
Istruire, educare o formare?
Per chi vive e lavora nella scuola è impossibile non imbattersi in tre termini che spesso e colpevolmente vengono usati quasi fossero sinonimi. Questo equivoco lo si ritrova perfino nei testi normativi, il che è particolarmente grave. Sta, infatti, a significare che a livello istituzionale non si abbiano idee chiare su quale sia la finalità della scuola e quale obiettivo essa debba perseguire.
I tre termini a cui mi riferisco sono istruzione, educazione e formazione. È, quindi, cosa buona e giusta cercare di fare un po’ di chiarezza, specificandone i rispettivi significati e le relative implicazioni sul sistema scolastico.
Per istruzione bisogna intendere quell’attività di proposta e di acquisizione di conoscenze, di informazioni e di nozioni che vanno a costituire il background su cui innestare ed innescare il proprio percorso di crescita personale. Il termine educazione, invece, viene comunemente utilizzato quando ci si riferisce all’attività finalizzata al cambiamento ed alla promozione di atteggiamenti e di comportamenti ritenuti, in modo ampiamente condiviso, positivi. In particolare, quando i comportamenti e gli atteggiamenti sono quelli che afferiscono alla sfera morale ed alla dimensione della personalità. Si parla, infatti, di educazione morale, di educazione all’affettività, alla corretta alimentazione, stradale, alla salvaguardia dell’ambiente, alla cittadinanza ed alla salute. Dai termini appena utilizzati si capisce che atteggiamenti e comportamenti sperati e perseguiti tendono ad incidere anche in campi che vanno oltre la morale e che si affacciano su tematiche più “disciplinari”. Qualcuno ricorderà che le sei educazioni citate costituivano l’educazione alla convivenza civile di morattiana memoria.
In molti casi al termine formazione viene dato lo stesso valore riconosciuto al termine educazione. La formazione è finalizzata allo sviluppo di nuove capacità e nuove abilità in particolare nella persona adulta. Specie nell’ambito lavorativo, si è riscontrato un aumento nella domanda di programmi formativi per far acquisire al lavoratore delle specificità professionali. La formazione diviene in quest’ambito un vero e proprio investimento sul “capitale umano”, i cui frutti sono visibili sia sul breve periodo, come aumento della produttività, che sul lungo periodo, come sviluppo delle risorse personali dell’azienda.
Istruzione
Il termine “istruzione” deriva dal latino instruere il cui significato originario è costruire, apprestare. Oggi tale termine indica «l’attività svolta per preparare in una disciplina o a svolgere un’attività». La definizione è tratta dal vocabolario on line www.treccani.it. Continuando a leggere si trova che l’istruzione è «l’opera di insegnamento, che si compie in modo sistematico nella scuola, per avvicinare i giovani alla cultura ed avviarli ad una professione». Per estensione il vocabolo istruzione viene anche utilizzato per indicare l’insieme delle conoscenze acquisite sia in modo formale che informale e non formale.
Da quanto appena detto si evince che al vocabolo istruzione viene riservata un’accezione ‘quantitativa’ e di possesso basata su un meccanismo prevalentemente trasmissivo di conoscenze, di informazioni, di fatti e di nozioni.
Quando si parla di istruzione non si può non pensare alle attività ad essa tradizionalmente collegate quali l’insegnamento e la spiegazione e, dal punto di vista dell’allievo, le attività di apprendimento e di studio.
Il termine derivato istruttivo è riconosciuto a tutte quelle attività o a quegli eventi in grado di incidere sulle conoscenze, ma anche, per estensione, sui comportamenti e sugli atteggiamenti del soggetto che apprende.
