Le intelligenze multiple – 2

Le intelligenze multiple – 2

22 Febbraio 2021 0 Di giuseppe perpiglia

Prima parte

Intelligenza Esistenziale “Pensare alle questioni etiche ed esistenziali”

È quell’intelligenza che induce a riflettere sui grandi temi come il significato della vita e della morte, le esperienze più profonde dell’umanità, il destino ultimo del mondo. Rappresenta innanzitutto la capacità di osservarsi, di guardarsi dentro e riconoscersi nei mille ed uno personaggi che ogni giorno mettiamo in scena nel nostro teatrino della vita. Rappresenta la capacità di riflettere consapevolmente sui grandi temi della speculazione teoretica, come la natura dell’universo e la coscienza umana, e di ricavare da sofisticati processi di astrazione delle categorie concettuali che possano essere valide universalmente.

Intelligenza Interpersonale “Avere successo nelle relazioni con gli altri”

È l’intelligenza che ci permette di comprendere gli altri, le esigenze, i desideri e le paure altrui. Ci permette di trarre vantaggio da rapporti personali per creare situazioni a noi favorevoli. Riguarda anche la capacità di promuovere modelli sociali e personali vantaggiosi e più genericamente in quanti possiedono spiccata empatia e abilità di interazione sociale. L’intelligenza interpersonale permette di interagire con gli altri in modo efficace. Chi la possiede impiega le sue capacità empatiche per entrare in sintonia con gli altri, comprenderne i timori, i sentimenti e le esigenze. Essa guarda verso l’esterno, al comportamento, ai sentimenti, alle emozioni e alle motivazioni di altri individui (una sorta di capacità di “empatia” verso il prossimo). Un alunno con intelligenza interpersonale è abile costruttore di relazioni, si fa spesso mediatore in dispute, sa comprendere gli altri, fa prevalere il desiderio di socializzazione e di interazione e, di conseguenza, ha molti amici, sa coltivare le amicizie, socializza con facilità, cerca attività extra-scolastiche in cui inserirsi, si adatta bene alla vita di gruppo, ama i giochi di gruppo e di società ed è portato a sviluppare empatia verso gli altri.

Intelligenza Intrapersonale Riflettere sui propri sentimenti, umori e stati mentali”

È la capacità che ci permette di capire meglio noi stessi, di accorgerci delle nostre esigenze, di vivere felici e in pace con il nostro io. Ci fa immedesimare in ruoli e situazioni, ci permette di capire meglio la nostra personalità e ci fa intervenire sul nostro carattere per diventare ciò che vogliamo. Riguarda la capacità di comprendere la propria individualità, di saperla inserire nel contesto sociale per ottenere risultati migliori nella vita personale, e anche di sapersi immedesimare in personalità diverse dalla propria. È considerata da Gardner una “fase” speculare dell’intelligenza interpersonale, laddove quest’ultima rappresenta la fase estrospettiva. È la capacità, quindi, di comprendere a fondo se stessi, individuare i propri pensieri e sentimenti e sfruttarli per ottenere risultati migliori nella vita individuale. Fa riferimento alla conoscenza intima delle proprie pulsioni interne, delle proprie emozioni e moti affettivi. Essa implica, anche, la capacità di classificare e discriminare i propri sentimenti, definendoli attraverso un sistema simbolico elaborato (ciò che oggi, definiremmo “Intelligenza Emotiva”). Un alunno con Intelligenza Intrapersonale ha una forte personalità che però non mette in relazione con gli altri, ma che preferisce tenere in isolamento, optando per attività di tipo individualistico: un hobby, un diario. Prevale un senso di sé profondo che induce alla meditazione solitaria. I suoi atteggiamenti privilegiati, dunque, potrebbero essere: mostrare senso di indipendenza, formulare opinioni categoriche, sembrare chiuso in un suo mondo interiore, possedere un profondo senso di autostima, coltivare un hobby personale, non seguire le mode, prediligere il lavoro individuale.

Le acquisizioni teoriche devono portare ad un cambiamento del nostro modo di fare e di agire in classe, nel nostro quotidiano lavoro di insegnamento. Se necessario, dobbiamo avere la forza, il coraggio e la determinazione di buttare alle ortiche tutta l’esperienza acquisita ed invertire la rotta verso la meta che sembra maggiormente efficace. Bisogna dimenticare ed aborrire la cultura del si è sempre fatto così in special modo nel campo educativo, ed essere sempre pronti ed aperti al cambiamento migliorativo.

L’educazione non è certo una scienza esatta, né lo sarà mai. Essa è una scienza alla ricerca continua di certezze che non potrà mai trovare. Il maggior nemico di qualsivoglia processo educativo e/o didattico è la ricerca di una qualche formula magica, di una qualche panacea capace di portare ad una standardizzazione che vada bene per tutti ma che non potrà mai essere trovata. Il rapporto educativo è sostanzialmente un rapporto a due, il docente ed il discente, che dovrebbero essere uniti da uno stesso fine. Il punto di partenza deve essere proprio la creazione di un fine comune. Il fine dipende, ovviamente, dalle aspettative del docente, da quelle del discente e dal mandato della società. Le prime due, però, vengono influenzate dalle rispettive personalità e dalle rispettive esperienze. Come ben si capisce si tratta di una serie di caratteristiche soggette a mutazione continua, mutazioni che rendono impossibile pensare ad una qualsivoglia omologazione o ad un modello che vada bene per tutti.

