Cittadinanza attiva

Cittadinanza attiva

21 Dicembre 2020 0 Di giuseppe perpiglia

Introduzione

Nell’anno 2000 la locuzione “cittadinanza attiva” ha cominciato ad essere sempre più diffusa ed utilizzata in numerosi ambienti. Il suo largo utilizzo ha fatto sì che il suo significato perdesse, cammin facendo, connotati precisi e netti per assumere significati sempre più diversi ed evanescenti. Oggi il termine è talmente usato ed abusato che si è persa completamente la sua connotazione originale. In effetti, la cittadinanza o è attiva o non è, almeno non è compiuta.

Non esiste una guida di riferimento per diventare cittadini attivi. Si può, però, affermare che il cittadino è in grado di

svolgere un’azione tanto più efficace nel perorare una causa che reputa giusta quanto più egli conosce ed ha la capacità di organizzarsi. Questo ci porta alla conclusione che non solo i cittadini possono essere attivi, ma anche i comitati e le associazioni, anche, per certi versi, sono questi i soggetti privilegiati per esperire una cittadinanza attiva in grado di svolgere un’azione più incisiva e lasciare un segno ancora più profondo. I campi di interesse della cittadinanza attiva sono molteplici e tali campi hanno bisogno, nella stragrande maggioranza dei casi, di competenze molto differenti, abbracciando numerose discipline. Questa affermazione non fa altro se non rinforzare la necessità di proporre l’insegnamento della cittadinanza attiva come un insegnamento trasversali, un i

nsegnamento che deve coinvolgere tutte le discipline, a prescindere dei contenuti specifici di ognuna. Nelle aule, uno degli argomenti più presenti è senza dubbio l’educazione ambientale e la lotta all’inquinamento ed alle cause che lo provocano. Per trattare adeguatamente un simile spinoso quanto purtroppo sempre attuale argomento bisogna ricorrere a contenuti che afferiscono a diverse discipline: chimica, fisica, diritto, informatica, …

A scuola tutti gli insegnanti, di tutte le discipline, dovrebbero educare alla cittadinanza attiva. Questa competenza trasversale, infatti, fa parte degli obiettivi europei nati con la Strategia di Lisbona 2000. E la sua importanza è aumentata dalla costatazione che essa è in grado di educare anche alla partecipazione alla vita sociale per cui protrae il valore dell’istruzione anche al di fuori ed oltre l’ambito scolastico. La cittadinanza attiva, inoltre, può e deve continuare ben oltre l’obbligo scolastico in quanto è costituita da un mix di apprendimenti formali, ma anche non formali ed informali.

Cittadinanza

Con il termine cittadinanza si indica tanto l’insieme degli abitanti di una città, e quindi con un’accezione solo descrittiva, quanto il vincolo di appartenenza a uno stato (o anche al comune), richiesto e documentato per il godimento di diritti e l’assoggettamento a particolari oneri, avendosi un’azione più formale e legalistica.

Una definizione più formalizzata indica la cittadinanza come il rapporto tra un individuo e lo Stato, ed è in particolare uno status, denominato civitatis, al quale l’ordinamento giuridico ricollega la pienezza dei diritti civili e politici. Nella nostra nazione, la cittadinanza italiana, sempre intesa come status giuridico, si acquista iure sanguinis, cioè se si nasce (o si è adottati) da cittadini italiani.

Tale termine richiama subito alla mente il termine cittadino, cioè colui che risiede o abita in uno Stato acquisendone diritti e doveri. In altri termini, si tratta di un contratto in cui entrambi i contraenti sperano e pensano di trarne benefici per il bene proprio ed altrui, esercitando diritti e doveri e facendo la propria parte per il miglioramento della comunità.

Il concetto di cittadinanza ha potenziato il concetto di insieme di diritti ma ha depotenziato fortemente il concetto di insieme di doveri anche in seguito alla crescente sfiducia in una classe politica spesso soggetto di indagini su malaffare e corruzione. Rimane ancora in piedi un buon livello di fiducia nelle associazioni di volontariato, per quanto si siano verificati, anche in questo caso episodi da stigmatizzare decisamente. È proprio il volontariato che pone un argine alla crisi dei sistemi di welfare dovuta a cattiva e truffaldina gestione da parte dei politici.

