Ipse dixit!

Ipse dixit!

29 Agosto 2021 0 Di giuseppe perpiglia

Nel disperato tentativo di fare ordine tra le mie carte, sempre più numerose e sempre più caotiche, mi è capitato tra le mani la bozza di un articolo scritta nel 2015 e che riporto quasi integralmente perché mi sembra ancora attuale.

Giorno 11 gennaio, domenica, alle ore 20:10, ero a tavola, e, come capita in tutte le famiglie italiane alla medesima ora, ascoltavo un telegiornale (mi sembra di ricordare fosse il TG5) nella tranquilla serenità di una serata festiva. Ad un certo punto ascolto il cronista che riferisce l’ultima sortita del ministro Brunetta Renato da Venezia: «… il figlio del tornitore della Ferrari è orgoglioso del lavoro del padre, cosa simile non può fare il figlio dell’impiegato del catasto o del professore». In realtà, non giurerei sulla fedeltà testuale della frase riportata ma sono pronto ad avallare ed a difendere in qualunque sede ed in qualunque contesto il senso di quanto ascoltato e riferito.

Confesso di essere rimasto alquanto basito e stranito non tanto dalla frase quanto dal fatto che un già ministro della Repubblica si esprimesse in tali termini verso una categoria, quella relativa al pubblico impiego, che regge la funzionalità e l’efficienza dello Stato, di quello stesso Stato che paga uno stipendio, sicuramente guadagnato, al “caro” ministro Brunetta ed ai suoi, numerosi, colleghi deputati e senatori.

Poi, dopo il tempo necessario a digerire l’amaro boccone rappresentato dall’essere additato al pubblico ludibrio e messo alla gogna mediatica ignorandone il motivo e la ragione, mi sono venute in mente alcune riflessioni ed alcuni ricordi personali. Ho ancora impresso nella mente l’enorme emozione che provai quando, una mattina di oltre cinquanta anni fa, mentre andavo a scuola, mi si accostò una FIAT 600, già abbastanza vissuta, e da essa una voce conosciuta mi invitò a salire offrendomi un passaggio. Era il mio professore di fisica! Più che sedermi, levitavo sul sedile di quella vecchia auto mentre il cuore batteva all’impazzata: ero al fianco del mio professore! Nella sua auto! Anni addietro, erano i leggendari anni ’60, il prestigio sociale di un docente era qualche cosa di indiscusso e di indiscutibile e sottintendeva una legittimazione al di sopra di ogni sospetto da parte di alunni, famiglie ed istituzioni.

Le varie “riforme” che si sono riversate sulla scuola e sulle spalle dei lavoratori della conoscenza hanno, poco per volta, minato la considerazione di cui i docenti godevano fino a permettere a chiunque di parlare e sparlare nei modi i più diversi, eccetto quello del rispetto.

Vorrei ora rispondere all’affermazione del ministro Brunetta Renato da Venezia. Prima, però, penso sia strumentale alla mia tesi riportare un’altra “perla” del nostro. Nella sua crociata contro i fannulloni, nel corso dell’estate del 2014, precisamente verso la fine di agosto, si è scagliato con tutta la sua possanza fisica contro coloro che, almeno a suo dire, pur di godere di un giorno di (sicuramente immeritata) vacanza, si recano a donare il sangue nei giorni feriali! Auguro di tutto cuore al ministro Brunetta, e con più vigore a tutti i cittadini, di non trovarsi mai nella poco piacevole condizione di necessitare di una trasfusione: sarebbe un vero dramma per lui e per tutti se la cosa dovesse capitargli in un giorno feriale!

Ma ritorniamo alla risposta di cui si diceva. A parte lo stipendio, in genere non solo guadagnato ma più propriamente sudato, le gratificazioni ai docenti vengono da tutti quei bambini, quei ragazzi, quei giovani e magari anche giovani adulti che aiutiamo o abbiamo aiutato a crescere e ad affrontare il percorso verso quella maturità che, anche grazie ad una classe politica sempre più spesso inconcludente, imbelle e litigiosa, diventa ogni giorno più difficile ed impervio. Potrà mai, il ministro Brunetta, provare la profonda ed intensa emozione che un docente vive quando un suo ex-alunno lo saluta non solo con la bocca, ma con gli occhi sorridenti e pieni di riconoscenza e, soprattutto, con il cuore? Eh sì che il ministro Brunetta Renato da Venezia è docente universitario! Ma non so se esercita oppure è esonerato per motivi di servizio.

