
Cittadinanza e sostenibilità
Le Indicazioni Nazionali per il curricolo si accingono a festeggiare il loro primo decennale. Nella nostra società lanciata in un movimento sempre più vorticoso dieci anni rappresentano un’eternità. Come si ricorderà le Indicazioni Nazionali sono state pubblicate il 16 novembre 2012 come allegato al Decreto Ministeriale n. 254 dal titolo “Regolamento recante indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, a norma dell’articolo 1, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89”, firmato dall’allora Ministro Francesco Profumo.
Dopo sei anni dalla loro pubblicazione, però, si è sentita l’esigenza ed anche l’urgenza di un adeguamento alle mutate condizioni socio-economiche del contesto in cui la scuola si ritrovava ad operare. Il 22 febbraio 2018, quindi, è stato presentato un documento del Comitato Scientifico Nazionale (CSN) dal titolo Indicazioni Nazionali e Nuovi Scenari. L’invito, molto chiaro, contenuto nella Nota Ministeriale 1 marzo 2018, n. 3645 di trasmissione del documento citato, è quello di porre come sfondo integratore e punto di riferimento del curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo la cittadinanza e la sostenibilità.
Sono due tematiche strettamente interconnesse che, nella società attuale, rivestono un’importanza primaria, addirittura vitale. La cittadinanza deve essere intesa, non come chiusura nei propri confini geografici e culturali, bensì come apertura agli altri ed alle altre culture, partendo dalle proprie radici che debbono essere conservate e promosse. Una cittadinanza in cui la diversità è vista e vissuta come arricchimento reciproco e come strumento di inclusione. Oggi, infatti, la cittadinanza è sempre più intesa come cittadinanza europea e cittadinanza globale, proprio perché dobbiamo, tutti, prendere consapevolezza che la terra è una ed abbiamo il dovere di lasciarla almeno nelle condizioni in cui l’abbiamo ricevuta alle generazioni che verranno. I sovranismi esasperati, i populismi beceri e faziosi, la nostalgia per un’autarchia ormai superata dai tempi, sono sentimenti che non dovrebbero trovare posto, nemmeno indirettamente, nelle aule scolastiche, qualunque sia il grado di istruzione.
Legato strettamente ed indissolubilmente al tema della cittadinanza è il tema della sostenibilità. Non è un caso che l’enciclica di papa Francesco abbia per titolo Fratelli tutti. Come si possono giustificare e perseguire i principi della sostenibilità in mancanza di un profondo e reale rispetto per gli altri? È il solito vecchio ma ancora non risolto, ammesso che possa avere una soluzione, del confronto-scontro tra l’io e l’altro. Il ragionamento sotteso a tali atteggiamenti è che, per comodità e tornaconto personale, la natura viene assoggettata ai propri capricci, ai propri bisogni superflui ed accessori, indotti dal dio mercato che spinge al consumismo sempre più sfrenato, che predica e promuove l’usa e getta e se questo mio comportamento va a ledere la qualità della vita degli altri poco me ne importa.
Per la mania ossessiva della produzione e la conseguente fame di energia si sta disboscando l’Amazzonia, il cosiddetto polmone verde del mondo, oppure megalopoli come Bombay o Pechino, per citarne soltanto due, trascinano la loro esistenza immerse in una densa cappa di smog che va ad intossicare l’apparato respiratorio provocando gravi patologie, in special modo ai bambini ed alle persone più fragili. Fabrizio De André, nella sua Canzone del maggio, affermava «per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti». Il testo era riferito ad altro contesto, ma ben si adatta a quanto stiamo dicendo. La città di Xingtai è la più inquinata della Cina. Essa presenta una concentrazione media annuale di PM 2,5 nell’aria di 128 µg/m3. L’OMS ci dice che in un anno sono ammissibili solo tre superamenti del limite di 25 µg/m3. Per completezza di informazione, per quanto sia estremamente inquinata, Xingtai risulta essere al non posto al mondo nella ben poco invidiabile classifica delle città più inquinate. Molti di noi, io per primo, non avevamo mai sentito il nome di questa megalopoli che conta oltre sette milioni di abitanti il che ci induce a non farci carico di tale situazione. Basta, però, prendere un capo di abbigliamento o un giocattolo o un qualunque altro manufatto e vi troveremo, con molta probabilità, stampigliata la scritta “Made in P.R.C.”, cioè prodotto in Cina, infatti l’acronimo PRC sta per People’s Republic of China. Se l’occidente, e quindi anche noi, consumiamo allegramente e spasmodicamente indumenti, giocattoli e strumenti vari prodotti in Cina, essa continuerà a produrre ai soliti ritmi consumando elevati livelli di energia che ricava, in larga misura, dal carbone, chiudendo il cerchio dell’inquinamento delle sue megalopoli. La conseguenza, ripeto, sarà il mantenimento degli elevati livelli di inquinamento urbano e lo sfruttamento dei lavoratori che, come sappiamo, sono sotto pagati e costretti a lavorare in ambienti ben poco salubri e sicuri. Questo non è e non vuole essere un attacco frontale alla Cina, ma solo la presa d’atto di una situazione reale.