Molti di noi non sono consapevoli della grande valenza della cittadinanza perché si tratta di uno status acquisito con la nascita. Molto diversa è la condizione di tutti coloro che bussano alla nostra porta venendo da Paesi dover regnano le guerre, la carestia, le persecuzioni sommarie. Questi individui sanno bene cosa voglia dire chiedere ed ottenere la cittadinanza italiana e quanto possa costare, oltre ai tragici viaggi su imbarcazioni insicure stipati come merce di scarto. In Italia, in materia di cittadinanza, vige lo ius sanguinis e la cittadinanza è trasmessa per discendenza, a differenza dello ius soli che mette al centro la ‘comunità territoriale’.

La cittadinanza è per definizione il “vincolo di appartenenza di un individuo a uno stato” e anche il “diritto di considerarsi cittadino di una città diversa da quella in cui si è nati”.  Ma per cittadinanza s’intende anche “l’uguaglianza di diritti per tutti i cittadini all’interno di una comunità politica, così come una serie di corrispettive istituzioni che facciano da garanzia di questi diritti”.

Mi preme ricordare una specificazione dirimente: «Lo Stato non crea diritto, lo Stato crea leggi, Stato e leggi stanno sotto il diritto» (E. Kaufmann, 1927). È una specificazione importante perché toglie allo Stato il potere per assegnarlo ad un ente incorporeo che sta al di sopra di tutto e di tutti: il diritto. Il termine cittadino è stato introdotto con la rivoluzione francese, proprio per marcare la differenza rispetto al suddito che, essendo per definizione “uno che sta sotto”, aveva solo il dovere di obbedire allo Stato e non era titolare di diritti. La cittadinanza è, quindi, la condizione giuridica di quanti appartengono ad uno Stato in virtù di un particolare collegamento al suo territorio e da essa discende il godimento dei diritti civili e politici e l’assolvimento dei corrispondenti doveri. Sul piano strettamente giuridico – costituzionale, il tema della cittadinanza si intreccia strettamente con quello dell’uguaglianza (art.3) e della democrazia (art. 48 e ss.), intesa nel senso della più ampia partecipazione alla vita del Paese. Fermo restando il riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo (art.2), è solo con l’acquisizione della cittadinanza legale che si esplica la piena parità di trattamento e la piena titolarità di dei diritti e dei doveri.

Il concetto di cittadinanza non è un concetto assoluto ed immutabile. Il sempre più ampio contesto multiculturale inducono ad ipotizzare una rivisitazione di tale concetto facendolo transitare da una strenua difesa dell’appartenenza, a fondamentale spartiacque tra i fenomeni dell’inclusione e dell’esclusione sociale. Si pensi, argomento tragicamente attuale, agli immigrati. Sebbene siano contribuenti, fruitori di servizi e titolari di diritti sociali, secondo la legislazione vigente gli immigrati non sono titolari del diritto di voto alle elezioni politiche e, pertanto, non possono partecipare alla programmazione delle decisioni pubbliche che determinano i livelli di prelievo fiscale e programmano servizi, in definitiva non hanno diritto di partecipazione. Tale stato di cose è particolarmente rilevante in riferimento alla dimensione locale, dove sono allocati i servizi primari e dove rilevanti sono le responsabilità dell’autorità pubblica nel perseguire obiettivi di integrazione quali lavoro, assistenza, sanità, casa e cultura. Oggi i tentativi di riforma dovrebbero muovere da presupposti che tendano ad attribuire alla cittadinanza il ruolo di risolutore dei conflitti sociali che scaturiscono dall’esclusione dei non-cittadini, ovvero la cittadinanza legale non più come l’esito di una permanenza più o meno lunga sul nostro territorio bensì come riconoscimento di un’effettiva integrazione: cittadinanza basata, pertanto, su un dato qualitativo e non quantitativo. L’obiettivo dovrebbe essere quello di far diventare l’istituto della cittadinanza per lo straniero il punto di arrivo di un percorso di integrazione sociale, civile e culturale e il punto di partenza per il suo continuo approfondimento. Si tratta, in definitiva, di fornire gli strumenti adatti a favorire il percorso che porta al totale riconoscimento del “diritto di cittadinanza” a chi dimostri di voler far parte del tessuto civile e sociale della nazione che lo ospita.

