
Pari ed impari
Dai dati che giornalmente ci vengono forniti dai mass media sembra che la pandemia stia arretrando. L’allentarsi della situazione ci sta permettendo di tornare, seppure lentamente, ad una quasi normalità, molto più vivibile e sopportabile del forzato isolamento a cui il covid-19 ci ha costretto in questi ultimi tempi. Non è questa la sede per parlare dei disagi causati alla vita socio-economica del Paese, ma mi limiterò a riflettere, seppure indirettamente, sulle conseguenze che potrebbero registrarsi nel mondo della scuola.
La DaD -didattica a distanza- ha permesso di esplorare nuovi orizzonti e di utilizzare nuovi strumenti, donando in tal modo sostanza al vecchio detto «Non tutto il male vien per nuocere». È chiaro, però, che, per quanto innovativa possa essere, non potrà mai sostituire la didattica in presenza. Il processo di insegnamento-apprendimento è simile ad una tenue ragnatela fatta di sguardi, di prossimità, di atteggiamenti e solo in ultimo di parole. Una didattica efficace è difficile da creare e veloce a dissolversi, è fatta si di tecnica, ma soprattutto di passione e di condivisione. In questo percorso, il posto più importante è occupato dalla relazione interpersonale, cosa quasi integralmente preclusa dalla DaD.
La scuola deve sfruttare questo lento ritorno alla normalità ed alla didattica in presenza per riallacciare quelle relazioni che tanto sono mancate in questo anno e mezzo di pandemia. Esiste, però, la possibilità di un problema da non trascurare. Ci potrebbe essere, infatti, uno strascico consistente in una deriva individualista che potrebbe manifestarsi con fenomeni di bullismo, di prevaricazioni oppure con una tendenza all’isolamento ed all’autoesclusione. Bisogna lavorare per ricreare un clima relazione efficace.
Un metodo che ha già ampiamente dimostrato la sua validità è l’educazione tra pari o, per dirla all’inglese, la peer education. Si tratta di un metodo che abbiamo già affrontato in questo blog.
L’educazione tra pari prende origine e riconosce le sue radici in una matrice di stampo costruttivista. Infatti, l’alunno è chiamato ad essere protagonista ed a costruire il suo sapere ed il suo percorso di crescita culturale ed umana. Le sue acquisizioni poggiano su una concezione della conoscenza che parte dall’esperienza personale. In tal modo, la vita reale entra nella scuola e permea della sua presenza tutta l’attività didattica. Ne consegue che la conoscenza non è più solo “oggettiva”, bensì assume una connotazione fortemente “soggettiva” e personale. Tale cambio di paradigma tende ad aumentare la motivazione ad apprendere e ad applicarsi del ragazzo perché egli ha la sensazione, anzi la certezza, di muoversi in un ambiente che sente proprio, vicino al suo mondo ed al suo sentire.
Nell’educazione tra pari ognuno dei partecipanti funge da modello per l’acquisizione di conoscenze e competenze di varia natura e per la modifica di comportamenti e atteggiamenti, generalmente relativi allo “star bene”.
Nel gruppo viene individuato un peer educator, che non è un professore, non è esperto di un sapere scientifico preciso, ma che è capace di gestire le relazioni. Il suo ruolo principale è quello del mediatore ed è per questo che è percepito come parte del gruppo.
La peer education dà agli adolescenti la possibilità di trovare uno spazio dove parlare di sé e confrontare le proprie esperienze “alla pari”, appunto. Fa entrare lentamente la vita nella scuola. Ogni ragazzo, infatti, è chiamato a trasmettere ed a condividere esperienze, dubbi e incertezze con i pari. I ragazzi coinvolti hanno la percezione di vivere un momento di vita informale all’interno del normale svolgimento della didattica scolastica.
Dal gruppo dei pari l’adolescente si sente compreso e sicuro e può sperimentare la propria autoefficacia, condividere esperienze ed emozioni senza avere la fastidiosa e fiaccante sensazione di essere continuamente valutato e giudicato per le sue azioni e per le sue idee.
La metodologia della peer education comporta un radicale cambio di prospettiva nel processo di apprendimento, ponendo gli studenti al centro del sistema educativo. Il focus è sul gruppo dei pari, che costituisce una sorta di laboratorio sociale, in cui sviluppare dinamiche, sperimentare attività, progettare, condividere, migliorando l’autostima e le abilità relazionali e comunicative. La peer education, inoltre, consente di veicolare con maggiore efficacia l’insegnamento delle life skills, cioè quelle competenze trasversali indispensabili per il raggiungimento del successo formativo e sociale da parte di ogni studente.
Secondo una ricerca condotta da Keith J. Topping nell’ambito dell’integrazione scolastica e dell’apprendimento tra pari, gli alunni che ricevono spiegazioni da altri alunni, apprendono maggiormente rispetto a coloro che lavorano da soli e, ancora più importante, coloro i quali si preoccupano di fornire le spiegazioni agli altri pari assimilano ancor di più ed in maniera più efficace rispetto a chi riceve la spiegazione e agli altri compagni che lavorano in maniera più individualista in quanto, il dover ripercorrere e spiegare ad un’altra persona un concetto, permette di rinforzare le conoscenze migliorando le proprie strategie di apprendimento.
Gli interventi di peer education fanno leva sul legame tra similarità percepita ed influenza sociale e si basano sui seguenti punti:
- sentire una qualche comunanza con un’altra persona rende questa persona un interlocutore credibile;
- i pari diventano dei modelli per l’acquisizione di conoscenze e competenze di varia natura e per la modifica di comportamenti e atteggiamenti;
- durante l’adolescenza i pari sono gli interlocutori privilegiati cui rivolgersi per cercare informazioni, scambiare consigli, condividere paure ed esperienze.
