Il connettivismo

Il connettivismo

15 Maggio 2022 0 Di giuseppe perpiglia

L’uomo, per sua natura, è portato a catalogare tutto nel tentativo di comprendere più facilmente la realtà del mondo che lo circonda. È un meccanismo di difesa ed una ricerca di efficienza. Questo rende conto dei numerosi termini in -ismo che caratterizzano anche il nostro lessico di operatori della scuola.

Girovagando, anzi, navigando sulla rete mi sono imbattuto in un termine per me nuovo: il connettivismo. È un termine che rimanda subito al mondo dell’informatica ed al concetto di rete, sia essa fisica, si pensi al cablaggio presente in molte delle nostre scuole, sia elettronica quale può essere considerato internet, sia, ancora, concettuale, come nel caso dei numerosissimi ipertesti in cui ci imbattiamo giornalmente. Ed in questo senso il pensiero va anche alle mappe mentali ed alle mappe concettuali. Tanto internet, quanto gli ipertesti e le varie mappe sono basati sul concetto di rete, di reticolarità e di connessione tra le informazioni.

Il connettivismo come teoria dell’apprendimento è stato proposto da George Siemens, professore di psicologia presso l’università del Texas. Il professore ha ritenuto, in base a suoi studi ed alle relative conclusioni, che le teorie esistenti – cognitivismo, comportamentismo, costruttivismo – denotassero una serie di limiti in rapporto alla teoria dell’apprendimento riferita ai nuovi strumenti messi a disposizione dalle tecnologie informatiche.

Il punto fondamentale di tale teoria è l’uso della rete, con nodi e connessioni, per spiegare come avviene l’apprendimento. La teoria del connettivismo individua e struttura i nodi tanto nelle informazioni quanto nei dati, nelle immagini ed anche nei sentimenti. Secondo Siemens l’apprendimento è un processo che crea delle connessioni e, quindi, tende a sviluppare una rete. Le connessioni che costituiscono la rete, però, non hanno tutte la stessa forza e la stessa valenza, anzi alcune sono dichiaratamente deboli.

La teoria del connettivismo poggia sul concetto di reticolarità, per cui è utile stabilire cosa dobbiamo intendere per tale concetto. La reticolarità è una proprietà che caratterizza un sistema interconnesso, un sistema, cioè, in cui i dati sono accessibili non solo in modo sequenziale: da A a B, da B a C e così via, ma anche in modo casuale, associato ed aggregato, simulando, quindi, la struttura cerebrale che si basa, appunto, sulle reti neuronali. Tutte le cellule del nostro corpo sono in grado di riprodursi quando necessario. Alcune lo fanno in continuazione, le cellule del sangue, quelle della pelle, delle unghie ed altre. In altri casi la riproduzione si innesca automaticamente in caso di necessità. Si pensi alle cellule del derma in caso di una ferita con conseguente formazione della cicatrice. Le cellule nervose, invece, cioè i neuroni, hanno perso tale caratteristica. Il numero di neuroni nel corso della vita, infatti, può soltanto diminuire. Ed allora perché l’intelligenza, almeno fino ad una certa età, tende ad aumentare? Perché con le varie attività aumenta il numero delle connessioni tra cellule nervose, quelle che i biologi chiamano sinapsi. In questo senso il cervello si comporta come un muscolo in quanto segue la legge dell’uso e del disuso: più lo usi più si sviluppa, meno lo usi e più tende ad atrofizzarsi. Nel caso dei muscoli, però, aumenta anche il numero delle cellule mentre nel caso del cervello aumentano soltanto le sinapsi. Con il progredire dell’età le funzioni cerebrali tendono a diminuire in seguito al sensibile decremento dei neuroni.

In un sistema reticolare, le varie parti sono organizzate in modo tale da convergere in punti particolari, detti nodi, uniti tra loro da connessioni, dette relazioni. I nodi non sono legati da un rapporto di reciproca dipendenza gerarchica, ma sono posti tutti su un piano di sostanziale parità.

Il concetto di rete e di reticolarità non prevede percorsi rigidi, stabiliti ab origine, a monte, ma il lettore può seguire un percorso molto personalizzato, scelto in base ai propri interessi. Un siffatto sistema può essere letto in diverse direzioni -verticale, orizzontale, trasversale – che non sono predeterminate e che non si escludono a vicenda. Le mappe – concettuali, mentali o cognitive che siano – costituiscono la rappresentazione più adatta alla reticolarità delle informazioni.

Ecco un elenco sintetico dei principi caratterizzanti il connettivismo ripreso da Wikipedia, l’enciclopedia libera presente sul internet:

  • L’apprendimento e la conoscenza si fondano sulla differenza di opinione.
  • L’apprendimento è un processo di connessione di nodi specializzati o fonti di informazione.
  • La conoscenza può risiedere in applicazioni non umane, e l’apprendimento è reso possibile o facilitato dalla tecnologia.
  • La capacità di sapere di più è più importante di quanto già si sa al momento.
  • Alimentare e mantenere le connessioni è necessario per facilitare l’apprendimento permanente.
  • La capacità di individuare connessioni fra campi, idee e concetti è un’abilità centrale.
  • La validità (conoscenze esatte e aggiornate) è l’intento di tutte le attività di apprendimento di stampo connettivista.
  • Prendere delle decisioni è esso stesso un processo di apprendimento: saper scegliere cosa imparare e il significato delle informazioni in entrata è visto attraverso la lente di una realtà in mutamento. Se adesso c’è una giusta risposta, essa potrebbe rivelarsi errata domani a causa delle alterazioni del clima delle informazioni che influenzano la decisione.

