
L’apprendimento significativo
In campo educativo ben poco futuro hanno, ormai, gli interventi finalizzati al mero trasferimento di informazioni che vede l’alunno semplice fruitore di un servizio. Ogni progetto educativo che voglia essere efficace deve coinvolgere i ragazzi nella totalità delle loro persone, come tali immersi nella complessa rete di relazioni che connota ogni comunità umana. Le relazioni socio-affettive determinano in modo decisivo lo stato di benessere e, quindi, anche il processo di apprendimento. Purtroppo, con frequenza tanto eccessiva quanto inopportuna, la scuola continua a ignorare questa componente restando ancorata ad una eccessiva e fuorviante attenzione ai successi ed ai fallimenti dei ragazzi sul piano prettamente cognitivo.
Nell’attuale società disgregata e liquida, per usare la visione introdotta da Zigmunt Bauman, il ragazzo non ha più punti di ancoraggio, non ha più certezze, non ha più muri contro cui sbattere e limiti con cui confrontarsi, non trova interlocutori validi a cui fare riferimento. Sono venuti meno adulti autorevoli a cui fare riferimento. Ne consegue che il ragazzo si trova a vivere spesso una situazione di disagio basata sull’impossibilità di un’efficace comunicazione interpersonale, di un confronto arricchente. Tale situazione provoca, a sua volta, chiusura ed insicurezza per cui si tende ad evitare l’incontro con l’altro, venendosi, in tal modo, ad instaurare un circolo vizioso che si autoalimenta.
Per uscire da tale spirale che si riflette su tutte le attività dell’alunno-persona, quindi quelle inerenti l’ambito scolastico ed il processo di apprendimento, proprio la scuola dovrebbe farsi carico di perseguire in modo prioritario i seguenti obiettivi:
- favorire l’ascolto reciproco, non solo tra docente ed alunno ma anche e soprattutto tra alunni;
- promuovere, favorire e potenziare le capacità relazionali dei ragazzi;
- favorire la conoscenza reciproca e, quindi, attivare e stimolare atteggiamenti di apertura, di collaborazione e di condivisione tra i vari soggetti coinvolti nel processo di insegnamento-apprendimento.
- promuovere un clima inclusivo che possa permettere e favorire l’integrazione effettiva di tutti i componenti della classe;
- favorire il processo di costruzione dell’identità personale di tutti e di ciascuno ed il potenziamento di un’adeguata autostima.
Gli obiettivi appena elencati necessitano di un’attività efficace nel campo dei sentimenti e delle relazioni e queste, a loro volta, devono essere finalizzate ad incrementare la capacità di stare e di comunicare con gli altri.
In questo campo la norma è chiara, infatti essa elenca le finalità educative appresso elencate che, per quanto riferite all’istruzione secondaria di I grado, possono essere applicate a tutte le scuole di ogni ordine e grado. La scuola è decisamente invitata ad accogliere ed a valorizzare le diversità individuali, ivi comprese quelle derivanti dalle diverse abilità ed a promuovere, con le proprie attività educative per uno sviluppo progressivamente sempre più organico delle consapevolezze. A tal fine la scuola deve improntare la sua opera verso le seguenti finalità per cui deve connotarsi come una:
- scuola dell’educazione integrale della persona: il sapere (le conoscenze) e il fare (le abilità) come occasioni per sviluppare armonicamente la personalità in tutte le dimensioni (etiche, religiose, sociali, intellettuali, affettive, operative, ecc);
- scuola che colloca nel mondo: aiuta lo studente a trasformare le conoscenze e le abilità in competenze personali al fine di una piena integrazione nella società contemporanea;
- scuola orientativa: il carattere orientativo è intrinseco allo studio delle discipline e alle attività interdisciplinari. La scuola mira all’orientamento di ciascuno, favorisce l’iniziativa del ragazzo per il suo sviluppo fisico, psichico e intellettuale, lo aiuta a conquistare la propria identità e rivendicare il proprio ruolo sociale, culturale, professionale;
- scuola dell’identità: ascolto, aiuto, gestione positiva dei problemi, strumenti culturali e attenzione al singolo accompagnano il preadolescente nella sua maturazione globale fino alle soglie dell’adolescenza;
- scuola della motivazione e del significato: aiuta a radicare conoscenze e abilità utilizzando le modalità più motivanti e diversificate;
- scuola della prevenzione del disagio e del recupero dello svantaggio: la lettura precoce dei bisogni e dei disagi consente alla scuola ed alla famiglia di intervenire prima che gli stessi si trasformino in malessere conclamati e disadattamenti;
- scuola della relazione educativa: la relazione educativa, pur nella naturale asimmetria dei ruoli e delle funzioni tra allievo e docenti contribuisce a sviluppare l’accettazione e la cura dell’altro.
