
Progettazione per competenze e UdA
Le finalità del sistema scolastico italiano sono spalmate su un orizzonte temporale molto ampio e, proprio come l’orizzonte, si allontanano man mano che si procede verso di esse. Non è un caso, infatti, che da qualche decennio si è affermato il concetto di life long learning, cioè apprendimento per tutta la vita. Con il passare degli anni, infatti, le esigenze dell’individuo e della società sono cambiate, sono cambiate le conoscenze a disposizione e quelle richieste semplicemente per vivere armoniosamente inseriti nella società. Si pensi all’introduzione dell’informatica ed a tutte le rivoluzioni a cui ci ha costretti ed a cui ci costringe giorno per giorno.
Le finalità verso cui la scuola deve tendere, bisogna che siano finalità alte, rigorose ed esigenti, non ci si può e non ci si deve accontentare di fini modesti, di fini senza un respiro ampio, bisogna sempre puntare in alto, oltre i limiti individuali, per ché vi sia una crescita effettiva e reale. È chiaro, però, che mete molto ambiziose tendano ad ampliare a dismisura i contenuti da proporre e le attività da porre in essere, mentre il tempo scuola rimane sempre lo stesso. Per non disperdere le proprie energie in mille rivoli senza costrutto e per permettere un monitoraggio più puntuale e più preciso delle attività svolte sono state introdotte le “Unità di Apprendimento”, forse meglio note con l’acronimo UdA.
In origine furono utilizzate le Unità didattiche (UD), caratterizzate dalla focalizzazione su una parte dei contenuti previsti nella programmazione annuale e centrate sull’insegnamento. La loro funzione era quella di parcellizzare i contenuti in blocchi chiusi o, per utilizzare un termine relativo all’aeronautica, in diverse scatole nere, con una struttura ben definita tanto nella forma quanto nei contenuti e tra loro interconnesse in una precisa gerarchia su base temporale.
Le conquiste della ricerca pedagogica hanno spostato l’attenzione dall’insegnamento all’apprendimento e dai contenuti disciplinari verso le competenze, sia disciplinari sia trasversali. Quest’ultimo cambio di paradigma si è reso necessario come conseguenza della globalizzazione sempre più pervasiva. Il focus è stato spostato dal famigerato programma alla persona che apprende.
Tali acquisizioni pedagogiche hanno reso obsolete, sorpassate ed inutili, anzi per certi versi addirittura dannose, le UD che, infatti, sono state soppiantate dalle UdA, le Unità di Apprendimento.
Il principio di fondo, ma le somiglianze iniziano e finiscono qui, è lo stesso delle UD: parcellizzare il lavoro complessivo in parti più facilmente gestibili ma tali da ricomporre, come le tessere di un puzzle, un quadro complessivo che viene progettato e programmato all’inizio di anno scolastico. Anche questo, a sua volta, può essere interpretato come una parcellizzazione di tutto il percorso previsto per quel dato ordine di scuola e che, a sua volta, è solo un tratto del percorso previsto dal sistema scolastico nazionale che ha una durata di ben tredici anni. In effetti, oggi bisogna compilare un documento importante per ogni istituzione scolastica: il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, che amplia l’orizzonte da un anno (POF) ad un triennio.
Le UdA, nel loro piccolo, hanno tutte le caratteristiche che ritroviamo nel progetto e nel programma. Hanno, infatti bisogno di definire un punto di partenza in modo preciso e puntuale, che abbia una struttura, delle finalità e degli obiettivi cognitivi e formativi altrettanto definiti. Ogni UdA, inoltre, deve poggiare su infrastrutture e risorse materiali ed immateriali chiare e definitive, così come chiare e definitive devono essere le competenze di docenti ed alunni.
Prima di proseguire penso sia molto opportuno condividere una delle tante definizioni di UdA: «Una Unità di apprendimento è un’occasione didattica significativa per gli allievi, che tiene conto della unitarietà del sapere e non si limita alla sola trasmissione di conoscenze e abilità disciplinari, ma tende alla formazione integrale della persona, sviluppando competenze (trasversali e disciplinari) attraverso l’utilizzo di una didattica laboratoriale. L’UA pone il ragazzo al centro dell’azione didattica e, richiedendo la sua partecipazione attiva, in modo individuale o in gruppo, favorisce la costruzione personale delle conoscenze; inoltre, ricorrendo ad attività e strumenti diversificati, anche innovativi e tecnologici, consente la personalizzazione dell’apprendimento. Nella realizzazione concreta di una UdA si richiede una continua attenzione ai processi di apprendimento dei ragazzi e una notevole flessibilità per riadattare il percorso in itinere in base alle risposte degli allievi e alle opportunità di approfondimento e/o ampliamento che si potrebbero presentare»[1].