Chi saprà riconoscere in sé stesso una o più tra le nove intelligenze appena descritte, troverà sicuramente una pratica applicazione in un corso di studi o un impiego lavorativo, valorizzandosi con conseguenti soddisfazioni personali ed economiche. Queste capacità devono essere sempre coltivate nell’arco della nostra vita perché oltre a migliorare possono anche peggiorare.

Bisogna aggiungere, per onestà intellettuale, che la teoria delle intelligenze multiple è, tuttora, oggetto di dibattito nella comunità scientifica. Al centro del dibattito, l’eventualità che queste forme di intelligenza siano, in realtà, configurabili come sole competenze.

Solitamente, queste forme di intelligenza sono innate, ma possono essere acquisite e affinate nel tempo grazie all’esercizio. Saper riconoscere l’intelligenza più vicina alle nostre attitudini ci consente non solo di capire quali studi intraprendere per svilupparla, ma anche in che direzione lavorare per sfruttarla al meglio e ottenere una vita di successo.

Una scuola che voglia raggiungere un buon livello di inclusività deve tenere in considerazione le diverse forme di intelligenza così come espresse da Gardner e, di conseguenza, le differenze nel modo di apprendere che queste forme di intelligenza innescano.

Anche se tutti gli esseri umani possono avere tutti i nove profili di intelligenza, ogni persona è caratterizzata dalla propria particolare “miscela” o “talento” o ancora profilo peculiare di intelligenza. Il prevalere dell’una o dell’altra intelligenza determina, inoltre, il modo specifico e privilegiato di apprendimento di ciascuno. Per esempio, gli studenti con disabilità o difficoltà di apprendimento spesso evidenziano deficit nelle intelligenze verbale-linguistica e logico-matematica, ma hanno punti di forza in altre. Come è evidente, la nozione di intelligenza viene spezzettata in diversi tipi e combinazioni di rappresentazioni mentali, capitale iniziale in possesso dell’individuo fin dalla nascita, che però può essere modificato in relazione alla maturazione, all’esperienza, all’interazione con altre rappresentazioni.

Due aspetti importanti della teoria delle intelligenze multiple sono che tutti possiedono:

  • diverse intelligenze grazie alle quali, cognitivamente parlando, diventano umani. Pertanto ogni insegnante, supponendo che ogni alunno possieda queste intelligenze, può scegliere di insegnare rivolgendosi alle intelligenze specifiche, sviluppandole e tenendo conto della loro esistenza nell’uso di materiali educativi significativi;
  • un profilo di intelligenze diverso, in quanto non tutti hanno le stesse esperienze di vita. Ad esempio due persone, per quanto simili possano essere o sembrare, possono essere fortemente diverse tra di loro in campi intellettivi diversi. Il problema di tutti gli studenti, spesso, è di non avere chiara consapevolezza dei propri processi cognitivi e di quale sia il proprio personale rapporto con il sapere.

Gardner ci ha introdotti alle intelligenze multiple, portandoci a riflettere sul ruolo che ogni intelligenza ha nel proprio rapporto con la conoscenza. In un mondo complesso come quello odierno, sviluppare un rapporto con il sapere che si basa sull’utilizzo di più intelligenze, potrebbe favorire l’educazione alla transitività cognitiva, cioè al passaggio da un sapere a un altro in maniera fluida e immediata.

L’approccio basato sulle intelligenze multiple si fonda sul metodo noto come istruzione alunno-centrica in base al quale si cerca di conoscere il più possibile ogni allievo, si crea, quindi, e si utilizza una modalità di insegnamento capace di aiutare ciascuno a imparare il più possibile secondo i modi, i tempi, i ritmi, gli stili a lui maggiormente congeniali.

Tutto questo si traduce, nella didattica, in un approccio teso a valorizzare le differenti potenzialità di ogni studente, individuabili attraverso un’osservazione sistematica e condotta con criteri e strumenti validati scientificamente, ma sostanzialmente molto diversi dai tradizionali test di intelligenza.

Una scuola attenta ai bisogni degli alunni in difficoltà, dunque, dovrebbe sapersi adeguare alle differenze degli alunni, soprattutto se disabili, modificando modi e metodologie, strategie, tempi, strumenti, stili, attività. Le implicazioni della teoria delle intelligenze multiple, sul piano dell’innovazione e delle applicazioni didattiche, sono svariate e riguardano molteplici campi del processo di insegnamento/apprendimento e diversi ambiti della didattica speciale.

In conclusione di questo articolo, mi permetto di proporre ai colleghi di buona volontà, a coloro che vogliono mettere in pratica le acquisizioni teoriche, un piccolo esperimento.

La prima cosa da fare, come già detto, è quello di osservare con attenzione il comportamento di ogni singolo alunno e, di seguito, separarli in nove gruppi in base al tipo di intelligenza che dimostra di possedere in misura maggiore.

Ad ogni gruppo così composto, bisogna quindi proporre delle attività in linea con la loro intelligenza e con il loro precipuo modo di apprendimento e di fruizione del sapere e della conoscenza.

Nella costituzione dei gruppi di lavoro, poi, sarebbe opportuno mettere insieme ragazzi con intelligenze diverse, il che permetterebbe di affrontare il problema proposto da punti di vista diversi, accorgimento che rappresenta un arricchimento per ogni compente del gruppo stesso, rendendolo maggiormente produttivo.

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