In questo contesto il docente deve stare sullo sfondo, deve evitare di assumere un ruolo centrale e non deve accentrare l’attenzione su di sé. Deve limitarsi a porre le giuste domande-stimolo ed a favorire la comunicazione astenendosi dal mettere in atto interventi valutativi. La sua attenzione deve essere maggiore su quei ragazzi che tendono ad isolarsi ed a non partecipare alla vita della classe.
Il docente deve essere pronto a rivedere il suo ruolo, dovrebbe, infatti, comportarsi come tutor e come coordinatore. Come tutor dovrebbe:
- rendere consapevoli gli allievi di ciò che loro si chiede;
- progettare in successione organica, insieme ai docenti responsabili dei vari laboratori, momenti di lavoro differenziato tra gruppo classe, gruppi di livello, di compito o elettivi;
- sostenere affettivamente gli allievi accogliendoli, incoraggiandoli, motivandoli ed aiutandoli nel percorso formativo;
- confrontarsi con i ragazzi, ascoltandoli, rassicurandoli, mediando e contenendo emozioni e tensioni;
- confrontarsi periodicamente con le famiglie, ascoltando problemi, richieste e proposte;
- illustrare ad allievi e famiglie i traguardi che si intende raggiungere;
- individuare le potenzialità dell’allievo e facilitandone il riconoscimento da parte dello stesso;
- entro una prospettiva di carrer education, orientare gli allievi circa i laboratori da frequentare ed il successivo corso di studi da intraprendere.
Nella sua veste di coordinatore, invece, dovrebbe:
- curare gli orari e le relative modifiche;
- organizzare unitariamente e coordinare i percorsi formativi per gli studenti;
- adattare in itinere i percorsi formativi;
- coordinare la propria attività con quella dei colleghi;
- coordinare l’equipe pedagogica che entra in contatto gli alunni;
- favorire la comunicazione l’integrazione fra colleghi, ad esempio, mettendo in circolo le programmazioni, promuovendo gli incontri e le collaborazioni interdisciplinari.
Nelle nostre aule si fa ancora fatica a considerare nella giusta luce la componente affettiva in tutta la sua efficacia per la crescita personale e per la maturazione umana dei ragazzi, preferendo, magari in assoluta buona fede, rimanere ancorati all’aspetto cognitivo tal quale. Non si è ancora acquisita la consapevolezza della grande influenza che la componente affettiva è in grado di esercitare anche sull’apprendimento.
L’uomo non è fatto solo di nozioni, di informazioni e di razionalità, al contrario la sua parte più caratteristica e fondante è proprio quella legata all’affettività ed ai sentimenti. È proprio il sentire intimo, l’insieme dei propri sentimenti che ci spinge ad esperire i comportamenti che mettiamo in essere, per cui, se vogliamo modificare i comportamenti, dobbiamo agire sulla sfera affettiva e relazionale.
Diciamo una banalità, ben consci di dirla, affermando che la scuola è finalizzata all’apprendimento. Bisogna, però, intendersi su quale tipo di apprendimento essa voglia puntare.
Sin dalla sua nascita la scuola italiana, e non solo, ha perseguito e finalizzato la sua azione all’apprendimento meccanico o letterale, basato sulla semplice memorizzazione di dati. In tale ottica, il sistema di istruzione era pensato per favorire l’apprendimento di dati, formule o nomi privi di significato. Viene in mente la metafora della ben fatta propalata da Edgar Morin.
Da ormai diversi anni, la pedagogia ci invita a perseguire l’apprendimento significativo, che è ben altra cosa.