Cittadinanza attiva

Cosa bisogna avere di più per parlare di cittadinanza attiva? Proviamo a partire dalla definizione fornita da Daniele Marescotti, giornalista: «La cittadinanza attiva è la capacità dei cittadini democratici e informati di partecipare alla vita della propria comunità apportando soluzioni, nuovi corsi di pensiero e una visione critica degli obiettivi di primo interesse del vivere comunitario».

I soggetti della cittadinanza attiva possono essere sia singoli sia gruppi di cittadini, magari organizzati in comitati ed associazioni. Anzi, il singolo cittadino svolge un’azione tanto più efficace quanto più conosce i suoi diritti p, i suoi doveri ed ha la capacità di organizzarsi. Infatti, molte delle tematiche oggetto di interesse da parte della cittadinanza attiva richiedono competenze diversificate che è difficile trovare tutte in una sola persona, per cui, mai come in questo caso, l’unione fa la forza.

Il concetto di cittadinanza attiva, come accennato, è un concetto alquanto difficile da enunciare per quanto sia ormai diventata un’espressione-chiave della partecipazione dei cittadini alla vita sociale, tanto è vero che viene spesso confuso con il concetto di semplice cittadinanza che, per contrapposizione, potremmo chiamare cittadinanza passiva.

La cittadinanza consiste nella semplice fruizione dei diritti e l’espletamento dei doveri richiamati dall’ordinamento normativo vigente nel proprio Paese.

La cittadinanza attiva, invece, è un impegno individuale o di gruppo per rendere effettivi tali diritti, per tutelare i beni comuni o per sostenere soggetti che si trovino in condizione di debolezza. La cittadinanza attiva si può ben configurare come una pratica consistente in una pluralità di autonome forme di azioni collettive che si attuano nelle politiche pubbliche e che danno concretezza ai principi costituzionali riportati nell’articolo 3 e nell’articolo 118.

La cittadinanza attiva deve necessariamente poggiare su tre dimensioni: informazione, espressione e azione.

Ogni cittadino, infatti deve essere ben cosciente dei suoi diritti e dei suoi doveri. È questo il primo punto essenziale, inalienabile ed imprescindibile. L’informazione deve essere fornita in primo luogo  dalle istituzioni, in particolare la scuola e poi, in modo meno strutturato, anche dai media, giornali, radio, televisione. Il cittadino, da parte sua, deve fare lo sforzo di cercare ulteriori informazioni utili.

La seconda dimensione, dopo l’informazione, è quella di adoperarsi per esprimersi e far conoscere il proprio pensiero. Ed anche questo risulta essere senza dubbio più facile per un gruppo che, molto meglio, può riuscire nell’impresa di tenere aggiornato un sito o un blog. Ma, senza andare molto avanti con la fantasia, si può far conoscere il proprio pensiero anche parlandone con amici e conoscenti, mettendo da parte, ogni tanto, il calcio, lo sport ed il gossip.

Ma la fase che caratterizza e conclude tutto il percorso è senza dubbio quella riservata all’azione ed in base ad essa si possono distinguere gradi diversi di cittadinanza attiva.

Il singolo cittadino, con il suo attivismo, può contribuire a modificare l’assetto politico del proprio Paese, basti pensare all’esercizio del voto ed alle politiche economiche.

A mo’ di conclusione possiamo affermare che la cittadinanza attiva indica quell’atteggiamento propositivo del cittadino che si impegna a rendere effettivi i diritti legati alla cittadinanza, a concretizzarli e ad esercitarli in modo sempre più consapevole e costruttivo. In base a quanto detto, la cittadinanza attiva può dividersi un due grandi branche dai contorni non sempre netti. Da una parte prevale l’accento sulla connotazione politica che porta ad una maggiore partecipazione  e ad un maggiore impegno del cittadino, singolo o associato, nell’attività politica per favorire lo sviluppo ed il benessere della società.

