
Etica, solidarietà e impegno civico
Il titolo di un mio precedente articolo era “Scuola è democrazia”. La scuola deve preparare i ragazzi ad essere cittadini, ma anche aiutare a creare ed a mantenere una società giusta ed equa, una società che non lasci indietro nessuno o da solo, una società i cui componenti ottemperino ai loro doveri e siano in grado di far rispettare i loro diritti. Una società in cui uguaglianza non voglia dire omologazione e standardizzazione verso il basso. Una tale società non può non essere una società basata sulla democrazia. Per costruire una società che sia veramente democratica è opportuno, anzi necessario, promuovere alcuni valori che la globalizzazione sembra voler dimenticare e che ha messo già da tempo in secondo piano: etica, solidarietà ed impegno civico.
Questi tre sostantivi dovrebbero essere la costellazione in grado di guidare verso un porto sicuro l’insegnamento di educazione civica.
In un rapporto datato 1996, cioè ben 24 anni fa, l’UNESCO definiva l’educazione un tesoro, ma per essere efficace l’educazione, come affermava Jacques Delors nel 1997, deve poggiare su quattro pilastri:
- Imparare a conoscere
- Imparare a fare
- Imparare a vivere insieme
- Imparare ad essere
Se l’educazione deve essere finalizzata anche al saper vivere insieme ed all’essere uomo e cittadino, si capisce l’importanza di riscoprire e di proporre alcuni principi in grado di coniugare efficacemente la sfera individuale alla sfera pubblica e sociale. Ci si riferisce, come facilmente intuibile, alla solidarietà ed alla pratica della cittadinanza attiva, cioè dell’impegno civico. Entrambi questi principi, ed i comportamenti che ne conseguono, guidano il ragazzo a diventare parte effettiva di una comunità in cui, grazie alla cooperazione responsabile, possa vivere armoniosamente nel rispetto reciproco con il prossimo.
La dimensione dell’apertura e dell’incontro sono dimensioni connaturate ed essenziali per l’uomo perché sin dalla nascita si trova ad essere inserito in un contesto storico e sociale. Di questi due contesti l’educazione deve tener conto riconoscendoli come fattori chiave nello sviluppo dell’individuo.
Gli individui che vivono in uno stesso luogo per costituire una comunità devono essere legati non dalla sola vicinanza geografica e fisica oppure da fattori legati esclusivamente alla reciproca utilità, ma da qualche cosa che vada oltre il semplice stare insieme. Questo qualcosa in più può essere individuato nella solidarietà he, come l’ebbe a definire papa San Giovanni Paolo II nell’enciclica Sollicitudo rei socialis del 1989, è «la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune, ossia per il bene di tutti e di ciascuno».
Il focus principale, il fulcro, è connesso ai concetti di bene comune e di solidarietà che sono concetti strettamente connessi. Entrambi questi concetti, poi, ci riconducono alla dimensione sociale dell’uomo. Ma la società per eccellenza è la comunità presente in un territorio, sia esso una città o un’intera regione, che nel loro insieme, vanno a costituire quella comunità allargata che chiamiamo popolo, perché crede negli stessi valori ed è impregnata della stessa cultura. Non si tratta di concetti astratti, bensì ci concetti da coniugare nel quotidiano. E per questo il titolo del presente articolo richiama anche l’etica. Tale termine, infatti, deriva dal greco antico ethos che significa carattere, comportamento. Viene utilizzato per indicare quella parte della filosofia che si occupa del costume, cioè del comportamento umano. precisamente, quando parliamo di comportamenti etici ci riferiamo ai comportamenti ritenuti buoni, leciti e giusti rispetto ad un modello di comportamento ideale, che costituisce la cosiddetta morale.
La morale della nostra società include tra i comportamenti etici primari quello della solidarietà che possiamo, con tutti i distinguo necessari, assimilare al concetto di cura del bene comune. Ma la solidarietà se è veramente tale, come affermato anche da papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti”, si deve manifestare non solo nelle parole, bensì anche e soprattutto nelle azioni. Ma le azioni svolte per solidarietà vanno a costituire, nel loro insieme, l’impegno civico. Con questo si chiude il cerchio tra etica, solidarietà ed impegno civico riportati nel titolo.
Se la solidarietà è iscritta nel DNA umano, se ne costituisce una componente congenita, non vuol dire che non ci sia il bisogno che sia educata e coltivata, anzi! Abbiamo, infatti, anche parlato di cultura. Sicuramente un individuo che nasce e viene allevato in una comunità ne acquisisce la cultura ed i valori morali, seppure in modo informale e non formale. Ma tutte le comunità hanno da sempre cercato e trovato una strutturazione istituzionale e formale per trasmettere la propria cultura alle nuove generazioni. Stiamo parlando, ovviamente, della scuola e del sistema scolastico nazionale.
Dal presente anno scolastico è stato reso obbligatorio l’insegnamento di educazione civica al quale si chiede, assieme alle necessarie conoscenze su alcuni documenti centrali (Costituzione Italiana, Dichiarazione universale dei diritti umani, Dichiarazione Universale Dei Diritti Del Fanciullo, …) e del funzionamento di organismi nazionali ed internazionali (Governo, Camera, Senato, Consiglio d’Europa, …) anche, e con maggiore determinazione, di attivare percorsi operativi volti all’applicazione pratica di quei valori dei quali si è detto.