Vorrei dire al ministro Brunetta Renato da Venezia ancora un’altra cosa. Molti sono i mestieri che si possono ‘fare’: si può fare il politico, si può fare anche il ministro ma non si può ‘fare’ il docente: docente bisogna esserlo e bisogna sentirsi tale fino in fondo! È una professione che, fuor di retorica, bisogna vivere, e vivere con tutto il proprio essere.

Non voglio certo fare nessun panegirico elegiaco della figura del docente perché so bene che anche nella categoria cui mi onoro di appartenere vi sono persone che ‘fanno’ i docenti ma che sono, probabilmente, ben altro rispetto a tale professione. Un po’ come accade, con le debite proporzioni, nella classe politica…

Un docente, però, anche se fa parte di quelli che il docente lo ‘fanno’, sa bene che non è moralmente lecito né efficacemente valido fare di tutta l’erba un fascio, sa che ogni persona è un’entità unica, sa che ad ognuno bisogna dare secondo le sue necessità e non generalizzare, atteggiamento che è molto più comodo e procura molta più audience, ma un tale comportamento puzza di populismo lontano un miglio. I voti e la considerazione sociale un politico se li dovrebbe guadagnare in ben altro modo…

Ritorniamo per un momento al tornitore della Ferrari ed all’inopinato confronto con il docente. Il tornitore della Ferrari, oltre alla sua professionalità ed all’amore per il suo lavoro, cioè alla sua dignità di uomo e di lavoratore, può fare affidamento su una struttura che enfatizza e porta a miglior compimento le sue capacità, le sue abilità e le sue competenze. Il docente, spesso, lavora in condizioni che definire non ottimali è solo un pietoso eufemismo.

Caro ministro Brunetta Renato da Venezia, se le va, si faccia un giro nelle varie scuole, soprattutto di questo nostro tanto bistrattato meridione, e potrà constatare di persona quanta sia vera l’affermazione che la scuola fa acqua da tutte le parti. Tanti sono, infatti, nelle giornate di pioggia, i contenitori di fortuna piazzati in punti strategici per raccogliere l’acqua che cade da soffitti che presentano molti più buchi della finanza pubblica. Venga a vedere e si renderà conto che fare una fotocopia per servizio è un’impresa di un certo rilievo, venga a vedere che molti docenti vestono indumenti che presentano segni evidenti di incontri ravvicinati con arredi non certo assimilabili a quelli presenti in Ferrari o nelle stanze della politica.

Il presidente Einaudi, per la sua prima visita ufficiale negli Stati Uniti, si fece rivoltare l’unico cappotto che aveva, per non pesare sulla finanza pubblica: conosceva questo episodio, ministro?

Caro ministro Brunetta Renato da Venezia, prima di sparare sul mucchio sarebbe cosa buona e giusta mettersi una mano sulla coscienza ed adoperarsi per sanare le tante situazioni di spreco che vigono, non solo nella politica grazie ad incarichi “di cortesia” ad amici e ad amici degli amici; adoperarsi con costanza ed efficacia per risanare tutte quelle situazioni che creano disagio a molti impiegati della pubblica amministrazione che svolgono il loro lavoro con serietà e professionalità adeguate, spesso senza stare a guardare ed a pesare con il bilancino se quanto fanno è previsto dal contratto di lavoro o meno.

Per concludere, aggiungo solo che il modo migliore per meritare il rispetto è quello di riconoscerlo agli altri.

L’articolo è del 2015, ma la situazione non è certo cambiata e se lo ha fatto, lo ha fatto in peggio. Abbiamo una classe politica sempre più ripiegata su sé stessa e sulle proprie beghe interne: equilibri di potere, gestione simil-personale delle risorse, sempre maggiore distanza dalla vita pulsante del Paese…

Una semplice osservazione. Per essere inserito nella funzione docente è richiesta una laurea, per fare il ministro basta un adeguato numero di voti, da qualunque parte ed in qualunque modo arrivino. Non sono richieste competenze specifiche, anzi a volte sono addirittura controproducenti. Caro Ministro Brunetta Renato da Venezia, prima di profferire frasi di tale gravità, pesi adeguatamente le parole e consideri le eventuali conseguenze. La categoria dei docenti e degli impiegati del catasto sono, nella grande maggioranza, persone per bene che cercano di svolgere al meglio il loro lavoro e se ciò non dovesse accadere, sta alla classe politica controllare e prendere i correttivi necessari. In politica, come nella scuola e nella vita, la valutazione è importante perché ci permette di migliorare continuamente. E nella scuola la valutazione è un momento importante. Nella politica non so!

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