Sul fronte sociale, invece, la cittadinanza attiva si traduce nel lasciarsi coinvolgere in attività finalizzate a favorire ed a concretizzare la realizzazione dei diritti sociali dei cittadini, di tutti i cittadini.

Il volontariato

Parlando di cittadinanza attiva non si può non pensare al volontariato ed a tutte quelle organizzazioni che oggi vanno sotto il nome di enti del Terzo Settore. Qualche politico, con grande rispetto e con notevole acume, si è rivolto al volontariato chiamandolo l’utile idiota, bontà sua! Il volontariato è sicuramente utile, sull’idiota, invece, mi permetto di dissentire e rimando l’epiteto al mittente.

Il volontariato rappresenta la personificazione della cittadinanza attiva. Infatti si tratta di una serie alquanto numerosa di associazioni e di organizzazioni, le statistiche ISTA parlano di una cifra che supera le 300.000 unità a livello nazionale, che si occupano quotidianamente di un ventaglio di problematiche molto ampio. Parlando di volontariato mi sovviene la frase che J. F. Kennedy, presidente statunitense dal 1961 al 1963, anno del suo assassinio, pronunciò nel suo discorso di insediamento: «Non chiedetevi cosa lo Stato possa fare per voi, ma cosa voi potete fare per lo Stato». È questo, infatti, lo spirito che anima tutte le associazioni di volontariato: rendersi untile per il bene della comunità. Non si può certo pretendere che lo Stato possa dare risposte soddisfacenti a tutte le domande e le richieste che vengono dal basso. Purtroppo, deve operare, nel migliore dei casi, una scelta privilegiando la risoluzione di quei problemi che coinvolgono un numero maggiore di cittadini, oppure di quei problemi che si impongono per la loro urgenza. Infatti, alcune famiglie dei terremotati della valle del Belice sono ancora nei container da quella tragica notte del novembre 1968!

Il volontariato segue appieno le tre dimensioni della cittadinanza attiva curando l’informazione, l’espressione e poi, in misura ancora maggiore, l’azione.  Gli esempi sono innumerevoli, come ampiamente dimostrato anche nel corso di questa lunga ora buia che è il perdurare della pandemia da Covid-19.

Diventa molto fruttuosa per la scuola un’alleanza con il volontariato che rappresenta il braccio operativo della cittadinanza attiva. Creare collaborazioni strutturali con il volontariato, per la scuola può rivelarsi un fattore di grande crescita culturale ed un’efficace quanto valido aiuto e supporto per l’insegnamento di educazione civica. Il fine della scuola, lo abbiamo detto e ripetuto su questo blog diverse volte, è quello di trasformare il bambino in cittadino ed è un compito per niente facile ma che non può essere mancato.

Sfruttare appieno le potenzialità del volontariato va sicuramente nella direzione di formare cittadini preparati, informati, in grado di esprimere liberamente e compiutamente il loro pensiero e di essere sempre pronti all’azione.

Conclusioni

L’insegnamento della cittadinanza attiva a scuola rientra tra i compiti demandati alla neo-disciplina dell’educazione civica. Anche l’insegnamento della cittadinanza attiva, come quello dell’educazione civica, con cui ha molti punti in comune, è un insegnamento che per essere efficace deve essere esperito nella più ampia trasversalità.

La cittadinanza attiva dovrebbe essere una meta che la scuola deve sentire propria, senza fare ricorso all’insegnamento di educazione civica. Quest’ultimo insegnamento dovrebbe servire non a portare nuovi contenuti, bensì a strutturare in modo più efficiente un qualche cosa che le scuole avrebbero dovuto fare, ed in larga misura lo hanno fatto, già da tempo.

Non è facile inventarsi ogni giorno nuovi percorsi e quindi diventa necessario, per non scadere in una routine senza sbocchi, trovare nove strade e nuovi compagni di viaggio. Ed il volontariato lo è sicuramente grazie al forte legame rappresentato dall’esperire quotidianamente la cittadinanza attiva in molteplici forme.

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