In questo contesto l’approccio pedagogico del service learning potrebbe rappresentare un valido aiuto per dare una risposta adeguatamente efficace alla necessità di coordinare etica, solidarietà ed impegno civico. Bisogna anche notare che, oltre a ciò, il service learning aggiunge anche il lavorare insieme per elaborare la fase progettuale e quella programmatoria. E questo ha una grande rilevanza per la crescita e la maturazione dell’individuo.
Il service learning si basa sull’individuazione di un problema, nell’ipotizzare un progetto per la sua risoluzione, nel metterlo in pratica e nel rendicontare come e cosa si è fatto. Risulta facile per il docente guidare i ragazzi a trovare ed a segnalare problemi che riguardino la comunità. In questo modo il ragazzo inizia a formarsi una coscienza critica cercando i problemi della comunità di appartenenza. Così facendo il ragazzo comincia ad entrare effettivamente e proattivamente nella comunità sociale vedendone e valutandone le necessità. Il percorso inizia, infatti, con una riunione di brainstorming in classe per individuare i problemi presenti nella propria zona o, più specificatamente, nella zona in cui è allocata la scuola. Ogni ragazzo, molti probabilmente porterà un problema diverso scelto in base alla propria sensibilità. A questo deve seguire una riunione in cui si stila una tabella conosciuta con l’acronimo GUT dalle iniziali dei termini Gravità, Urgenza e Tendenza. La tabella GUT consiste in una riga per ogni problema individuata nella riunione di brainstorming ed in cinque colonne. Nella prima colonna sarà indicato il problema in esame, nella seconda un numero da 1 a 10 per indicare in modo crescente la gravità del problema stesso, nella terza e nella quarta colonna si farà la stessa cosa per l’urgenza e per la tendenza, mentre nella quinta ed ultima colonna si riporterà il prodotto dei tre valori assegnati a gravità, urgenza e tendenza.
Problema | Gravità | Urgenza | Tendenza | GxUxT |
Problema numero 1 | 5 | 8 | 4 | 160 |
Problema numero 2 | 8 | 5 | 7 | 280 |
Problema numero 3 | 7 | 6 | 5 | 210 |
… | … | … | … | … |
Nell’esempio riportato, si sceglierà di risolvere il problema numero 2 perché il prodotto risultante è il maggiore. La tendenza si riferisce all’evoluzione del problema nel tempo. Nelle riunioni per la proposta dei progetti e per la stesura della tabella GUT si promuoveranno e si potenzieranno le competenze sociali e relazionali. D’altro canto il rispetto delle regole illustrate e condivise a monte faranno crescere e fortificare il rispetto degli altri. In tal modo, infatti, si creerà un argine ai comportamenti prevaricatori dovuti ad atteggiamenti di prepotenza o ad un carattere particolarmente forte che, da leader, tenderà a mettere in secondo piano individui con caratteri meno forti.
Al momento della progettazione e della programmazione, da condurre rigorosamente in classe in maniera condivisa, il docente deve prestare molta attenzione e sfruttare al meglio questi momenti. Infatti, deve assicurarsi continuamente che tutti gli studenti partecipino e nessuno deve essere o sentirsi escluso. L’insegnante, inoltre, deve sempre ricordare agli alunni lo spirito e la motivazione per cui si sta lavorando: risolvere un problema per il bene di tutti, per una comunità di cui possono far parte persone che neanche si conoscono. In tale contesto si deve far passare il concetto di bene comune e di solidarietà. In tal modo il service learning e tutte le attività connesse acquistano un vero valore formativo che va ben oltre il semplice progetto in quanto tale.
Ancora più importante e delicato è il momento operativo. Durante l’esecuzione del progetto, da svolgersi preferibilmente fuori dalle mura scolastiche, il docente deve fare in modo e deve assicurarsi che ogni alunno svolga una mansione a lui gradita e congeniale. La ripartizione dei compiti deve tenere in grande considerazione le competenze pregresse di ciascuno così come le loro inclinazioni. La funzione da assegnare ad ogni alunno deve andare nella direzione di potenziare le caratteristiche possedute e le inclinazioni dimostrate. In tal modo il progetto assume anche una valenza strumentale ad un primo orientamento. Così facendo, inoltre, ci sarebbe un potenziamento della motivazione ed una maggiore gratificazione per ogni singolo alunno con il risultato di una classe più tranquilla e coesa, che ha voglia di lavorare e di fare.
Altra accortezza da non dimenticare è quella di indirizzare la scelta verso progetti che possano coinvolgere quante più discipline possibili per allargare i benefici di un tale modo di fare scuola e, nello stesso tempo, per fare in modo che il progetto possa perseguire obiettivi didattici e formativi ancora più impegnativi.
La conclusione di questo articolo è che l’insegnamento di educazione civica, per quanto possa sembrare nuovo e creare qualche disagio, si risolve facilmente con un po’ di buona volontà, utilizzando i numerosi e diversificati strumenti che il corpo docente già possiede ed utilizza da tempo. Anche in questo caso vale quanto detto per altre occasioni: non bisogna fare cose nuove, ma fare le stesse cose in modo diverso, con una diversa ottica ed una diversa finalizzazione, avendone piena consapevolezza.
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