
Service learning e educazione civica
In altro articolo (Pensiero e azione) abbiamo visto che il service learning aiuta i ragazzi a sviluppare competenze utili anche nella vita reale, anche al di fuori delle mura scolastiche. Infatti, le esperienze di service learning favoriscono lo sviluppo personale e di abilità cognitive, ma anche sociali ed interpersonali.
Il service learning sprona gli alunni ad aprire gli occhi sulla realtà che li circonda, sull’ambiente sociale entro cui vivono per interpretarli con spirito critico, e, poi, a lavorare in gruppo. Questo richiede la disponibilità ad un’apertura efficace verso gli altri, ma anche a rispettare le diversità perché, come detto, è richiesto il lavoro di gruppo. Nel gruppo, affinché sia veramente tale, ogni individualità deve trovare spazio adeguato e collocazione efficace. Questo, a sua volta, non può se non basarsi sull’ascolto e sul rispetto reciproci. In tal modo i ragazzi imparano a chiedere e a dare aiuto in modo spontaneo, come risposta ad una esigenza contingente. Imparano anche a seguire le regole e le indicazioni ricevute da chi ha più esperienza o maggiori capacità e che gli vengano riconosciute da tutto il gruppo. Altra acquisizione pungolata dalle attività di service learning è la disponibilità ad assumersi un impegno con tutte le responsabilità che comporta e che ne conseguono. Ogni componente del gruppo, se il gruppo è strutturalmente sano ed efficace, si sente parte di una comunità verso la quale riconosce di avere dei doveri e degli obblighi. L’impegno che gli viene assegnato e che il ragazzo spontaneamente si assume diventa un obbligo morale, prima verso il gruppo e poi verso sé stesso. È proprio questo meccanismo che viene promosso e potenziato dall’approccio metodologico del service learning.
La scuola italiana per troppo tempo ha preferito vivere arroccata in una torre di avorio rifuggendo il contatto e la reciproca contaminazione con l’extra-scuola. Il risultato è stato quello di un allontanamento che non ha giovato né alla scuola né alla comunità di riferimento. Negli ultimi tempi qualche cosa sta cambiando grazie ad alcune innovazioni normative, quali l’alternanza scuola-lavoro e, ultimamente, con la riproposizione dell’insegnamento di educazione civica, cosa che non è capitato con l’introduzione dei decreti delegati. In questo secondo caso, il service learning può rappresentare una grande e fattiva risorsa per la scuola come istituzione e per gli alunni, sia dal punto di vista scolastico che personale.
Il service learning necessita che la scuola esca fuori da sé stessa e si mescoli, lasciandosene inquinare, con la comunità di riferimento. Pretende che la scuola si sporchi le mani interessandosi fattivamente dei problemi della comunità, perché questi, in fondo, sono anche i problemi della scuola stessa, dei ragazzi e delle famiglie. Quando i ragazzi escono dalla scuola, vi lasciano dentro libri e teoria, mentre i problemi della comunità sono sempre lì ad aspettarli. Per questo la scuola deve preparare i ragazzi a guardarsi in giro, ad isolare i problemi, ad ipotizzarne soluzioni e ad attivarsi per metterle in pratica. Abbiamo sempre sentito dire che la scuola deve preparare alla vita e quale modo migliore del service learning?
È sicuramente importante far conoscere la Costituzione italiana e gli altri documenti su cui poggia l’organizzazione della nostra nazione o su cui sono basate le relazioni tra Stati. È sicuramente buono ed utile far conoscere ed illustrare ai ragazzi i vari enti nazionali e sovra-nazionali nonché le loro funzioni e le loro prerogative. Ma ancora più importante è far vivere praticamente i princìpi ed i valori richiamati da tali documenti.
Il service learning può rappresentare un valido aiuto nel mettere i giovani nella condizione di potersi impegnare attivamente nella costruzione di una società nuova e maggiormente a misura d’uomo. Una società che sia in grado di guardare l’altro e la comunità nel suo insieme con uno sguardo pronto all’aiuto ed alla condivisione.
