La dissonanza cognitiva

La dissonanza cognitiva

18 Dicembre 2022 0 Di giuseppe perpiglia

L’uomo cerca quello che non ha e si sforza a raggiungere quanto gli sembra appetibile, per una ragione o per un’altra. E non mi riferisco necessariamente a qualche cosa di materiale. In genere, una volta ottenuto l’oggetto del suo desiderio, esso perde tutta la sua attrattiva in un tempo più o meno breve e l’attenzione si volge verso qualcos’altro. L’interesse può protrarsi anche a lungo solo nel caso in cui si riesce a vivificarlo in modo sempre diverso.

L’uomo riesce a dare un senso alla propria vita solo quando si trova in una situazione di “disequilibrio” tra quello che ha e quello che titilla il suo interesse e che lo fa vivere in una vaga sensazione di incompiutezza.

Questo principio è valido anche nel processo di insegnamento-apprendimento. Il docente deve essere bravo a rendere interessante quello che propone perché non sempre può proporre quello che interessa il ragazzo. Deve essere bravo a creare nel ragazzo un senso di disorientamento e di attesa togliendo quelle certezze cognitive su cui ogni individuo tende a poggiare e che tende, come meccanismo di difesa e di risparmio di energia mentale, a dare per scontate. È da questa vera o presunta incoerenza che può nascere quella tensione finalizzata a eliminare l’incoerenza rilevata.

Questo concetto, ovviamente con taglio scientificamente più strutturato, sta alla base della “dissonanza cognitiva” teoria della psicologia sociale, introdotta da Leon Festinger nel 1957.

Dal sito www.stateofimend: «La psicologia sociale è lo studio scientifico degli effetti dei processi sociali e cognitivi sul modo in cui gli individui percepiscono gli altri, li influenzano e si pongono in relazione con loro; l’interesse centrale della psicologia sociale è il modo in cui gli individui comprendono gli altri e interagiscono con loro. La psicologia sociale studia i comportamenti dei singoli individui, un obiettivo che la distingue dunque dalle altre scienze sociali come la sociologia o le scienze politiche. I processi sociali sono i modi in cui i nostri pensieri, i nostri sentimenti e le nostre azioni sono influenzati dalle persone che ci circondano, dai gruppi a cui apparteniamo, dai rapporti personali, dagli insegnamenti trasmessi dai genitori e dalla cultura e dalle pressioni che subiamo da parte degli altri». In base a tale definizione, come potrebbe la scuola non rifarsi ai principi della psicologia sociale dal momento che tutta la sua attività è basata sulla socializzazione? Ed è sempre per tale motivo che bisogna avere contezza di cosa sia e di come agisca la psicologia sociale.

La teoria della dissonanza cognitiva è stata introdotta per descrivere quella complessa situazione in cui le credenze, le nozioni, le opinioni ed i comportamenti di un soggetto relativamente ad un argomento vengono a trovarsi in contrasto tra loro. il contrasto può verificarsi nel contesto attuale, oppure può riguardare comportamenti pregressi, ma anche con l’ambiente con cui l’individuo si trova a interagire.

Un individuo si trova in una situazione di consonanza cognitiva, e di conseguenza in una situazione emotiva soddisfacente, quando le sue idee sono coerenti con i suoi comportamenti, in caso contrario si verrà a trovare in difficoltà e tenterà di venirne fuori in qualunque modo. È proprio l’incoerenza tra idee e comportamenti che delinea lo stato noto come dissonanza cognitiva. La prima e più appariscente conseguenza dovuta ad una tale situazione è un disagio psicologico, che può a sua volta causare un calo dell’autostima. In una simile evenienza l’individuo si attiverà per eliminare o almeno ridurre l’incoerenza che è causa del suo disagio.

Nel tentativo di spiegarmi meglio, propongo come esempio una situazione che sicuramente sarà capitata, almeno una volta, a tutti noi. Ben sappiamo che gli introiti vanno dichiarati al fisco e, nel caso degli esercizi pubblici, questa sicurezza l’abbiamo quando ci rilasciano lo scontrino fiscale. Bene, supponiamo di effettuare un qualsivoglia acquisto ed il commerciante ci propone uno sconto se rinunciamo allo scontrino fiscale o alla fattura. Ci troviamo di fronte ad un dilemma, e cioè se pagare di più per rimanere nella legge o accettare lo sconto rinunciando ad essere onesti fino in fondo. In questo caso possiamo, quindi, pagare di più modificando il comportamento oppure pagare di meno modificando l’atteggiamento nei confronti della legge.

La favola di Esopo La volpe e l’uva è un esempio di dissonanza cognitiva. La volpe vorrebbe raggiungere l’uva per potersene cibare ma non riesce a raggiungerla. Si trova di fronte ad una dissonanza cognitiva del vorrei ma non riesco. Per uscire da tale disagio si autoconvince che l’uva sia acerba, per cui meno appetibile.

In generale la dissonanza cognitiva può essere ridotta con tre tecniche diverse:

  • producendo un cambiamento nell’ambiente;
  • modificando il proprio comportamento;
  • modificando il proprio mondo cognitivo (ovvero il sistema delle proprie rappresentazioni cognitive e delle loro relazioni funzionali interne).

Nel caso del sistema scolastico, la tecnica più utilizzata e maggiormente strumentale allo scopo che ci si prefigge è senza dubbio la terza. Il ragazzo entra in classe con delle convinzioni apprese nell’ambiente socio-culturale di provenienza. Non tutte le sue conoscenze e le sue informazioni saranno verosimilmente corrette per cui si verrà a creare un disallineamento tra le cognizioni pregresse e quelle proposte in classe. Il docente deve far leva su tali incoerenze con proposte culturali, per così dire, asettiche, cioè estremamente razionali ed adeguate al livello culturale del ragazzo. In tal modo, con esempi e dimostrazioni che partano da dati di fatto incontrovertibili e comunemente accettati, il ragazzo deve essere messo in condizioni di superare il conflitto tra le convinzioni pregresse e le informazioni proposte.

In tal modo si attiverà un processo di acquisizione di conoscenze e competenze profonda ed attiva perché raggiunto con un atteggiamento euristico, di ricerca attiva e perché una tale acquisizione è legata alla gratificazione indotta dall’aver superato una situazione di disagio.

Ogni qual volta il docente si appresta a proporre un nuovo percorso culturale dovrebbe riservare la prima parte a tutte quelle attività atte a far emergere pseudo-conoscenze o vere e proprie conoscenze errate e fuorvianti sull’argomento in questione. Il secondo passo dovrebbe essere quello di stimolare la classe a discutere ed a riflettere su quanto emerso e, per mezzo di dimostrazioni rigorosamente logiche e razionali, portare i ragazzi ad acquisire le corrette informazioni in materia.

La discussione deve essere sempre e solo focalizzata sulle idee e sulle conoscenze, corrette o errate che siano, e non deve mai coinvolgere le persone altrimenti si otterrebbe un effetto opposto a quello voluto. Infatti, i ragazzi, sentendosi giudicati come persone, tenderanno a non partecipare più in modo attivo e la lezione scadrebbe nei binari classici quanto pedagogicamente superati della trita e ritrita lezione frontale, con tutte le conseguenze del caso.

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