L’operatività legata all’educazione tra pari vede la trasmissione orizzontale del sapere, ma anche di emozioni e di esperienze, tra i membri di un gruppo. In tal modo le persone diventano soggetti attivi del loro sviluppo e della loro formazione e viene ad instaurarsi una dinamica interna al gruppo che, comunque, non esclude la possibilità del supporto di esperti esterni.
La modalità operativa è semplice e segue alcune fasi irrinunciabili:
- confronto tra punti di vista diversi
- scambio di idee
- analisi dei problemi
- ricerca delle possibili soluzioni
Qualcuno ha stilato un decalogo dell’educazione tra pari che risulta abbastanza condivisibile e può servire da linea guida per stilare un percorso di educazione tra pari:
- La peer education è partecipazione e promuove la riattivazione della socializzazione all’interno del gruppo classe.
- Il peer educator non è un professore: Il suo ruolo è di mediazione ed è per questo che è percepito come parte del gruppo.
- La peer education non è delega né manipolazione: ha un modello che vede negli adulti una forza propositiva e fondante per il successo degli interventi tra i giovani.
- La peer education rimette in gioco i ruoli. Il senso dell’educazione tra pari risiede proprio nel rendere i ragazzi protagonisti e responsabili, in prima persona.
- È sostenuta da una rete: la scuola, il volontariato, il servizio sanitario e le istituzioni locali svolgono un ruolo indispensabile.
- La peer education è ricerca: è un modello preventivo partecipato, che costituisce la possibilità di confrontare le proprie esperienze “alla pari”.
- La peer education è contagiosa: Promuove un vero e proprio “effetto contagio”. I giovani sono coinvolti in un processo che li vede presenti in maniera consapevole e soddisfacente all’interno del gruppo.
- La peer education è un modello d’elaborazione pedagogica dell’esperienza
- La peer education fa entrare la vita nella scuola: i ragazzi hanno la percezione di vivere un momento di vita informale all’interno del normale svolgimento della didattica scolastica
- Il peer educator nel gruppo fa cultura: è un ragazzo comune, con una consapevolezza maggiore dei processi comunicativi che si verificano nel gruppo dei pari.
La metodologia dell’educazione tra pari ha la finalità di prevenire comportamenti a rischio, in quanto coinvolge attivamente i ragazzi direttamente nel contesto scolastico, con l’obiettivo di modificare comportamenti specifici e di sviluppare le life skills, cioè quelle competenze di vita quotidiana necessarie affinché ciascuno di noi possa star bene anche mentalmente.
Uno dei punti di forza della peer education è la riattivazione della socializzazione all’interno del gruppo classe. L’insegnamento reciproco consente agli studenti di accrescere e perfezionare le proprie conoscenze, i metodi di studio e la capacità di problem solving. Occorre evidenziare che entrambi i soggetti coinvolti, il peer educator ed i pari, trarranno vantaggio in quanto, lo “studente tutor” sarà valorizzato e responsabilizzato da questo ruolo e svilupperà, conseguentemente, un comportamento sempre più propositivo nei confronti della scuola e del percorso didattico; l’altro studente trarrà vantaggio dal lavorare in un ambiente protetto con una persona considerata più vicina a lui.
Il gruppo dei pari costituirà una sorta di laboratorio sociale in cui sviluppare consapevolezze, testare nuove attività, progettare e condividere insieme, dando la possibilità agli studenti di migliorare la propria autostima e le capacità sociali, relazionali e comunicative.
L’educazione tra pari segue le stesse fasi previste per qualsiasi altra didattica:
- analisi dei bisogni dei destinatari
- analisi delle risorse disponibili
- finalità e obiettivi per rispondere ai bisogni dei destinatari
- definizione del gruppo di lavoro
- individuazione dei peer educator (secondo criteri fissati sulla base degli obiettivi stabiliti) e loro formazione
- progettazione e realizzazione degli interventi
- realizzazione degli interventi da parte del gruppo
- valutazione
I metodi utilizzati dovranno essere tutti interattivi -brainstorming, giochi di ruolo, giochi cooperativi- perché aiutano i peer educator sia ad ampliare le loro conoscenze relative ai vari comportamenti sia ad accrescere le abilità affettive, relazionali e comunicative utili a raggiungere i loro pari.
Sulla base dell’esperienza di formazione, delle conoscenze e delle competenze in essa maturate, delle caratteristiche specifiche dei destinatari, i peer educator progettano e realizzano iniziative connesse con i temi del progetto, utilizzando gli strumenti di comunicazione che ritengono più adatti ai loro pari. In questa fase, i peer educator possono, ad esempio, realizzare un video sul tema scelto, organizzare laboratori di animazione o un ciclo di conferenze, etc.
La valutazione consiste nel verificare se i ragazzi sono diventati protagonisti e responsabili in prima persona della propria educazione.
Per concludere, quella della peer education, o educazione tra pari, è una metodologia didattica che si basa su un processo di trasmissione di conoscenze ed esperienze tra i membri di un gruppo di pari, all’interno di un piano che prevede finalità, tempi, modi, ruoli e strumenti ben strutturati.
Considerato l’obiettivo finale, che è quello di rinforzare l’autostima degli studenti, oltre che accrescere le loro conoscenze, il docente deve tralasciare il ruolo di unico dispensatore del sapere, rimanendo in disparte e lasciando spazio e tempo agli alunni. La peer education permette di veicolare con maggiore efficacia l’insegnamento delle life skills, cioè quelle competenze necessarie al raggiungimento del successo formativo e sociale da parte di ogni studente.
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