Le UdA vanno monitorate con buona frequenza e devono svolgersi in tempi che non siano né troppo brevi, né troppo lunghi. Nel primo caso, infatti, lo scarso tempo a disposizione non permetterebbe di raggiungere pienamente gli obiettivi previsti per cui bisognerebbe scendere a compromessi che potrebbero rendere inefficace la loro funzione ed il lavoro del docente. Nel secondo caso, invece, la loro ampiezza farebbe venir meno la loro stessa ragion d’essere, introducendo quale elemento di disturbo l’eccessiva diluizione temporale degli obiettivi e delle finalità.
Le UdA hanno ragione di esistere perché il focus attentivo delle metodologie didattiche è passato dalle conoscenze alle competenze e dall’insegnamento all’apprendimento. L’acquisizione delle competenze è il risultato di un processo che richiede tempo. Tanto l’acquisizione quanto la valutazione delle competenze hanno bisogno di essere esperite nel reale, hanno cioè bisogno di un compito di realtà. Per una valutazione autentica delle competenze bisogna che i ragazzi vivano esperienze reali stimolati, esperienze che vengano vissute agli alunni in prima persona.
Per proporre i compiti di realtà, però, bisogna creare una scenografia strutturata in cui possa dipanarsi il processo di acquisizione della competenza selezionata. Questo processo limitato nel tempo prende il nome di UdA, Unità di Apprendimento.
Ogni UdA andrà progettata prendendo come finalità l’acquisizione di una sola competenza che viene indicata come competenza primaria. Le competenze, però, non presentano limiti netti e precisi, ma, al contrario, si sfrangiano l’una nell’altra, per cui perseguendo una competenza se ne coinvolgeranno, in modo più o meno indiretto, anche altre.
Da quanto detto si evince facilmente la ragione per stilare le UdA. Esse permettono, infatti, di perseguire in modo più precipuo ed efficace. Ogni UdA, però, si proporrà anche obiettivi cognitivi e formativi, collegati alla competenza primaria, che vanno a dare ulteriore corpo e senso al processo formativo.
Le UdA rappresentano quasi una necessità inderogabile quando di decide di progettare per competenze. Potremmo assimilare le competenze alle cripto-valute oggi alquanto famose. Queste ultime rappresentano dei valori economici immateriali, spendibili ovunque, in qualsiasi nazione del mondo. Valori che non riconoscono barriere geografiche, politiche o economiche. In campo socio-educativo le competenze si comportano allo stesso modo. Esse rappresentano, infatti, dei valori formativi, quindi immateriali, che possono essere spesi in tutte le lingue ed in tutte le culture.
Le UdA, in base alla loro architettura progettuale, possono essere distinte in disciplinari, multidisciplinari, interdisciplinari e transdisciplinari. Le UdA disciplinari afferiscono ad una singola disciplina e sono quelle più facili da progettare e da realizzare, ma portano a risultati meno esaltanti. Per dire delle altre tre tipologia serva un breve preambolo. Ogni forma di sapere è caratterizzata da sei aspetti che, in ordine crescente di complessità, sono:
- La conoscenza che riguarda gli oggetti dell’apprendimento;
- Il linguaggio cioè il modo di comunicare gli oggetti della conoscenza;
- L’ermeneutica che concerne l’interpretazione del senso e del significato profondo delle discipline;
- L’inquisività che è la caratteristica legata alla ricerca della verità;
- L’euristica la cui funzione è la formulazione di ipotesi;
- L’estetica che concerne il modo di porsi di una disciplina.
A questo punto è possibile parlare e specificare le tre tipologie di UdA cui abbiamo accennato poco sopra.
UdA multidisciplinare un argomento curriculare afferente ad una data disciplina riceve un apporto mono-cognitivo, cioè di conoscenza e di linguaggio, da altre materie affini, appartenenti, quindi, allo stesso ambito disciplinare.
UdA interdisciplinare questa seconda tipologia di UdA si realizza quando un argomento o un qualsiasi altro oggetto di ricerca extracurriculare riceve un apporto mono-cognitivo e metacognitivo, quindi di conoscenze e di linguaggio, ma anche relativo all’ermeneutica ed all’inquisività, da altre discipline, affini o meno che siano.
UdA transdisciplinare questo ultimo tipo di trasversalità nel suo realizzarsi si rivolge in modo praticamente esclusivo ad un oggetto di ricerca extra curriculare, in quanto gli argomenti curriculari sono eccessivamente sistematizzati e lasciano poco spazio alla trasversalità di un così alto livello. Un’UdA transdisciplinare si realizza quando un oggetto di ricerca extracurriculare riceve un apporto mono-, meta-cognitivo e fanta-cognitivo da altre discipline.
Ogni singola UdA, specialmente se inter- o trans-disciplinare, deve essere strutturata come una pista di lavoro ed offrire spunti di attività legate a chiari riferimenti valoriali e culturali.
