto individuale di relianza: relianza con un altro, relianza con una comunità, relianza con una società e, al limite, relianza con la specie umana.

Così c’è una fonte individuale dell’etica, che si trova nel principio di inclusione, che inscrive l’individuo in una comunità (Noi), che lo porta all’amicizia e all’amore, che conduce all’altruismo, e che ha valore di relianza. Nello stesso tempo c’è un’origine sociale che è nelle norme e nelle regole che inducono o impongono agli individui un comportamento solidale.

Ci sarebbe come un’armonia prestabilita che spinge gli individui a inscriversi in un’etica di solidarietà in seno a una comunità e che spinge la società a imporre agli individui un’etica di solidarietà».

Il concetto di relianza introdotto da Edgar Morin si riferisce proprio a quello spirito, a quella cultura ed a quei comportamenti che si oppongono al naturale, arcano e primigenio tentativo di allontanamento e di disordine. D’altro canto l’uomo tra gli altri esseri viventi si caratterizza per la sua intelligenza, per la capacità di acquisire e di produrre conoscenza e cultura. È, questa, una caratteristica che gli permette di controllare e di modificare la sua indole di animale per elevarlo a “persona”. È la sua cultura che gli permette di contrastare e vincere gli istinti o, eventualmente, di scegliere di lasciarsi guidare da essi. In tutto questo discorso, come già affermato, un ruolo di primo piano è quello svolto dall’etica. Il termine etica deriva dal latino ethica a sua volta mutuato dal greco ethiké che significa relativo al carattere. Per gli studiosi l’etica è quella parte della filosofia che studia la condotta morale dell’uomo ed i criteri del suo giudizio, essa indica, inoltre, l’insieme delle norme di condotta pubbliche e private.

Ma cosa c’entra l’etica con la relianza e cosa c’entra questa con la didattica, con le attività che si svolgono a scuola e con le proposte educative che in essa vengono veicolate? Ebbene, è proprio l’etica che ci fornisce il substrato valoriale per combattere l’aumento ancestrale dell’entropia che ci vorrebbe dividere ed allontanare gli uni dagli altri. È il concetto di relianza che ci fornisce, invece, gli strumenti necessari per mettere in pratica e rende vivi ed operativi i valori fornitici dall’etica. È il concetto di relianza che incarna e dà sostanza all’azione del collegare e del creare un’alleanza tra gli uomini.

Se siamo d’accordo sul valore della relianza, come facciamo a proporla ai nostri alunni? ipotizziamo un curricolo apposito con un monte ore settimanale? Non c’è bisogno di tutto ciò in quanto uno strumento idoneo esiste già ed è l’insegnamento di educazione civica. Questo insegnamento deve essere inteso come una finalità che pervada tutte le attività didattiche e tutte le, relazioni che si instaurano in un edificio scolastico perché attiene all’essere umano nella sua totalità ed interezza. L’ora di educazione civica può andare bene per illustrare la Costituzione o l’organizzazione dello Stato, ma per quanto attiene l’etica del comportamento umano c’è bisogno dell’esempio e di una proposta diffusa da parte di tutti. In tale proposta un posto importante è quello occupato dalla solidarietà e dal dono attivato dal volontariato, soggetto sociale non sempre adeguatamente considerato dalla scuola.

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