La solidarietà

La solidarietà

3 Luglio 2022 0 Di giuseppe perpiglia

La nuova sfida didattica ed educativa che attende la scuola dei giorni nostri è un insegnamento di educazione civica che sia efficace e pregnante, basato su valori autentici tali da dare senso all’azione del docente ed all’impegno del discente. Valori la cui acquisizione sia gratificante e motivante. Un insegnamento che esca dagli stereotipi di un buonismo di facciata, ma senza sostanza. Un insegnamento che proponga esempi reali e vissuti di cittadinanza attiva applicata nella quotidianità, senza strombazzamenti e senza autocompiacimenti.

Deve essere un insegnamento che sappia proporre contenuti e soprattutto comportamenti basati sull’attenzione agli altri e sullo spirito critico per discernere da situazione a situazione, basato sulla cura e sulla vicinanza all’altro come scelta di vita. Un caposaldo di un insegnamento in tale modo inteso non può se non basarsi sulla solidarietà vera e profondamente connaturata all’agire di ognuno.

Di solidarietà ne abbiamo già parlato in questo blog (Una situazione conflittuale), essa è un valore che, per certi versi, può essere messo in contrapposizione con un altro importante valore, in special modo nella nostra società moderna così incline alle sofisticazioni: la salute. La salute è un bene primario, un diritto sancito anche dalla Costituzione (art. 32), che riguarda la persona come singolo individuo, è un qualche cosa che è rivolto verso sé stessi. La solidarietà, invece, riguarda la persona come cittadino, come membro di una comunità. Essa è rivolta verso gli altri. La paventata contrapposizione, però, è solo apparente. Si pensi alla donazione di sangue. Se mi reco in ospedale o presso un’unità di raccolta associativa lo faccio sicuramente per un altro che non conosco e che mai conoscerò. Ma ciò non vuol certo dire che io sia esente dalla probabilità che un domani mi trovi a vivere la situazione di “altro” ed avere io stesso bisogno di sangue. Vivere in una società solidale mi permette di trovare il sangue di cui potrei avere bisogno. Lo stesso vale per i comportamenti finalizzati alla salvaguardia dell’ambiente ed alla cultura della sostenibilità. Se inquino di meno i vantaggi, oltre che per gli altri, saranno anche per me, e viceversa.

Una caratteristica della solidarietà, legata direttamente alla radice del termine, è la capacità di creare coesione sociale, di promuovere relazioni umane efficaci e durature che influiscono positivamente sulla vita di ognuno. La solidarietà, infatti, porta all’instaurarsi di una interdipendenza positiva tra i componenti di un gruppo di persone, piccolo o grande che sia, trasformando, quindi, un insieme di individualità in un qualche cosa di diverso, in un corpus unico in cui tutti si prendono cura di tutti. Quello che comunemente chiamiamo una comunità. È un nodo che mette in pratica il motto di don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana: I care.

L’effetto di tale valore ricorda, per ricorrere ad esempi presi dal mondo vegetale, le infiorescenze o le infruttescenze. Una margherita, un girasole, una fragola hanno una loro funzione ed un loro significato in quanto tali, funzione e significato che vanno ben oltre la funzione ed il significato delle singole parti costituenti prese nella loro individualità. Non è un caso se, in alcune culture, il simbolo della vita è rappresentato dal frutto del melograno: un tutt’uno costituito da tante individualità strettamente unite.

Anche la solidarietà, al pari della salute, è un bene richiesto ed espressamente promosso dalla nostra Costituzione (art. 2, art. 119). La Costituzione, in special modo quando si parla di solidarietà, deve essere il faro da cui lasciarci guidare in qualsivoglia attività, il faro che illumina i nostri passi verso qualsivoglia obiettivo. Parlare di educazione civica e non rifarsi alla Costituzione è un ossimoro, una contraddizione in termini. Seguire i dettami della Costituzione è la più efficace scuola di cittadinanza attiva e di solidarietà.

Anche la sociologia, come normale e giusto che sia, si è occupata di solidarietà e ne ha individuato tre forme:

Solidarietà breve                  è quella espressa nei piccoli gruppi, comprese la classe e la famiglia. Quante ci è capitato di ascoltare nei numerosi programmi trasmessi dai mass media di famiglie o anche di singoli individui che “tirano avanti” grazie alla pensione del nonno? Oppure, i tanti genitori che, per l’ormai cronica carenza di lavoro, sono costretti a mantenere i figli per quanto adulti? Tale tipo di solidarietà è caratterizzata dal rischio di cadere nel particolarismo, nel settarismo e nella chiusura. È un problema serio che sta investendo un’apprezzabile parte della società

Solidarietà medie                       in questa categoria rientrano quegli atteggiamenti solidali che si manifestano sotto forma di mutualismo o di cooperazione. In questo secondo caso ricadono anche le cooperative sociali. Accanto al grande vantaggio della cooperazione sociale sull’infrastrutturazione socio-economica (si pensi all’Emilia-Romagna), anche nel caso della solidarietà media, non mancano le possibili derive critiche perché essa può scadere nella conflittualità tra gruppi. Un esempio banale è quello dei partiti e, ancor di più, delle fazioni politiche.