Questi atteggiamenti sono una diretta conseguenza della società impostata e basata unicamente sui diritti e che dimentica sistematicamente i propri doveri. Si pensi ai contrasti nati attorno alla vaccinazione anti-Covid 19 in cui si confrontano, a volte in modo anche violento, coloro che difendono il diritto alla loro salute e coloro, invece, che rivendicano il diritto a non vaccinarsi per motivazioni varie. Basterebbe che ognuno si facesse carico di riflettere seriamente e profondamente sulle ragioni degli altri cecando di trovare un punto di sintesi. È molto facile a dirsi ma molto difficile a farsi.
D’altro canto, citando il compianto Gino Strada, «I diritti debbono essere uguali per tutti, altrimenti si chiamano privilegi». La società di oggi, invece, e quella italiana in particolare, è morbosamente attratta dai diritti-privilegi mentre è sempre pronta a dimenticare i propri doveri, che poi sono i diritti degli altri. I problemi nascono quando gli altri siamo noi.
Così facendo, però, non facciamo altro che darci la zappa sui piedi perché creiamo, potenziamo ed avalliamo una società che tende sempre più ad isolare l’individuo rendendolo vulnerabile e più attaccabile. Ricordiamo la locuzione latina “divide et impera” e la sua ancora moderna validità. L’individuo isolato rimane quindi alla mercè dei grandi centri di potere che possono sempre meglio mettere in pratica i loro giochi perversi. I poteri forti, con i loro immensi capitali, spingono l’individuo, che ne è inconsapevole vittima, a comportamenti finalizzati ad accrescere ancora di più il loro potere. E questo potere si concretizza in una sempre minore libertà per una massa sempre maggiore di persone che, poco per volta, vengono private della loro autonomia decisionale.
Per cambiare mentalità ed atteggiamento verso gli altri e verso la natura bisognerebbe iniziare sin da subito, perché è già tardi. La scuola non può continuare a stare nella sua gabbia dorata caratterizzata dall’ignavia, fatta di vuote nozioni, ma deve schierarsi in prima fila e con determinazione sul fronte dell’inversione della tendenza attuale e della promozione di una cultura che guardi all’uomo ed alle sue vere esigenze, legate alla sua stessa esistenza.
Gli strumenti non mancano, basta rifarsi, infatti, a due importanti documenti. Il primo è, senza dubbio, l’Agenda ONU 2030 pubblicata il 21 ottobre 2015, ben sei anni fa, ma che mantiene inalterata tutta la sua valenza di poderosa linea guida da utilizzare fino ad abusarne nella stesura del curricolo di istituto. I 17 obiettivi, anche noti con l’acronimo inglese SDG’s (substainable development goals), suddivisi in 169 traguardi, abbracciano problematiche diverse ma tutte confluenti verso una necessaria quanto improcrastinabile coesione sociale. Essi sono focalizzati su alcuni punti importanti che potrebbero essere presi come nuclei fondanti nella stesura del curricolo:
- le persone per porre fine alla povertà e alla fame, in tutte le loro forme e dimensioni, e ad assicurare a tutti di realizzarsi in dignità ed uguaglianza;
il pianeta per proteggerlo dalla degradazione, attraverso un consumo ed una produzione consapevoli ed una corretta ed avveduta gestione delle sue risorse;
- prosperità da assicurare a tutti gli esseri umani;
- pace finalizzata a promuovere società giuste ed inclusive, libere dalla paura e dalla violenza;
- collaborazione per creare una società basata su uno spirito di solidarietà globale.
Tutti gli obiettivi previsti nell’Agenda 2030 sono strettamente interconnessi e sono di importanza cruciale per perseguire lo scopo generale dell’Agenda 2030.
Altro documento da considerare in un tale contesto è senza dubbio l’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti. È un documento che, a prescindere dal rispetto verso le convinzioni religiose di ognuno, va nella stessa direzione perché contiene principi ampiamente condivisibili.
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