L’UdA non va intesa come un simulacro che, una volta stilata, diventa, ipso facto, immodificabile. Essa, nel suo svolgersi, va adattata via via al contesto per renderne maggiormente efficace l’azione didattica e formativa. L’UdA, qualunque sia la sua tipologia, deve essere preceduta da un incontro del Consiglio di Classe per condividere le competenze trasversali da promuovere, ricavate dai documenti ministeriali vigenti. La condivisione degli interventi previsti offre molteplici vantaggi:
- offre ai ragazzi occasioni di lavoro più significative e più motivanti;
- evidenzia gli stretti legami tra discipline diverse e come le conoscenze e le abilità apprese in ambiti diversi possano concorrere alla realizzazione di uno stesso compito;
- consente di scegliere un prodotto finale più complesso e favorisce il reale sviluppo e la messa in campo di competenze trasversali.
A questi vantaggi bisogna aggiungere anche l’effetto di coesione nei riguardi del Consiglio di Classe e, opportunamente gestiti, anche dell’intero corpo docente. La maggiore coesione dei docenti fa sì che sia più facile rivolgersi ai ragazzi con un linguaggio condiviso che, come tale, è molto più efficace. Ancora, un corpo docenti che operi nella stessa direzione ed utilizzi, per come detto, lo stesso linguaggio rende più incisiva l’azione della scuola sullo sviluppo integrale della persona.
Sarebbe molto utile conservare le varie UdA in un faldone, suddividendole per tipologia, transdisciplinari, interdisciplinari, multidisciplinari e per singola disciplina, in modo da costituire un archivio che possa servire da punto di riferimento per gli anni successivi. Capisco la grande utilità del “copia ed incolla” dovuta al sistema operativo di Bill Gates, ma non bisogna abusarne, nel senso che è lecito prendere spunto dalle UdA degli anni precedenti, però diventa necessario adeguarle alle mutate condizioni ed ai nuovi alunni. L’insegnamento è un’attività in continuo divenire che non può essere standardizzata se non per grandi linee.
In una qualsiasi UdA, il punto di incontro tra le varie discipline è rappresentato come già detto, dalle competenze trasversali. Ogni UdA sarà caratterizzata dalla
competenza prevalente che si intende perseguire e che sarà scelta tra:
- le otto competenze chiave per l’apprendimento permanente proposte dal Parlamento europeo e dal Consiglio europeo del 22 maggio 2018;
- le competenze indicate nel Profilo in uscita dello studente o nei Traguardi di competenza disciplinari delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione.
Gli obiettivi di apprendimento, invece, è bene che siano piuttosto limitati. In particolare, si sceglieranno due o tre obiettivi di apprendimento irrinunciabili, tratti dalle Indicazioni, che indicano le conoscenze e le abilità disciplinari da potenziare.
Andando ancora più a fondo nell’elencazione specifica, troviamo gli obiettivi formativi. Essi rappresentano la riformulazione degli obiettivi di apprendimento ritenuti indispensabili per lo sviluppo della competenza attesa in una specifica UdA. Negli obiettivi formativi le conoscenze e le abilità richieste vengono contestualizzate anche in relazione alla classe e formulate in modo da essere verificabili.
Qualunque sia l’organizzazione e la strutturazione dell’UdA, non bisogna dimenticare che essa deve essere basata sulle attività laboratoriali e, quindi, sull’operatività degli alunni. Bisogna proporre un percorso didattico concreto, avente al centro “cosa l’alunno deve fare” e “come lo deve fare”, individualmente, in gruppo o a classe intera. Il percorso proposto deve portare l’alunno alla scoperta di conoscenze significative e all’acquisizione di abilità e competenze.
La descrizione delle attività deve essere articolata in fasi, con indicazione dei tempi e dei materiali necessari, bisogna cioè creare un cronoprogramma abbastanza dettagliato. Non si può derogare dal monitorare in itinere il lavoro, allo scopo di intervenire prontamente, se necessario, nei momenti problematici.
Una fase adeguatamente lunga delle attività laboratoriali deve essere dedicata alla realizzazione del prodotto finale che rappresenta la logica conclusione del percorso e che rappresenta anche ciò che gli altri vedono e ciò che gratifica i ragazzi.
In conclusione, progettazione ed UdA sono fatti l’una per l’altra nel senso che si completano offrendo all’alunno un percorso di apprendimento significativo e stimolante.
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e-book gratuiti: Oltre la conoscenza: l’essere – Curricolo ed UdA – Il curricolo verticale alla luce delle Indicazione 2012
[1] Da Lavorare per Unità di apprendimento, ecco perché dovresti farlo di Orazio Branciforti, Carla Sacchi, Martina Bocchi, dal sito https://www.tuttoscuola.com/lavorare-unita-apprendimento/