Il pensiero e l’azione

Il pensiero e l’azione

11 Gennaio 2021 0 Di giuseppe perpiglia

In questo blog ci siamo già occupati del service learning, cioè dell’apprendimento per servizio. L’idea è semplice, geniale quasi. Il service learning sfrutta la costatazione che i ragazzi imparano molto più facilmente e molto più volentieri quando fanno e quando sono protagonisti del loro fare. La scuola deve utilizzare contenuti in modo strumentale per formare cittadini, non per riempire i classici otri di conoscenze e lasciarle ferme lì dove sono state depositate. Le conoscenze devono essere mobilitate e tale mobilitazione deve essere sensibile al contesto in cui ci si trova ad operare.

In altre parole i contenuti proposti devono essere strumentali all’acquisizione di competenze, a partire dalle competenze chiave enunciate dal Consiglio d’Europa con la risoluzione approvata dal Parlamento Europeo il 22 maggio 2018 che andava a sostituire una analoga risoluzione del 2006. Nelle nuove competenze chiave viene dato molto più spazio alle competenze relative alla comunicazione, infatti si parla di competenza multilinguistica e di competenza alfabetica funzionale. Un posto a sé stante viene riservato alla competenza di cittadinanza, per finire con la competenza di imprenditorialità. Accanto alle competenze chiave bisogna anche ricordare le cosiddette soft skills, cioè quelle competenze trasversali utili anche, se non soprattutto, al di fuori dell’ambiente scolastico.

Queste competenze trasversali possono essere di tipo dichiarativo (il sapere), procedurale (il saper fare) e pragmatico (il saper come fare). In base a quanto appena detto le soft skills si suole suddividerle in tre macro aree:

  • L’area del conoscere
  • L’area della relazione
  • L’area dell’affrontare

All’interno di queste tre aree si declinano competenze più analitiche ed abilità specifiche, tra cui la cittadinanza, l’educazione ambientale e lo sviluppo sostenibile. Quest’ultimo permette un valido ed efficace aggancio con diversi dei 17 obiettivi e dei 169 traguardi contenuti e proposti dall’Agenda 2030. L’integrazione tra competenze chiave e competenze trasversali permette all’alunno, come a qualsiasi altra persona, di acquisire capacità fondamentali per il successo in qualunque campo egli sia chiamato ad agire: sul lavoro, nella società, nella vita.

Tutta questa teoria, però, ha bisogno di un substrato pratico, di uno strumento operativo per poter essere applicata. Di uno strumento che permetta ed accompagni il passaggio dall’enunciazione teorica al campo del reale. Uno strumento che si è rivelato essere molto efficace è l’approccio metodologico del service learning. Il percorso promosso da tale approccio è molto completo ed attiva tipologie diverse di competenze. La classe viene invitata ad individuare una qualche situazione interna o esterna alla classe o alla scuola, che presenta, a parere del ragazzo, i connotati della problematicità. Già in questa prima fase interlocutoria si porta il ragazzo a guardarsi intorno con sguardo criticamente indagatore. Lo si invita, quindi, a porsi alcune domande sulla realtà che lo circonda e su quella che vorrebbe, perché gli sembra più giusta e, quindi, degna di essere perseguita ed attuata, sulle cose che vanno bene e sulle cose che vanno cambiate. In questo esercizio critico il ragazzo deve sempre avere la sensazione, anzi la certezza, di essere attore protagonista del cambiamento che vorrebbe attivare, deve essere sempre convinto che sta facendo quello che ha deciso di fare e che egli reputa giusto e corretto. Deve battersi per un ideale.

Nel momento in cui il ragazzo pensa, a torto o a ragione, che sta solo eseguendo un compito che gli è stato assegnato dall’alto si rompe l’incanto e tutto viene risucchiato dalla routine abituale, dal classico quanto formale rapporto docente-discente privo di qualsiasi spinta emozionale e motivazionale.

L’approccio pedagogico del service learning sta trovando sempre maggiore accoglienza perché ha dimostrato di innescare ripercussioni positive sul piano dell’apprendimento e sul piano più squisitamente educativo. Secondo i numerosi docenti che lo hanno sperimentato e continuano ad utilizzarlo tale metodo di lavoro apporta notevoli benefici non solo agli studenti coinvolti, ma anche alla comunità all’interno della quale i progetti vengono realizzati. Risultati positivi sono stati registrati anche nell’area dell’apprendimento delle discipline chiamate in causa, nell’area dello sviluppo cognitivo per finire nell’area dello sviluppo personale e sociale.

