L’educazione alla salute

L’educazione alla salute

1 Gennaio 2023 0 Di giuseppe perpiglia

Nei primi anni ’90 del secolo scorso, la scuola italiana, dopo aver posto attenzione sulla salvaguardia dell’ambiente, rivolse le sue affettuose premure verso l’educazione alla salute. I corsi di aggiornamento in materia non si contarono, erano, come suol dirsi, all’ordine del giorno. I vari provveditorati convocavano i referenti almeno una volta ogni due-tre mesi.

In seguito, l’onorevole Letizia Moratti, al tempo era ministro della Pubblica Istruzione, accorpò l’educazione all’ambiente e l’educazione alla salute con altre quattro educazioni in quella che fu denominata Educazione alla convivenza civile.

In questo articolo vogli spendere due parole sull’educazione alla salute, dalla sua genesi al suo quasi oblio attuale. Oblio che reputo una perdita grave per la scuola e soprattutto per gli alunni. e si che le aree tematiche da sviluppare in questo ambito andrebbero ad intercettare e ad arricchire altre proposte culturali quali, ad esempio, l’educazione ambientale e, ancor di più, l’educazione civica. Tra le aree tematiche da trattare e da sviluppare parlando di educazione alla salute possiamo annoverare:

  • La salute personale, la corretta cura del corpo e la biologia umana;
  • La corretta alimentazione e le diete particolari;
  • Le relazioni interpersonali;
  • Le correlazioni tra salute e collettività, particolarmente importante in questo perdurante periodo di pandemia;
  • L’influenza dell’ambiente sulla salute umana e sul futuro del nostro pianeta;
  • La sicurezza ed i primi soccorsi.

Come si vede gli argomenti e le tematiche che possono essere trattati sono tanti e diversi, adatti o adattabili a tutti i livelli di scolarizzazione.

Il concetto di salute è andato modificandosi nel corso del tempo. Infatti, nelle società primitive la salute era intesa come capacità e speranza di sopravvivere. In seguito, nelle società tardo-agricole e nelle prime società industriali, la salute fu intesa come assenza di malattie e di deformazioni. Nelle società avanzate intendiamo la salute come uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale. Si tratta, come facilmente intuibile, di una meta idealmente perseguibile ma molto difficile da raggiungere.

Nel corso del XX secolo abbiamo assistito ad un decremento deciso delle malattie epidemiche ed infettive, Covid-19 a parte, per le migliori condizioni igieniche generali ed un incremento, anche questo abbastanza deciso, purtroppo, delle patologie legate ai comportamenti. Queste ultime possono essere dovute a comportamenti legati alla volontà individuale o indipendenti dalla diretta volontà del singolo individuo. Nel primo caso si pensi a quelle patologie legate a sostanze di abuso, comprendendo fumo ed alcol; nel secondo caso basti pensare all’inquinamento, agli additivi alimentari e similari.

Nella scuola l’educazione alla salute ha subito, anche in questo caso, una ben precisa evoluzione. Negli anni dal 1970 al 1975 è stata proposta un’istruzione alla salute con un approccio informativo e didattico. In seguito, negli anni dal 1976 al 1980, l’accento è stato posto sulle cure e su una serie di consigli volti alla prevenzione cercando di favorire un corretto orientamento verso atteggiamenti e comportamenti finalizzati alla prevenzione.

Nell’ultimo periodo, cioè negli anni ’90, si è affermata la tendenza a considerare l’educazione alla salute come un processo fondamentalmente educativo. Si pose, infatti, l’accento sulla necessità di suscitare atteggiamenti e comportamenti sani, basati su solide conoscenze.

L’educazione alla salute finì di essere basata solo sull’insegnamento formale  per trasformarsi un’opportunità formativa finalizzata all’acquisizione di nuove e corrette conoscenze ma anche sulla riflessione sulle conoscenze appena acquisite, sulla capacità di effettuare scelte autonome e sulla coerente modificazione dei propri comportamenti.  Si cominciavano ad affermare le competenze.

In tale ottica, si iniziava ad affermare l’esigenza, accanto ad un programma esplicito, di un programma latente, cioè tale da farlo percepire ma non direttamente insegnato. Se le giornate trascorse a scuola, allora come oggi,  non erano o non sono sane dal punto di vista del benessere psico-fisico- sociale, affettivo, morale e spirituale potrebbero insorgere nei ragazzi, ma anche negli stessi docenti, problemi a lungo termine, problemi che potrebbero attentare alla salute del singolo e del gruppo (demotivazione, evasione scolastica, abbandoni, …). Una simile evenienza sarebbe in netto contrasto con il dettato dell’art. 3 della Costituzione che chiama tutti, in primo luogo le agenzie educativa per antonomasia -famiglia e scuola- a perseguire il pieno sviluppo della persona umana.

