Un esercizio di trasversalità

Un esercizio di trasversalità

24 Novembre 2020 0 Di giuseppe perpiglia

Come ben sappiamo, a partire da questo anno scolastico è diventato obbligatorio l’insegnamento dell’educazione civica. A quelli più … esperti, cioè più in là con gli anni, l’educazione civica che riporta alla mente un libro strettamente legato a quello di storia ma che, al contrario di quest’ultimo, a fine anno si ritrovava perfettamente intonso.

Come incipit di queste semplici e modeste riflessioni, cerchiamo di chiarirci le idee sui termini “educazione” e “civica”. Sull’Enciclopedia Treccani, al termine “educazione”, troviamo la seguente definizione: «Il processo attraverso il quale vengono trasmessi ai bambini, o comunque a persone in via di crescita o suscettibili di modifiche nei comportamenti intellettuali e pratici, gli abiti culturali di un gruppo più o meno ampio della società. L’opera educativa è svolta da tutti gli stimoli significativi che raggiungono l’individuo, ma, in modo deliberato e organizzato, da istituti sociali naturali (famiglia, clan, tribù, nazione ecc.), e da istituti appositamente creati (scuole, collegi, centri educativi ecc.)». Come si vede, vengono presi in considerazione tutti e tre i tipi di educazione: formale, non formale e informale.

Al termine “civico”, invece, si legge: «agg. [dal lat. civǐcus, der. di civis «cittadino»] (pl. m. -ci). – 1. Che è proprio dei cittadini, in quanto appartengono a uno stato (cfr. civile): l’ordine c.; passione c.; virtù civiche; mostrare, o dare prova di, senso c. (cfr. civismo). Educazione civica, in passato, materia di insegnamento scolastico che aveva per oggetto lo studio degli aspetti della vita associata, ai varî livelli e nelle varie espressioni, e in particolare dell’organizzazione politica, delle istituzioni del diritto pubblico e privato e, soprattutto, della Costituzione della Repubblica Italiana».

Ne consegue che di educazione civica possiamo dare la seguente definizione: “L’educazione civica è lo studio delle forme di governo di una cittadinanza, di una nazione, con particolare attenzione al ruolo dei cittadini, alla gestione ed al modo di operare dello Stato. All’interno di una determinata politica o tradizione etica, l’educazione civica consiste nell’educazione dei cittadini”.

L’aggettivo civica sottintende una relazione dell’individuo con altri individui e di questi con una società. In secondo luogo si fa riferimento ad atteggiamenti personali riconducibili all’etica, definibile come sistema di valori che riguardano la buona o cattiva condotta umana. Possiamo, quindi, definire etico l’uomo che, provvisto di un suo ethos, cioè di una sua condotta di vita reputata buona, cerca di trasfonderlo nella società umana attraverso scelte di valori condivisi e di meccanismi di forza morale che riescano ad imporlo come bene comune. L’educazione civica deve formare il cittadino nella persona del ragazzo, futuro adulto, anche ad una cittadinanza attiva, proteso verso la diffusione di comportamenti etici, in primo luogo con l’esempio.

Perché il titolo dell’articolo richiama alla trasversalità? Per il semplice fatto che l’educazione civica è un’attività prettamente trasversale così come dice la norma e come impone la logica. D’altro canto lo abbiamo appena affermato nelle definizioni. In effetti si tratta di una novità rilevante in una tradizione che lascia ampio spazio ad un individualismo del docente centrato esclusivamente sulla sua disciplina. Nella legge è riportato l’invito ad ogni docente a cooperare all’insegnamento dell’educazione civica leggendo la propria disciplina con un occhio attento al quadro costituzionale.

A questo punto la palla passa alle agenzie educative in generale ed alle singole istituzioni scolastiche, in particolare. Infatti, cittadini si deve diventare a scuola, è nelle classi che si deve formare la coscienza civica delle ragazze e dei ragazzi. Vorranno, le scuole, insegnare educazione civica, oppure tenderanno semplicemente ad obbedire alla normativa in modo esclusivamente formale e burocratico, ma senza sostanza? Già lo Stato è venuto meno egli stesso a quanto scritto nella legge 92. In essa, infatti, si legge (art. 6 – Formazione dei docenti) che il ministero avrebbe dovuto attivare percorsi di formazione per i docenti, ma nulla di tutto ciò è stato dato vedere. L’unica attività è stata quella di emanare tre allegati:

  1. Allegato A – Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica;
  2. Allegato B – Integrazione al profilo delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione (D.M. 16 novembre 2012, n. 254) riferita all’insegnamento trasversale di educazione civica;
  3. Allegato C – Integrazioni al Profilo educativo, culturale e professionale dello studente a conclusione del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione (D. Lgs. 17 ottobre 2005, n. 226), riferite all’insegnamento trasversale dell’educazione civica

Altra novità che ritroviamo nella Legge 20 agosto 2019, n. 92 (Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica) riguarda il patto di corresponsabilità. Nell’articolo 7, infatti, è affermata la necessità che le istituzioni scolastiche rafforzino la collaborazione con le famiglie al fine di promuovere comportamenti improntati a una cittadinanza consapevole, non solo dei diritti, dei doveri e delle regole di convivenza, ma anche delle sfide del presente e dell’immediato futuro, anche integrando il Patto educativo di corresponsabilità ed estendendolo alla scuola primaria (dalle Linee guida).

L’estensione del patto di corresponsabilità alla scuola primaria va nella direzione individuata dal titolo, cioè verso una trasversalità molto allargata, una trasversalità che travalica la classe ed anche l’istituzione per coinvolgere le famiglie. In effetti, il vero punto focale riguarda una sempre più stretta collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti nel processo educativo perché, come già affermato, l’educazione civica è per sua natura un processo che non può essere circoscritto ad una singola istituzione, ma riguarda tutti i soggetti con cui l’individuo interagisce. L’insegnamento di educazione civica, molto più di altri, si arricchisce e si sostanzia nelle tre modalità: formale, informale e non formale.

Un’adeguata preparazione per la migliore attuazione dell’insegnamento di educazione civica richiede anche iniziative a livello territoriale. Occorre progettare l’integrazione delle attività da svolgere nelle classi con esperienze extra scolastiche, per le quali devono essere predisposte intese con le comunità locali, con il mondo del volontariato e del Terzo Settore, in particolare con i gruppi impegnati nella cittadinanza attiva.

Un’educazione civica che ritenesse di potersi attuare organizzando le proprie attività solo all’interno delle mura scolastiche sarebbe, infatti, una contraddizione in termini, sicché l’interazione con il mondo esterno deve essere al centro della programmazione didattica: impegnare il corpo docente nello studio delle modalità di interpretazione di tale interazione può costituire per le scuole un terreno di formazione ed anche di auto-formazione, da avviare al più presto, senza aspettare passivamente i piani di formazione nazionali.

È vero che l’urgenza del superamento delle difficoltà contingenti dovute alla presenza del Covid-19 rendono difficile dedicare attenzione a tutto questo, ma occorre darsi una visione prospettica, senza rassegnarsi ad una attuazione meramente burocratica del nuovo insegnamento.

L’educazione può essere distinta in due componenti: istruzione e formazione. In effetti, l’istruzione può, senza dubbio, essere considerata appannaggio preminente della scuola, agenzia formale istituzionalizzata. La formazione, invece, deve essere in capo a tutti i soggetti sociali perché tutti partecipano, con maggiore o minore intensità, alla formazione integrale della persona. In primo luogo la famiglia, ma anche la società e, ovviamente, anche la scuola per la sua quota parte. Alla scuola spetta, in aggiunta rispetto agli altri, il delicato compito di portare a sintesi e di strutturare gli interventi e le attività degli altri soggetti.

La scuola, ancor di più ed a maggior ragione, deve operare come un soggetto unitario. La trasversalità è una caratteristica che dovrebbe essere presente nelle aule come parte integrante e congenita. Ma non sempre è così. Essa, infatti, va scemando man mano che aumenta l’età degli studenti. È, infatti, abbastanza adeguata nella scuola primaria, dove i docenti si incontrano e si confrontano con cadenza settimanale per discutere e per stilare la programmazione a breve. Il grado di trasversalità scende sensibilmente nella scuola secondaria di primo grado, in particolare modo nelle istituzioni che non hanno attivato i dipartimenti disciplinari. È minima o addirittura assente nella scola secondaria di secondo grado, dove vige un’eccessiva specializzazione e separazione tra le discipline.

La presenza di un docente referente per l’insegnamento di educazione civica fa sì che tutti gli interventi attivati e da programmare partono ed arrivano ad un o stresso punto di riferimento il che dovrebbe allontanare o minimizzare il pericolo, sempre presente, di un loro eccessivo livello di atomizzazione di granularità.

Il compito della scuola è quella di formare l’uomo ed il cittadino per cui, prima ancora che fornire informazioni, facilmente reperibili in altre sedi e per altre vie, oggi la scuola ha il compito primario e preminente di attrezzare i giovani ad una vita sociale basata sull’etica e sulla conoscenza critica delle norme che la regolano.

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