
Competenze di Cittadinanza
L’inurbanamento sempre più massiccio ha portato alla costituzione di agglomerati urbani sempre più grandi, fino alla formazione di metropoli e addirittura di megalopoli. In tali comunità sarebbe potenzialmente possibile una quantità immane di relazioni sociali. Nella realtà dei fatti, però, il fenomeno che ha spopolato le campagne a favore delle città ha portato le persone ad assumere un atteggiamento di difesa, le ha portate a rinchiudersi in loro stesse, aperti solo, e parzialmente, alla ristretta cerchia di persone con cui risulta piacevole o redditizio stare.
La conseguenza è che le relazioni sociali e i rapporti umani sono spesso assenti o problematici. Quasi ogni sera i mass media parlano di baby gang che si danno appuntamento, sfruttando i social, per organizzare mega risse che purtroppo alcune volte fanno registrare un epilogo tragico. Anche i rapporti tra alunni ed amici sono spesso improntati a comportamenti che derogano dai valori universali del rispetto, della collaborazione, della reciprocità e dell’empatia.
Questa deriva individualista, basata sull’egocentrismo, sull’egoismo e sull’affermazione personale a discapito degli altri è una conseguenza dei tempi e della società creata dai “grandi”, da quei soggetti, gli adulti, che dovrebbero essere di guida, di esempio e di sostegno per le giovani generazioni.
È un fatto culturale, e fino a qui siamo tutti d’accordo. Ma se di fatto culturale si tratta la scuola è chiamata a fare la sua parte. Le conseguenze, infatti, le vediamo anche nelle nostre classi con i numerosi episodi di bullismo da parte di alunni su altri alunni, oppure tra amici anche al di fuori delle mura scolastiche. Altra causa ed effetto ad un tempo è quello dato dalle famiglie che tendono a difendere sempre e comunque i loro figli badando bene a non richiamarli. Le famiglie, infatti, molto spesso, invece di collaborare alla realizzazione del progetto educativo e formativo della scuola difendono i comportamenti difformi dei loro figli, forse per autoassolversi non riconoscendo i propri errori. L’interessamento di molte famiglie alle cose di scuola iniziano e si fermano alla richiesta di un buon voto, a prescindere dalla preparazione effettiva raggiunta dai propri pargoli.
Paolo Crepet -psicologo, sociologo e saggista- in un’intervista ha affermato che si infuria quando un genitore dice di non aver fatto mancare niente ai propri figli perché l’educazione e la formazione di un giovane dovrebbero poggiare non sul dare, bensì sul togliere. È in questo modo, secondo Crepet, che il ragazzo riesce, nel tempo, a temprare il suo carattere, a prepararsi ad affrontare la vita, quella reale non quella creata a suo uso e consumo dai genitori, ad attivare le sue capacità per raggiungere ciò che vuole e, quindi, dare il giusto valore alle cose.
Io sono nato nella metà esatta del secolo scorso. Ancora ricordo con tanta nostalgia i pochi giocattoli che ho avuto in dono. Tutto il resto ce lo creavamo con le nostre mani e con la nostra fantasia. Si scendeva in strada a giocare con gli amici e la felicità maggiore era lo stare insieme e creare comunione. Oggi, invece,
i ragazzi contano numerosi amici virtuali che, a volte, non hanno mai visto di persona, e pochi amici reali con cui scambiare una parola, giocare, interagire. I giovani ed i ragazzi di oggi stanno sempre rinchiusi nelle loro camerette con gli occhi continuamente puntati su uno schermo o su un display per vivere vite virtuali, vite che non appartengono loro. Le conseguenze di tale comportamento si vedono sia sul piano socio-affettivo e relazionale, sia sul piano cognitivo, come dimostrato dall’effetto Flynn. Il risultato è che non sempre sono in grado di affrontare la vita reale, non hanno dimestichezza sulle regole comportamentali e relazionali da mantenere in società, pensano di essere sempre immersi nei loro video giochi.
La risposta della scuola a questo stato di cose si concretizza nella proposta delle competenze di cittadinanza.
Il professore Luciano Corradini, già sottosegretario all’istruzione, si batté per il ritorno dell’educazione civica come disciplina scolastica, ma ottenne soltanto l’introduzione dell’insegnamento trasversale di Cittadinanza e Costituzione. In seguito, però, ebbe la sua vittoria perché, come a conoscenza di tutti, la disciplina di Educazione civica ha fatto ritorno tra le discipline scolastiche.
Educazione civica non deve, però, essere concepita come una disciplina da studiare soltanto sui libri di testo o sui documenti nazionali ed internazionali, deve essere una materia viva che, come tale, va vissuta, va calata nell’agire quotidiano di ragazzi e adulti. Non deve essere impegno di uno specifico docente, ma tutto il consiglio di classe, anzi tutto il personale scolastico, deve partecipare attivamente per tramandare e fare acquisire i valori del vivere civile.
La linea guida per tale incombenza è tracciata dalle competenze di cittadinanza. Tali competenze sono riportate nell’allegato 2 al DM 22/08/2007, n. 139.
Esse sono state concepite come una guida, appunto, che aiuti il ragazzo a raggiungere il pieno sviluppo della persona umana auspicata dalla Costituzione, ma anche per sostanziare il traguardo di una scuola che colloca nel mondo, come riportato nelle Indicazioni nazionali per il curricolo.
