
Un bambino
Sto seguendo con molto distacco la discussione sull’uso del cellulare a scuola. Il ministro Valditara ne sta facendo una battaglia epocale, quasi si trattasse di una scelta vitale per il futuro dell’istruzione di Stato. Come al solito, non essendo capaci, o non avendone voglia, di esprimere concetti più profondi e di mettere in atto azioni più incisive e più pro-attive ci si aggrappa a piccolezze cercando di farle passare per innovazioni di chissà quale portata.
Il cellulare, come tutta la tecnologia nel suo insieme, è solo uno strumento ed il suo valore non è una caratteristica insita in esso ma dipende dall’uso che se ne fa. Internet e tutti i social non sono responsabili, ad esempio, del cyberbullismo, per quanto è proprio grazie ad esso che è possibile praticarlo. Responsabili ne sono coloro che ne fanno un uso scorretto e deviato.
Con le LIM che popolano le nostre scuole e che hanno colonizzato tutte le classi si può girovagare per il mondo venendo a conoscenza quasi diretta di culture che nemmeno pensavamo esistessero, si può avere accesso a tutto il sapere dell’umanità, ma si può anche perdere un’ora di lezione guardando un film a cartoni animati perché il docente di turno non ha voglia di lavorare.
Sono stati messi a punto numerosi ed interessanti software o App (vedi la sezione Articoli correlati) che prevedono l’uso del cellulare da parte dei ragazzi come parte integrante della lezione. Sono app che aiutano a rendere molto più interessante e stimolante la lezione, mantenendo alto il livello di attenzione e di partecipazione. Nella stessa sezione sono proposti anche software che aiutano il docente nelle attività richieste dalla sua professione.
Se poi il cellulare serve per chattare o con la famiglia mentre si fa lezione, non si può colpevolizzare lo strumento, ma si dovrebbe mettere di fronte alle sue responsabilità l’utilizzatore poco accorto e poco attento. Genitori compresi.
Il grande vantaggio e la grande limitazione di internet è che dà voce a tutti, sta poi a chi posta i messaggi occuparsi e garantire la qualità degli stessi.
Il prologo ha preso spunto da quanto capitatomi qualche giorno fa. Navigando su Facebook mi sono imbattuto in un brano di Giorgio Gaber dal titolo “Un bambino”. Preferisco riportarlo integralmente perché mi sembra un ottimo ed efficace manifesto per ogni docente. Un brano che ci invita a riflettere sul nostro modo di essere adulti e su come guardiamo ad un generico bambino.
Abbiamo spesso, da adulti, la presunzione di guardare al bambino come ad un essere acefalo, senza anima e senza personalità, un soggetto che possiamo plasmare a nostro piacimento, per quanto la realtà sia sempre pronta a dimostrarci che così non è.
Quante volte figli, nipoti o alunni ci hanno meravigliato con azioni, con comportamenti o con frasi che ci hanno sorpreso? Non sono loro che, di punto in bianco, hanno avuto un’alzata di ingegno, semplicemente siamo stati noi adulti a non esserci mai accorti delle loro potenzialità e, di conseguenza, non li abbiamo mai aiutati a coltivarle.
Sarebbe opportuno, per creare una società migliore, scendere al livello del bambino per poterlo capire e per rispondere, quando richiesto, alla sua spesso tacita richiesta di aiuto per aiutarlo nel suo percorso di crescita.
Un bambino risponde grazie perché ha sentito che è il tuo modo di replicare a una gentilezza, non perché gli insegni a dirlo.
Un bambino si muove sicuro nello spazio quando è consapevole che tu non lo trattieni, ma che sei lì nel caso in cui lui abbia bisogno di te.
Un bambino quando si fa male piange molto di più se percepisce la tua paura.
Un bambino è un essere pensante, pieno di dignità, di orgoglio, di desiderio di autonomia. Non sostituirti a lui. Ricorda che la sua implicita richiesta è: aiutami a fare da solo.
Quando un bambino cade correndo e tu gli avevi appena detto di muoversi piano su quel terreno scivoloso, ha comunque bisogno di essere abbracciato e rassicurato; punirlo è un gesto crudele. Purtroppo sono molte le madri che infieriscono in quei momenti. Avrai modo, più tardi, di spiegargli l’importanza del darti ascolto, soprattutto in situazioni che possono diventare pericolose. Lui capirà.
Un bambino non apre un libro perché riceve un’imposizione (quello è il modo più efficace per fargli detestare la letteratura), ma perché è spinto dalla curiosità di capire cosa ci sia di tanto meraviglioso nell’oggetto che voi tenete sempre in mano con quell’aria soddisfatta.
Un bambino crede nelle fate se ci credi anche tu.
Un bambino ha fiducia nell’amore quando cresce in un esempio di amore, anche se la coppia con cui vive non è quella dei suoi genitori. L’ipocrisia dello stare insieme per i figli alleva esseri umani terrorizzati dai sentimenti.
Non sono nervosa, sei tu che mi rendi così, è una frase da non dire…
Un bambino sempre attivo è nella maggior parte dei casi un bambino pieno di energia che deve trovare uno sfogo, non è un paziente da curare con dei farmaci. Provate a portarlo il più possibile nella natura.
Un bambino troppo pulito non è un bambino felice. La terra, il fango, la sabbia, le pozzanghere, gli animali, la neve sono tutti elementi con cui lui vuole e deve entrare in contatto.
Un bambino che si veste da solo abbinando il rosso, l’azzurro e il giallo non è mal vestito, ma è un bambino che sceglie secondo i propri gusti.
Un bambino pone sempre tante domande. Ricorda che le tue parole sono davvero importanti. Meglio un questo non lo so se davvero non sai rispondere; quando ti arrampichi lui lo capisce e ti trova anche un po’ ridicola.
Inutile indossare un sorriso sul volto per celare la malinconia, il bambino percepisce il dolore. Lo legge attraverso la sua lente sensibile, nella luce velata dei tuoi occhi. Quando gli arrivano segnali contrastanti, resta confuso, spaventato. Spiegagli perché sei triste. Lui è dalla tua parte.
Un bambino merita sempre la verità, anche quando è difficile. Vale la pena trovare il modo giusto per raccontare con delicatezza quello che accade utilizzando un linguaggio che lui possa comprendere.
Quando la vita è complicata il bambino lo percepisce, e ha un gran bisogno di sentirsi dire che non è colpa sua.
Il bambino adora la confidenza, ma vuole una madre, non un’amica.
Un bambino è il più potente miracolo che possiamo ricevere in dono.
Onoriamolo con cura.
Giorgio Gaber
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