Il momento esperienziale, infatti, ed il mettere in pratica la teoria scritta sui libri, aiuta ad approfondire le conoscenze acquisite e le consolida nel tempo. In tal modo le conoscenze vengono rese più durevoli ed entrano di diritto nel bagaglio culturale più profondo per cui diventano facilmente trasferibili in situazioni diverse. Questo comporta un effetto collaterale molto positivo sul rendimento e sulla motivazione in quanto gli studenti, gratificati dai risultati raggiunti e spronati dal senso della sfida, iniziano ad impegnarsi nello studio in modo più costruttivo e proficuo. Comincia a formarsi, quindi, la consapevolezza che lo studio non è un’attività fine a sé stessa, un’attività finalizzata ad un voto o ad un giudizio, oppure a far contenti genitori ed insegnanti, ma diventa lo strumento che permette ai ragazzi stessi di individuare e risolvere problemi reali attraverso l’ideazione e la programmazione di iniziative. Tale attività, a sua volta, stimola la creatività, la fantasia e chiama in causa le loro abilità e le loro capacità, attivando la competenza di imprenditorialità. In tal modo il ragazzo costruisce un’immagine di sé positiva, fattore di primaria importanza nel passaggio dalla fanciullezza, all’adolescenza per arrivare all’età adulta.

La risoluzione dei problemi reali prevista dal service learning mette in relazione le diverse discipline e l’esperienza concreta il che, oltre ad agevolare, come detto, gli apprendimenti curriculari, abbatte le artificiose barriere costruite tra le discipline e che danno alla scuola ed all’insegnamento un’immagine ben lontana dalla realtà, realtà che, invece, si basa sull’unitarietà del sapere.

Altro aspetto da non trascurare e a cui abbiamo accennato è la benefica azione sullo sviluppo del sé, sulla crescita personale e sulla costruzione della propria identità. Ogni ragazzo viene portato a confrontarsi con problemi reali per cui deve dare fondo a tutte le sue conoscenze, alle sue abilità ed alle sue capacità, attivandosi in modo creativo per trovare e portare a compimento una soluzione soddisfacente del problema scelto.

Tutto queste attività, però, non possono essere svolte in solitudine. Diventa necessaria la creazione di un gruppo in cui il singolo possa integrarsi ed in cui, sentendosi accettato ed accolto per le sue caratteristiche, possa dare il meglio di sé e seguire le sue inclinazioni. Un gruppo che guarda ad un problema comune è un gruppo che favorisce la crescita di relazioni umane e sociali, promuovendo le competenze e le inclinazioni di ogni suo componente. L’aspetto relazionale è molto importante perché, oltre a creare legami che danno un senso alla vita, permette di guardare la realtà da angolazioni diverse, permette di porsi da prospettive altre arricchendo la sfera culturale e psicologica di ognuno. Il gruppo diventa un’occasione di confronto ma anche un’occasione per raccontarsi. Diventa, altresì, un momento in cui ci si mette in gioco, cercando di comprendere sé stessi e la realtà che ci circonda, rappresentando, in tal modo, un momento di crescita e di consapevolezza di sé e delle proprie capacità.

Il service learning mette in relazione di consequenzialità, quindi, il pensiero con l’azione. Il guardarsi attorno per individuare situazioni problematiche risolvibili, l’attivazione della fase di progettualità del gruppo per trovare una soluzione comune e condivisa. Questa prima fase afferisce chiaramente al pensiero. Essa, però, deve essere seguita subito dopo dalla fase operativa in cui ognuno deve mettere a disposizione i propri talenti e, così facendo, attiva e potenzia le proprie inclinazioni con ricadute importanti anche per l’orientamento. Ogni componente del gruppo si rende conto che la soluzione del problema scelto ha bisogno di tutte le diverse competenze e che, quindi, ogni componente del gruppo diventa parte integrante ed irrinunciabile per l’apporto personale che è in grado di dare.

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