La certificazione delle competenze

La certificazione delle competenze

22 Maggio 2022 0 Di giuseppe perpiglia

Quella attuale è la scuola delle competenze. È un’affermazione che dietro la sua apparente banalità nasconde questioni molto complesse.

La scuola precedente, quella delle conoscenze, dei contenuti e del programma, era molto più semplice e lineare: si sapeva, anni prima, cosa si sarebbe insegnato, come e cosa si sarebbe dovuto verificare, cosa si sarebbe dovuto pretendere dai ragazzi.

La scuola delle competenze, invece, non è affatto lineare, né semplice. Si sa cosa si vuole ottenere da sé stessi, dall’istituzione e dagli alunni, ma non si ha più la tranquillità che derivava dall’avere la strada tracciata dal ministero con i famosi programmi. È la conseguenza dell’autonomia. Oggi il docente ha solo la certezza della meta da raggiungere che, nel caso del primo ciclo di istruzione, è rappresentata dal profilo dello studente al termine del primo ciclo di istruzione, da raggiungere tramite i traguardi per lo sviluppo delle competenze. Tutto il percorso che inizia dalla situazione di partenza di ogni singolo alunno è da approntare giorno per giorno, nel senso che la programmazione iniziale deve essere valutata giornalmente per adeguarla, eventualmente, alle mutate condizioni ambientali e personali degli alunni, tenendo conto delle dinamiche che vengono a realizzarsi all’interno del gruppo classe.

Senza dubbio, prima la vita scolastica era più semplice e si svolgeva nella tranquillizzante, ma noiosa e monotona, routine delle tre fasi canoniche: spiegazione, studio e verifica.

Oggi tutto risulta essere molto più articolato, molto più flessibile. Il lavoro va ‘confezionato’ su misura (taylored) per ogni singolo alunno. Il programma fisso ed intoccabile è un ricordo del passato per quanto, datasi la propedeuticità di alcuni contenuti che, a loro volta, sono legati a ben precisi anni di corso, bisogna rispettare alcune gerarchie temporali.

I problemi maggiori, però, rimangono quelli che si incontrano quando si vanno a tirare le somme, quando, cioè, si vuole conoscere il risultato del percorso didattico. Il termine verifica ha lasciato il posto al termine valutazione, dai contorni più sfumati e dall’esecuzione che, per essere efficace e dare risposte attendibili, richiede molta più attenzione. Mentre la verifica è un’attività puntuale, nel senso che può essere esperita in un punto preciso e circoscritto dell’orizzonte temporale, la valutazione è un’attività che deve necessariamente essere spalmata in un tempo più o meno lungo. La valutazione richiede, oltre al maggior tempo, l’espletamento di attività diverse che possono creare ed indurre senso di disorientamento nei docenti, oltre all’eventualità di creare divergenze nella sua applicazione. Per minimizzare questo effetto avverso bisogna che i docenti, a monte, stabiliscano e condividano criteri comuni per una valutazione che sia quanto più possibile oggettiva e rispondente alle sue precipue finalità.

In questa sede non mi dilungherò, anche perché lo ritengo abbastanza inutile e ripetitivo, nel parlare delle caratteristiche della valutazione iniziale o diagnostica, intermedia o formativa e finale o sommativa. Volgeremo la nostra attenzione su un’incombenza burocratica che solo burocratica non può e non deve essere considerata: la certificazione delle competenze.

Nel 1969 ho superato l’esame di maturità e con il mio bel 94/100 ho affrontato qualche colloquio di lavoro anche se poi ho optato per l’iscrizione all’università. Il mio 94/100 avrebbe dovuto indicare una preparazione di tutto rispetto, ma chi vedeva quel numero ben poco poteva ipotizzare circa la tipologia e lo spessore della mia vera o presunta preparazione. Era una preparazione in grado di farmi essere subito produttivo sul posto di lavoro? Si trattava soltanto di una preparazione mnemonica che sarebbe svanita come neve al sole dopo qualche mese? Era una preparazione esclusivamente teorica? Ed ancora, mi sarei integrato subito ed efficacemente nell’ambiente di lavoro? La mia preparazione comprendeva anche la capacità di dare il mio personale contributo al gruppo? Sarei stato abbastanza cooperativo e collaborativo?