Solidarietà lunghe               sono quelle che si esprimono, semplicemente, nei confronti di chi si trova nel bisogno. La sua maggiore e più matura espressione la ritroviamo nel volontariato organizzato. L’importanza sociale di tale forma di solidarietà è primaria ed incontrovertibile. Infatti, oltre a dare risposte concrete a bisogni a volte stringenti, crea comunità ed abbassa i toni, non di rado esagitati, di molti scontri che vengono ad ingenerarsi nelle nostre comunità. Rappresentano, inoltre, un aiuto insostituibile in tutti quei casi in cui lo Stato non potrebbe dare risposte adeguate alle necessità contingenti.

Bene, ma cosa c’entra la scuola a questo punto?

La domanda, legittima, stimola una risposta semplice e chiara. «Compito dell’educazione è quello di far conoscere ed apprezzare questa ricchezza sia utilizzandola in termini di cooperazione entro la scuola (si pensi alle ONG ed a tutti i gruppi di volontariato, che conoscono dall’interno e da un punto di vista particolare la realtà di cui si occupano), sia cercando di “allungare” le solidarietà spontaneamente vissute dai ragazzi a livello familiare e amicale, ponendo prospettive di lungo respiro». (Il periodo riportato è del professore Luciano Corradini ed è tratto dal volume Orientare alla cittadinanza ed alla solidarietà prodotto dal gruppo Avis scuola nazionale e stampato da AVIS Nazionale). La domanda diventa, allora, come allungare la solidarietà vissuta dal bambino e dal ragazzo? La solidarietà tra genitori e figli, tra fratelli e fra amici è una solidarietà reciproca, basata su una relazione simbiotica, una solidarietà che sappiamo essere bidirezionale. L’intervento pedagogico deve, allora, puntare sull’acquisizione che la vera solidarietà, come forma di maturazione personale, anche quella in ambito familiare e amicale, è tale solo quando vede nel figlio, nel genitore o nell’amico un’altra persona con un proprio mondo interiore, con propri interessi ed anche, perché no?, con propri limiti. Quando, cioè, vediamo l’altro per quello che è e non per quello che vogliamo che sia. La condizione di vedere l’altro per quello che è il perno su cui far ruotare l’intervento pedagogico. L’altro, per quanto diverso da me, anzi proprio per questo, non mi deve essere estraneo o, peggio ancora, nemico, perché il mio bene e la mia felicità, in fondo, passano attraverso il suo bene e la sua felicità. Nell’altro dobbiamo essere capaci di vedere il superamento dei nostri rispettivi limiti in un rapporto dialogico finalizzato al bene di entrambi.

Esiste un filo che unisce tutti gli uomini tra di loro e con la natura ed il destino dell’individuo è legato a quello di tutti gli altri individui che costituiscono la comunità, piccola o allargata che sia. A volte siamo tentati di cadere nell’errore che i fatti che avvengono lontano da noi non ci appartengano, non ci interpellino, ma, in fondo, sappiamo che non è così. A volte ce ne rendiamo coto in maniera traumatica, come sta succedendo con le conseguenze legate alla guerra in Ucraina.

Il professore Corradini nell’articolo citato proponeva, tra l’altro, una semplice geografia del volontariato, cioè un mini percorso per far conoscere, seppure in modo sintetico, il complesso mondo del volontariato della propria zona e del proprio territorio. È un modo semplice ed a costo zero per mettere i ragazzi di fronte alla realtà e rappresenta una ghiotta occasione per far loro acquisire la consapevolezza delle necessità di praticare la cittadinanza attiva. Da questo punto potrebbe partire un progetto di service learning per mettere in pratica le buone intenzioni.

 

Articoli correlati:

  1. Educazione civica: perché?
  2. Competenze di cittadinanza
  3. La comunità educante
  4. Riscopriamo l’altruismo
  5. Educazione alla cittadinanza globale
  6. Pari ed impari
  7. Adulti credibili cercasi
  8. Differenze e disuguaglianze
  9. Service learning ed educazione civica
  10. Cittadinanza attiva

Foto: https://www.trend-competenze.it/sistema-welfare/https://www.milanofree.it/milano/cronaca/economia-di-comunione-di-cosa-si-tratta.htmlhttps://finanzaresponsabile.it/tag/economia-di-comunione/https://haarlem.remonstranten.nl/agenda/thema-dienst-vluchtelingen/attachment/handen/