Secondo alcuni pedagogisti il connettivismo è la teoria dell’apprendimento che meglio si confà all’e-learning. La loro convinzione si basa sull’idea che il mondo attuale è diventato molto più interconnesso grazie alla rete, fatto che non poteva essere preso in considerazione dalle teorie sviluppatesi nei tempi andati.

Accanto ai numerosi estimatori del connettivismo, non mancano di certo voci critiche. Qualcuno arriva a sostenere che non si tratti nemmeno di una teoria, ma solo di una “visione pedagogica” perché le teorie dell’apprendimento dovrebbero occuparsi di come si impara e non, come farebbe il connettivismo, del che cosa o del perché si impara. La teoria del connettivismo, infatti, focalizza la sua attenzione sugli effetti che la tecnologia ha sul nostro modo di comunicare e sul nostro modo di apprendere. Secondo altri, invece, le teorie esistenti sarebbero a spiegare la riflessione sui modi di prodursi della conoscenza nell’era digitale.

La teoria del connettivismo ha rielaborato le preesistenti teorie dell’apprendimento – costruttivismo, cognitivismo, costruttivismo – adattandole e modificandole in base ai nuovi mezzi di comunicazione e di interconnessione. Questo lavoro ha portato a progettare piattaforme per l’e-learning molto efficaci, come dimostrato dal grande successo dei MOOC – Massive Open Online Course – considerati un vero punto di riferimento.

Ogni giorno di più siamo portati a percepire la realtà digitale allo stesso livello della realtà propriamente detta, cosa che rendo conto della sempre maggiore importanza delle interconnessioni.

Il connettivismo poggia sulla consapevolezza, e sulla relativa importanza, che nella società dell’oggi qualsiasi processo decisionale avviene in un contesto che cambia rapidamente, per cui diventa vitale acquisire la capacità di distinguere le informazioni importanti da quelle che lo sono meno.

In altre parole, le competenze e le conoscenze devono essere associate anche alla capacità di saper trovare ulteriori conoscenze quando servono e il meta-apprendimento diventa importante quanto l’apprendimento stesso.

Cosa dovrebbe fare un insegnante che volesse basare il suo lavoro su pratiche che si richiamano al connettivismo ce lo suggerisce lo stesso Siemens. Come prima cosa è bene tenere presente la massima di Stephen Downes secondo cui «Insegnare è modellare e dimostrare, imparare è praticare e riflettere».

Georges Siemens ha proposto sul suo blog diverse pratiche connettiviste, destinate a professori e insegnanti:

  • creare un blog per la classe e riunire tutto ciò che gli studenti hanno scritto;
  • utilizzare il lavoro per l’apprendimento collaborativo;
  • aprire le proprie risorse alla collaborazione e alla condivisione;
  • sviluppare ambienti sicuri per creare un ambiente familiare per gli studenti, insieme alle risorse e alle conversazioni aperte necessarie per il lavoro in rete;
  • utilizzare risorse educative esistenti e diversificate: video, interviste, giochi;
  • guidare gli studenti verso lezioni, videoconferenze e similari;
  • aumentare il pool di risorse, ad esempio organizzando un’intervista via e-mail con esperti e pubblicandola sul proprio blog;
  • sperimentare diversi strumenti e approcci e coinvolgere gli studenti;
  • fornire agli studenti risorse che consentano loro di estendere il loro apprendimento dopo le lezioni, indirizzarli a blog, forum, …
  • migliorare le capacità degli studenti di partecipare a reti e meta-abilità come la verifica dell’autenticità delle informazioni, per incoraggiarli a sviluppare abilità concettuali;
  • unire le esperienze di studenti di anni diversi;
  • ridurre la centralità del docente a vantaggio di una rete di esperti esterni tramite interventi veicolati da software di messaggistica.

È sempre George Siemens ad enunciare i punti che distinguono il connettivismo da altre teorie dell’apprendimento:

  • Le attuali teorie dell’apprendimento non tengono conto dello sviluppo di nuove conoscenze. Il connettivismo e l’apprendimento in rete si basano su una continua espansione della conoscenza e ogni nuova connessione dà accesso a nuova conoscenza. Inoltre, man mano che la quantità di conoscenza cresce, una teoria dell’apprendimento efficace dovrebbe fornire un modo per considerare qualcosa di più dell’atto di apprendimento stesso e per informare su come i processi di apprendimento interagiscono ed evolvono tra loro.
  • Il connettivismo sottolinea il primato della connessione e suggerisce che l’apprendimento sta nella comprensione di come e perché si formano le connessioni (a diversi livelli: neurale, cognitivo, concettuale e sociale). Altre forme di apprendimento si basano su una connessione iniziale a qualcosa di pre-esistente (una persona, un concetto, un’idea, ecc.).
  • Secondo Siemens, le teorie esistenti come il comportamentismo, il costruttivismo o il cognitivismo, non si impongono come idee completamente definite e originali, ma sono uniche nel modo in cui riuniscono ricerca e concetti in un momento specifico della loro vita. Il connettivismo riunisce, invece, concetti di campi diversi, che vanno da Dewey a von Glasersfeld e Papert (neuroscienze, scienze cognitive, teoria delle reti, ecc.), in un modo nuovo.

Lo stesso Siemens ammette che questo è un mix imbarazzante, ma che esistono tante prove a sostegno delle idee chiave nel connettivismo quante ce ne sono per qualsiasi altra teoria dell’apprendimento.

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