Nella scuola delle competenze è possibile tentare di dare delle risposte a queste domande e perplessità. La società attuale è anche caratterizzata da una commistione di grado elevato e da una mobilità parimenti elevata, praticamente senza confini geografici. Per dialogare in modo efficace, però, c’è e rimane la necessità di parlare lo stesso linguaggio.

Il DM 3 ottobre 2017, n. 742 introduce la certificazione delle competenze proprio per superare le barriere legate a linguaggi non congruenti. Si tratta di un modello ministeriale, uguale in tutto il territorio nazionale, da stilare all’uscita della classe quinta della scuola primaria e dopo l’esame conclusivo del primo ciclo di istruzione, solo per quegli alunni che vengono dichiarati idonei. L’atto normativo si compone di soltanto sei articoli. All’art. 1 vengono elencate le finalità del documento. La certificazione dovrebbe descrivere lo sviluppo delle competenze chiave[1] e delle competenze di cittadinanza. Il certificato delle competenze dovrebbe avere anche la finalità di orientamento per le studentesse e per gli studenti nel momento della scelta della scuola secondaria di secondo grado. Come si vede, non si tratta di una mera pagella che fotografa una situazione acquisita, il punto terminale di un percorso, ma viene inteso come un documento che certifica, appunto, un risultato raggiunto, ma con un’ottica rivolta al futuro.

L’art. 2 afferma che il certificato delle competenze va rilasciato al superamento della classe quinta della scuola primaria o dell’esame di Stato al termine del primo ciclo di istruzione. È espressamente affermato che va redatto dai docenti di classe, nel caso della scuola primaria, o dal Consiglio di Classe nel caso della scuola secondaria di primo grado. Il documento va consegnato alla famiglia ed in copia all’istituzione scolastica del ciclo successivo.

Il modello nazionale di certificazione delle competenze al termine della scuola primaria costituisce l’allegato A del DM 742/2017. Nel caso di alunni con disabilità, il certificato può essere integrato da una nota esplicativa riguardante le competenze acquisite.

Il modello per la certificazione delle competenze da rilasciare al termine dell’esame conclusivo del primo ciclo viene fornito come allegato B del decreto. In questo secondo modello è prevista una sezione predisposta e redatta dall’INVALSI riguardante italiano, matematica ed inglese.

I descrittori presenti nell’allegato B sono predisposti dall’INVALSI con frequenza annuale ed inviati alle scuole per tempo. Anche in questo secondo caso il modello di certificazione delle competenze può essere accompagnato da una nota esplicativa per le competenze relativa ad alunni con disabilità.

Entrambi i modelli, sia quello per la scuola primaria che quello per la scuola secondaria di primo grado, prevedono per ogni singola competenza, quattro livelli:

  1. – Avanzato L’alunno/a svolge compiti e risolve problemi complessi, mostrando padronanza nell’uso delle conoscenze e delle abilità; propone e sostiene le proprie opinioni e assume in modo responsabile decisioni consapevoli.
  2. – Intermedio L’alunno/a svolge compiti e risolve problemi in situazioni nuove, compie scelte consapevoli, mostrando di saper utilizzare le conoscenze e le abilità acquisite.
  3. – Base L’alunno/a svolge compiti semplici anche in situazioni nuove, mostrando di possedere conoscenze e abilità fondamentali e di saper applicare basilari regole e procedure apprese.
  4. – Iniziale L’alunno/a, se opportunamente guidato/a, svolge compiti semplici in situazioni note.

Il certificato delle competenze acquisite non deve essere ridotto ad un mero obbligo burocratico da stilare mettendo qualche letterina qui e là.  È richiesta, al contrario, una profonda riflessione individuale e collegiale, a livello di classe, per addivenire ad una corretta ed efficace valutazione sia della ragazza o del ragazzo, ma anche del proprio lavoro.

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[1] Il DM 742/2017 fa riferimento alle competenze chiave contenute nella Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006. L’anno successivo alla pubblicazione del DM 742/2017 è stata pubblicata la Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio  del 22 maggio 2018 riportante una versione aggiornata delle competenze chiave.