La base su cui poggia il service learning è il gruppo, una piccola comunità che però riproduce, seppure in scala, tutte le problematiche e le caratteristiche della società nel suo insieme. Viene in mente il noto andante “pensare in grande ed agire in piccolo”. Le idee e le finalità di una qualsiasi attività che nascono nella scuola devono avere una finalità elevata, essere quanto più possibili universali, e questo a prescindere dal fatto che le azioni che possono essere messe in atto saranno necessariamente limitate nel tempo e nello spazio. Le finalità elevate, il pensare in grande, però rappresentano la strada per un miglioramento contino verso traguardi sempre più ambiziosi.
Il mondo degli adulti con le sue priorità ha creato lo stato di cose entro cui ci dibattiamo e quindi non potranno certo essere gli adulti gli artefici del necessario cambiamento radicale della società. Ormai gli adulti sono assuefatti ai comportamenti che hanno portato alla situazione attuale. Ci vogliono menti giovani, menti ancora in grado di sognare e di credere in grandi ideali. Gli adulti di buona volontà dovrebbero lasciare spazio a queste giovani menti aiutandoli nel loro processo creativo, mettendo loro a disposizione, con molta umiltà, l’esperienza di cui sono portatori.
I giovani possiedono grandi armi che l’adulto lungimirante dovrebbe aiutare a potenziare: la fantasia e la creatività. Gli adulti, invece, con l’andare del tempo tendono sempre più a perderle privilegiando la logica. Ma, come disse Albert Einstein, «la logica porta da A a B, mentre l’immaginazione porta ovunque». Lo stesso Einstein, lo scienziato per antonomasia dell’età moderna, era affascinato dalla fantasia, infatti, mi piace riportare, in questo contesto, un’altra sua frase: «la fantasia è più forte del sapere, perché il sapere è limitato».
Il docente tradizionale ha sempre cercato di addestrare l’alunno verso una visione della vita che aveva caratterizzato la sua infanzia e la sua fanciullezza, ha cercato di riproporre il suo concetto di alunno e di stile di vita, ha sempre cercato di piegarlo ai suoi desiderata ed alle sue concezioni, relegandolo a mero esecutore di ordini.
Oggi, ed era ora!, ci si è resi conto che compito dell’educazione deve essere quello di produrre uomini in grado di pensare e di agire in modo autonomo, uomini che vedano nella comunità il loro più alto problema di vita.
Ma, come abbiamo appena detto, il pensare in grande deve passare per l’agire in piccolo. In base a tale principio il docente dovrà aver cura di far vedere un adeguato orizzonte di senso nel mentre che aiuta e sprona i ragazzi a lavorare nel piccolo della loro comunità. Il buon docente deve andare oltre la mera informazione, deve infatti attivarsi per far vivere ai ragazzi delle esperienze di vita che siano per lui significative, per quanto esse possano svolgersi in un ambiente protetto. La vera cultura, conseguenza di un apprendimento efficace, infatti, nasce dall’esperienza diretta e motivata, non certo dal mandare a memoria o quasi pagine o libri interi.
Questo, però, comporta vedere i ragazzi come persone con un loro, seppur limitato, vissuto e con loro precipue caratteristiche e competenze di cui tener conto. L’otre vuoto da riempire è una concezione superata dai tempi che, come tale, non porta da nessuna parte perché non può avere futuro. Anzi, è addirittura deleteria perché il ragazzo non si confronterà con i propri limiti e, quindi, non potrà mai crescere e maturare verso un’adultità significativa per sé e per gli altri.
Tutto quanto finora affermato impatta significativamente con l’insegnamento di educazione civica perché è finalizzato all’inserimento dell’individuo, il ragazzo, nella società in modo proattivo e pro-sociale. Ogni ragazzo tende a diventare un ingranaggio essenziale nell’organizzazione sociale della comunità, migliorandola.
L’essere un ingranaggio utile all’interno della società dà senso alla vita del ragazzo-uomo che, sentendosi gratificato, perseguirà modus operandi acquisito perché diviene consapevole che tale modo di agire lo porterà verso quel benessere psico-fisico-sociale e quella piena realizzazione della sua personalità prevista anche dalla nostra Carta costituzionale.
Il matrimonio tra service learning ed insegnamento di educazione civica è un matrimonio che guarda al futuro e che è in grado di dare frutti copiosi, uscendo fuori dai classici schemi che hanno caratterizzato la scuola per troppo tempo.
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