Se la norma ed il sistema scolastico puntano solo sull’istruzione, anzi continuerebbero a puntare esclusivamente sull’istruzione, facendone il fine della loro azione, continueremmo ad avere una scuola trasmissiva che tenderà a riempire otri vuoti. Sarebbe un déjà vu che lascerebbe la scuola in uno stato permanente di immobilismo senza futuro. È un atteggiamento superato dai tempi. Una scuola che poggia sulla sola istruzione è una scuola refrattaria alle numerose acquisizioni pedagogiche che hanno portato l’alunno sotto i riflettori, non più come discente passivo, bensì come persona, protagonista della suo progetto di vita e del suo apprendimento. E tutto ciò si ripercuoterebbe negativamente sulla motivazione di una classe docente già pesantemente penalizzata per altre faccende.
Educazione
Educazione e formazione vengono spesso utilizzati come sinonimi tuttavia i due termini non sono completamente sovrapponibili. Per educazione, infatti, si intende il processo di sviluppo delle facoltà fisiche, intellettive e morali che riguarda principalmente i giovani in età evolutiva, mentre la formazione si riferisce all’affinamento di determinate competenze e capacità rivolto in modo più specifico agli adulti, particolarmente presente in ambito lavorativo.
Esiste una differenza sostanziale tra istruzione ed educazione. Mentre l’istruzione, infatti, tenta di “mettere dentro” la testa del ragazzo qualche cosa: contenuti, fatti, nozioni, l’educazione, al contrario, vuole aiutare il ragazzo a tirare fuori, si ricorda che educare viene da ex-ducere, quanto porta dentro di sé: qualità personali, caratteristiche, esperienze, esigenze, sogni, aspirazioni. È chiaro che siamo di fronte a due modi diametralmente opposti di intendere il ragazzo (da una parte lo si intende come un otre, dall’altra come una persona), la scuola e la funzione del docente il cui intervento, nel caso dell’educazione, non può essere e rimanere asettico. Nell’attività basata sull’istruzione il docente si limita ad illustrare i contenuti che il ragazzo, con lo studio e l’applicazione, deve fare propri. Nel caso dell’educazione, invece, al docente spetta un ruolo molto più impegnativo e coinvolgente. L’attività educativa è molto più impegnativa e coinvolgente in quanto chiama in causa tutta la persona del docente perché deve portare all’acquisizione di atteggiamenti e comportamenti, evenienza che può verificarsi solo con un esempio costante ed efficace da parte degli adulti.
Nel processo educativo, infatti, il docente, se vuole guadagnare la necessaria legittimazione, deve impegnarsi a creare ed a gestire adeguatamente un canale comunicativo preferenziale connotato da grande empatia con ogni singolo alunno che gli viene affidato. Deve sforzarsi di entrare in profonda sintonia con il ragazzo al fine di penetrare nel suo animo e farsi accogliere come persona con i suoi pregi ed i suoi difetti.
È solo attraverso l’educazione, inoltre, che all’individuo possono essere trasmessi i valori e le regole di comportamento condivisi nel gruppo sociale di cui fa parte. In questa opera, per ottenere buoni risultati, bisogna che il docente operi in stretta vicinanza e relazione con la famiglia, al fine di concordare lo stesso linguaggio, le stesse priorità e la stessa gerarchia di valori. A seconda della cultura dominante nella comunità di riferimento cambieranno i valori e i metodi di trasmissione di questi stessi valori.
Per sua natura e per le finalità che si prefigge, l’educazione richiede metodi attivi – mentre per l’istruzione vanno bene metodi passivi e trasmissivi – centrati sulla partecipazione e sul coinvolgimento dello studente, chiamato ad essere il vero protagonista del processo educativo.
Formazione
Con tale termine ci si dovrebbe riferire alle attività volte allo sviluppo di nuove capacità e abilità nella persona adulta, in special modo nell’ambito lavorativo. Nel mondo del lavoro, in particolare in questa società che cambia con forse eccessiva rapidità, è aumentata la domanda di programmi formativi, formali ma ancor di più non formali, finalizzati all’acquisizione di specificità professionali.