L’apprendimento significativo, infatti, è quel tipo di apprendimento che consente di dare un senso alle conoscenze, permettendo l’integrazione delle nuove informazioni con quelle già possedute e l’utilizzo delle stesse in contesti e situazioni differenti, sviluppando la capacità di problem solving, di pensiero critico, di meta-riflessione e trasformando le conoscenze in vere e proprie competenze.
L’apprendimento significativo è essenzialmente un apprendimento relazionale ed è legato alle conoscenze e alle esperienze di cui ogni alunno-persona è portatore. Esso porta e comporta ad una modifica nell’integrare la nostra rappresentazione della realtà. Non sono semplicemente dati memorizzati, ma una struttura concettuale su come vediamo e interpretiamo la realtà che ci circonda.
Un aspetto chiave di questo tipo di apprendimento è la relazione ciclica tra la nostra struttura concettuale (o i nostri schemi) e la percezione della realtà materiale. Osserviamo la realtà materiale e, grazie alla nostra conoscenza e ai precedenti schemi (cioè la pregressa cornice concettuale), ne costruiamo una rappresentazione. Costruendo una rappresentazione della realtà, questa viene incorporata nel nostro quadro concettuale; modificando o integrando le nostre conoscenze e i nostri schemi. In questo modo, le rappresentazioni incorporate influenzeranno la creazione di nuove rappresentazioni, creando così un ciclo “rappresentazione – nuovo quadro concettuale – rappresentazione”.
Questo cambio di paradigma non può certo essere esente dall’avere implicazioni nell’insegnamento. Come detto precedentemente, l’attuale sistema educativo è agito quasi completamente per favorire l’apprendimento meccanico o letterale, facendo sì che gli studenti imparino dati, formule o nomi privi di significato. Questo stato di cose è favorito anche da un sistema di valutazione basato su prove oggettive. Per superare gli esami, infatti, non è necessario un apprendimento significativo e se ciò che si cerca è ottenere un buon voto, l’apprendimento meccanico darà risultati migliori con meno sforzo. Paradossalmente, chi cerca di comprendere a fondo l’argomento si sente scoraggiato o non riesce a capire perché ottiene risultati peggiori degli altri.
David Ausubel ha proposto i seguenti principi che l’insegnamento dovrebbe seguire per raggiungere un apprendimento significativo da parte degli studenti:
- Tenere in considerazione le conoscenze precedenti. L’apprendimento significativo è relazionale, la sua vastità dipende dalla connessione tra nuovi contenuti e conoscenze precedenti.
- Fornire attività che possano suscitare l’interesse dello studente. Spinto da un più alto interesse, lo studente sarà più disposto a integrare le nuove conoscenze nel suo quadro concettuale.
- Creare un clima armonioso in cui lo studente si senta fiducioso nei confronti del professore. È essenziale che lo studente veda nell’insegnante una figura che infonde sicurezza in modo che non rappresenti un ostacolo nel suo apprendimento.
- Fornire attività che consentano allo studente di commentare, scambiare idee e discutere. La conoscenza deve essere costruita dagli studenti stessi; sono loro che, attraverso la loro struttura concettuale, devono interpretare la realtà materiale.
- Spiegare attraverso gli esempi. Gli esempi aiutano a comprendere la complessità della realtà e ad ottenere un apprendimento contestualizzato.
- Guidare il processo cognitivo di apprendimento. Essendo un processo in cui gli studenti sono liberi di costruire la conoscenza, può succedere che commettano errori. È compito dell’insegnante supervisionare il processo e fungere da guida.
- Creare un apprendimento situato nell’ambiente. Tutta l’educazione avviene in un contesto sociale e culturale, è importante che gli studenti capiscano che la conoscenza è di carattere costruito e interpretativo. Capire il perché delle diverse interpretazioni aiuterà a costruire un apprendimento significativo.
Possiamo facilmente intuire che l’impegno per un modello in cui predomina un apprendimento significativo richieda molte più risorse. Il prezzo è molto più alto rispetto alla modalità di apprendimento letterale o superficiale, che è molto più comune nelle scuole attuali. Tuttavia, la vera domanda è: “Quale tipo di apprendimento?” Alla quale deve seguirne un’altra: “In fondo, qual è davvero il più costoso?”.
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