Il DM 09/02/1979 introdusse i nuovi programmi per la scuola media affermando che «la scuola media concorre a promuovere la formazione dell’Uomo e del cittadino secondo i principi della Costituzione e favorisce l’orientamento dei giovani ai fini della scelta dell’attività futura». Queste finalità sono tuttora valide, anche se la scuola media ha lasciato il posto alla scuola secondaria di primo grado.

Ma quale era e quale è, ancora oggi, il fine dell’educazione alla salute? Essa deve favorire la conoscenza e la coscienza di sé e degli altri. Deve essere finalizzata ad una convivenza sociale gratificante e costruttiva che porti alla piena realizzazione dell’individuo, sia come singolo sia come appartenente ad un contesto sociale.

Dal punto di vista politico e sociale, la medicina pubblica ha fatto un salto di qualità con l’introduzione della legge 833/1978 che ha istituito il sistema sanitario nazionale (SSN) e le unità sanitarie locali (USL) diventate, nel tempo, aziende sanitarie locali (ASL) ed oggi aziende sanitarie provinciali (ASP). Altro passo importante al punto di vista sociale è stata l’introduzione dei L.E.A., cioè i livelli essenziali di assistenza, che rappresentano i servizi minimi che il SSN deve fornire e garantire a tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale.

Per continuare in modo proficuo penso sia opportuno mettere in chiaro gli scopi che si prefigge l’educazione alla salute e per questo penso sia strumentale citare il professore Alessandro Serpilli ed il CLES Lombardia. Secondo il primo, l’educazione alla salute deve «modificare consapevolmente e durevolmente il comportamento nei confronti dei problemi della salute», mentre per il secondo l’educazione alla salute dovrebbe «condurre l’individuo ad una progressiva presa di coscienza sull’importanza della salute propria e di quella altrui per abituarlo a comportarsi di conseguenza». Viene superato definitivamente il concetto di informazione e di educazione sanitaria per entrare in un contesto di tipo marcatamente formativo, perché finalizzato a modificare i comportamenti come conseguenza di una maggiore e più completa consapevolezza del significato di salute e dei comportamenti che la favoriscono e la salvaguardano.

La definizione stessa di salute riconosce definizioni diverse:

  • Stato di completo benessere fisico, mentale e sociale (Organizzazione Mondiale della Sanità);
  • Condizione di armonico sviluppo funzionale, fisico e psichico, nell’individuo dinamicamente integrato nel suo ambiente naturale sociale (professore Alessandro Serpilli – Università di Perugia);
  • Lo stato psico-fisico individuale e la situazione ambientale e di convivenza che consente una compiuta realizzazione della persona umana in sé stessa e nei rapporti con gli altri (CLES Lombardia);
  • Fondamentale diritto dell’uomo ed interesse per la collettività (Costituzione Italiana, art. 32).

Da quanto appena affermato, è facile arguire che l’educazione alla salute non può essere racchiusa nelle angustie di un sapere settorializzato, un problema educativo da risolvere l’eventuale introduzione di una ulteriore disciplina rigidamente strutturata, al contrario deve coinvolgere e permeare di sé ogni intervento formativo ed ogni altra disciplina, diventando, di fatto, un fenomeno di educazione generale, interdisciplinare e permanente.

L’obiettivo principale deve essere quello di aiutare gli alunni ad acquisire capacità e strumenti di ricerca e di analisi critica, di interpretazione delle situazioni contingenti che sono o possono diventare situazioni di rischio e trovare insieme le soluzioni, sviluppando l’attitudine alla partecipazione ed al confronto.

Come si vede siamo caduti a piè pari nel campo dell’educazione civica.

In sintesi, gli interventi di educazione alla salute dovrebbero mirare a:

  • far conoscere meglio i fattori che influenzano la salute:
  • chiarire le relazioni esistenti tra salute e ambiente fisico e psico-sociale;
  • suscitare una presa di coscienza individuale, familiare e collettiva in materia di salute;
  • incoraggiare atteggiamenti responsabili e modi di vita favorevoli alla salute ed al suo mantenimento.

Abbiamo già affermato che l’educazione alla salute non può essere ristretta ad una disciplina ma deve essere un insegnamento “diffuso” che può e deve essere impartito per mezzo di due elementi strettamente interconnesse:

  1. elemento formale o insegnato
    1. conoscere i fattori favorevoli e quelli dannosi per la salute;
    2. promuovere capacità critiche nella gestione delle informazioni sulla salute;
  2. elemento informale o latente
    1. creare un’atmosfera adeguata;
    2. proporre e promuovere corrette relazioni interpersonali;
    3. adottare metodologie atte a favorire il benessere del singolo e del gruppo e valorizzare le potenzialità di ogni ragazzo.

Per concludere, nelle aule ben poche sono le cose nuove, le invenzioni, nella maggior parte dei casi si tratta di una maggiore e più profonda strutturazione dell’esistente e di una sua diversa modalità di proposta. Non vi sono se non poche regole da seguire pedissequamente mentre la parte preponderante è lasciata alla sensibilità del docente ed alla sua capacità di leggere e di interpretare correttamente il contesto.

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