Le competenze di cittadinanza sono:
- Imparare ad imparare
- Progettare
- Comunicare
- Collaborare e partecipare
- Agire in modo autonomo e responsabile
- Risolvere problemi
- Individuare collegamenti e relazioni
- Acquisire ed interpretare l’informazione
Tali competenze non si limitano, come si evince facilmente dalla loro elencazione, a mere regole comportamentali, ma abbracciano anche altri ambiti. Come accennato, oltre a favorire il pieno sviluppo della persona e della costruzione del sé, hanno la finalità di promuovere corrette e significative relazioni con gli altri ed una positiva interazione con la realtà naturale e sociale.
Imparare ad imparare: oggi il problema del reperimento delle informazioni è ampiamente superato, ma è sopraggiunto quello di trovare nell’infosfera ciò che ci serve. Bisogna, cioè, essere capaci di organizzare il proprio apprendimento, individuando, scegliendo ed utilizzando varie fonti e varie modalità di informazione e di formazione (formale, non formale e informale), anche in funzione dei tempi disponibili, delle proprie strategie e del proprio metodo di studio e di lavoro.
Progettare: una variabile sempre più importante è la corretta gestione del tempo, cercando di rendere quanto più efficienti le nostre attività. Diventa, quindi, di primaria importanza essere in grado di elaborare e realizzare progetti di studio e di lavoro, utilizzando le conoscenze apprese per stabilire obiettivi significativi e realistici. Progettare, però, vuol dire anche assegnare razionali priorità, valutando i vincoli e le possibilità esistenti, definendo strategie di azione e verificando i risultati raggiunti. In altri termini vuol dire essere pienamente consapevoli del problema da affrontare.
Comunicare: la comunicazione viene esperita su due fronti: quello della comprensione e quello della produzione. Oggi siamo investiti giornalmente da una quantità enorme di informazioni di genere diverso (letterario, tecnico, scientifico) e di complessità diversa, trasmessi utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico, simbolico, ecc.) mediante diversi supporti (cartacei, informatici, multimediali) che dobbiamo essere in grado di selezionare e di comprendere.
Accanto alla ricezione, però, dobbiamo curare anche la produzione verbale e non solo di eventi, fenomeni, principi, concetti, norme, procedure, atteggiamenti, stati d’animo, emozioni, ecc. utilizzando, anche in questo caso, linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico, simbolico, ecc.) e diverse conoscenze disciplinari, mediante diversi supporti (cartacei, informatici e multimediali).
Collaborare e partecipare una corretta relazionalità richiede la competenza di interagire efficacemente in gruppo, comprendere i diversi punti di vista, valorizzare le proprie e le altrui capacità, essere in grado di gestire la conflittualità e, ultimi solo per elencazione, contribuire all’apprendimento comune ed alla realizzazione delle attività collettive, nel riconoscimento dei diritti fondamentali propri ed altrui.
Agire in modo autonomo e responsabile questa altra competenza potrebbe sembrare in contrapposizione con quella appena precedente ma non è così, anzi questa competenza è propedeutica alla precedente. Infatti, solo se si è autonomi e responsabili si può dare un fattivo contributo al gruppo.
Risolvere problemi molti sono i problemi, piccoli e grandi, che ci troviamo a dover affrontare nella nostra vita, qualsiasi sia la nostra età. La competenza di risolverli prevede la capacità di inquadrare il problema stesso nella giusta ottica, ipotizzare percorsi risolutivi e saperli verificare, cercare trovare le fonti e le risorse adeguate, raccogliere e valutare i dati, proporre soluzioni utilizzando contenuti e metodi delle diverse discipline.
Individuare collegamenti e relazioni: strettamente connessa alla precedente, questa competenza consiste nell’individuare e nel rappresentare, elaborando argomentazioni coerenti, collegamenti e relazioni tra fenomeni, eventi e concetti diversi, anche appartenenti a diversi ambiti disciplinari, e lontani nello spazio e nel tempo, cogliendone la natura sistemica, individuando analogie e differenze, coerenze ed incoerenze, cause ed effetti.
Acquisire ed interpretare l’informazione: abbiamo già accennato alla ridondanza di informazioni disponibili, tanto è vero che si parla di infosfera. La rete ha il pregio ed il difetto di mettere a disposizione un’infinità di informazioni tra le quali dobbiamo avere la competenza di sceglierle ed interpretarle criticamente per trarne il maggior beneficio culturale.
Si tratta di competenze trasversali e che hanno valore per tutto il corso della vita, sono, cioè, classificabili come life skill. Nella normale attività didattica è, quindi, opportuno ricorrere a metodologie che si basano sulle interazioni sociali all’interno della classe, come il lavoro di gruppo, il cooperative learning, la peer education. Un’importante risorsa, se ben gestita ed opportunamente motivata e condivisa con tutta la classe, è senza dubbio il service learning, perché, oltre a creare forti relazioni tra gli alunni, permette loro di vedere con occhi nuovi la comunità in cui è immersa la scuola, valutarne i problemi e ipotizzarne soluzioni. Dal momento che si opera nella realtà, tale approccio pedagogico diventa anche strumentale alla valutazione delle varie competenze richiamate nelle attività poste in essere.
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