In prima istanza potremmo affermare che l’educazione è un investimento sullo studente – bambino, ragazzo, adolescente – che si affaccia alla vita, mentre la formazione è più imperniata sull’adulto che deve essere sempre al passo dei tempi in ambito lavorativo. In tal senso, la formazione diviene un vero e proprio investimento sul “capitale umano” dell’impresa, i cui frutti sono visibili sia sul breve periodo, come aumento della produttività, che sul lungo periodo, come sviluppo del potenziale. Tale orientamento di pensiero è presente anche nella scuola, non a caso si parla di istituti di formazione professionale in cui la componente operativo-strumentale viene privilegiata sulla componente prettamente culturale. La formazione non è una semplice trasmissione di nozioni specialistiche, ma un processo il cui ruolo è fondamentale lungo tutto l’arco di vita della risorsa umana. Il sistema scolastico ha recepito in parte tale esigenza con l’alternanza scuola-lavoro prevista per il triennio terminale del secondo ciclo. Lo Stato ha anche previsto una “formazione inziale” per i giovani con il servizio civile universale. Anche la scuola del primo ciclo, però, si occupa, seppure in maniera indiretta, di creare le premesse per dare gli strumenti necessari ad entrare nel mondo del lavoro con attività quali i lavori di gruppo o con l’approccio pedagogico del service learning per promuovere e potenziare le competenze sociali e relazionali.
È innegabile, comunque, che la sovrapposizione tra educazione e formazione è molto maggiore che non quella tra educazione ed istruzione. In effetti, il termine formazione richiama l’idea del dare una forma alla crescita del ragazzo o all’operatività del lavoratore. Tale forma può interessare vari aspetti della personalità. Infatti, si parla indifferentemente di educazione morale e di formazione morale, di educazione classica o scientifica e di formazione classica o scientifica, e gli esempi potrebbero continuare. In vari documenti normativi emerge la definizione della formazione come “processo di crescita culturale, sociale ed umana, considerando la persona come il risultato di esperienze di vita che ne plasmano il carattere, le inclinazioni, i comportamenti” (Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297). In questo senso, l’intreccio e la sovrapposizione tra formazione ed educazione sono ancora più evidenti, anche se l’educazione presuppone la crescita della persona nella relazione con l’altro e con la società.
Conclusioni
Le tre attività di cui ci siamo occupati – istruzione, educazione, formazione – non sono e non possono essere separate in modo completo e netto, ma tutte e tre concorrono al «pieno sviluppo della persona umana» richiesto dalla nostra Costituzione. Si tratta di dosare bene gli ingredienti per avere un prodotto di qualità, per fornire un servizio all’altezza dei tempi e delle esigenze degli individui, per fare in modo che i bambini, i ragazzi e gli adolescenti possano esprimere al meglio le loro potenzialità e progredire spediti nel loro percorso di vita. Non si vuole certo demonizzare l’istruzione perché rimane alla base dell’educazione e della formazione. L’educazione alla vita è una serie continua di scelte che, per essere efficaci, debbono essere consapevoli. Affinché le scelte che ci impone la vita siano effettivamente consapevoli, bisogna conoscere le alternative disponibili e questo può essere possibile sono con la conoscenza di fatti e di nozioni, cioè con una buona e completa istruzione. L’interpretazione di tali fatti e di tali nozioni e dei comportamenti e atteggiamenti conseguenti afferisce, invece, alla sfera dell’educazione. Le due attività – istruzione ed educazione – sono quindi legate dalla propedeuticità della prima nei confronti della seconda che, a sua volta, rappresenta un gradino più elevato ma che, comunque, non può fare a meno della prima.
Le competenze acquisite in seguito all’attività educativa, in special modo quelle trasversali (le life skills) sono di primaria importanza anche nella formazione. Oggi, durante un colloquio di lavoro, non vengono più richieste informazioni, nozioni e conoscenze, ma competenze sociali e relazionali, atteggiamenti e comportamenti improntati alla condivisione ed alla collaborazione.
Tutte queste considerazioni rafforzano l’affermazione e la consapevolezza che istruzione, educazione e formazione, pur non essendo sinonimi, sono attività strettamente connesse che non possono essere disgiunte l’una dall’altra, ma debbono essere amalgamate con cura sapiente.
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