
Professionalità docente
La figura del docente, negli ultimi decenni, ha subìto notevoli mutamenti, in parte dovuti alle norme via via introdotte nella legislazione scolastica, in parte alle mutate condizioni sociali. Ma, in fin dei conti, le norme sono state adeguate anch’esse, in buona sostanza, alla diversa strutturazione della società che si è venuta a creare nel corso del tempo. Le diverse condizioni socio-economiche, infatti, hanno determinato un diverso contratto della società stessa con la scuola. È chiaro a tutti che le richieste della società alla scuola non sono più solo quelle di sfornare ragazzi e giovani con un’adeguata preparazione cognitiva basata sul solo possesso di un cospicuo bagaglio di contenuti. Oggi la società chiede che la scuola sia in grado di formare giovani che siano in grado di leggere il presente e di proiettarsi nel futuro, giovani che siano in grado di dare risposte veloci ed adeguate alle sempre più rapide modificazioni socio-economiche che si traducono in modalità di lavoro sempre nuove ed anche in attività altrettanto nuove. La società richiede che la scuola prepari i ragazzi che le vengono affidati ad una sempre maggiore flessibilità.
Insegnare contenuti per mera trasmissione è molto più semplice rispetto alla didattica per competenze. Anche le discipline, poi, hanno subìto delle modifiche e ad esse sono state aggiunte nuovi contenuti e nuove procedure. Una per tutte è l’informatica e tutto ciò che essa comporta, anche come semplice fruitore. La caratteristica più pregnante, però, è la velocità del cambiamento che investe la società e che la scuola non può ignorare. Non solo deve essere in grado di gestirla, ma la deve addirittura prevedere e precedere.
Tutto questo richiede docenti preparati e formati adeguatamente in modo dinamico. Lo Stato ed il singolo dirigente scolastico devono promuovere ed incoraggiare un aggiornamento continuo ed efficace, un aggiornamento finalizzato a far sì che ogni docente sia capace di rispondere agli stimoli ed alle richieste della società e di ogni singolo alunno.
Sarebbe opportuno, a tal fine, rivedere i criteri culturali per la partecipazione ai concorsi a cattedra, ma anche il curriculum universitario che dovrebbe essere in linea con le esigenze formative richieste ad un docente che voglia definirsi moderno. Da rivedere, consequenzialmente, anche le regole di ingaggio. Non può, oggi come oggi, bastare una laurea disciplinare per l’accesso ai ruoli dell’istruzione. Infatti, le problematiche che un docente, in classe, si trova ad affrontare sono molteplici e di varia natura ed esulano nettamente da una mera preparazione disciplinare, per quanto importante essa sia.
Ogni docente, quotidianamente, si trova a doversi confrontare con personalità diverse in rapida evoluzione, che vanno guidate dolcemente ma con decisione, aiutate nel loro percorso di crescita, ma con discrezione, senza cadere o scadere nel plagio, nell’indottrinamento, nell’addestramento o nella manipolazione. Rischio sempre presente, per quanto in buona fede il docente possa operare.
In questa ricerca di adeguatezza ed efficacia del rapporto tra docente, alunno, famiglie, istituzione scolastica e società alcune caratteristiche innate possono essere di grande aiuto, ma buon insegnante lo si deve anche poter diventare e lo si può diventare con lo studio, l’applicazione e la riflessione continua sul proprio operato. Atteggiamenti che devono caratterizzare anche coloro che sono stati dotati delle adeguate abilità e caratteristiche da madre natura.
Il legislatore ha cominciato a fissare dei punti fermi per quanto riguarda l’aggiornamento professionale. In particolare, si pensi al DM del 27 ottobre 2015, n. 850 ed alla nota ministeriale 5 novembre 2015, n. 36167 rivolti ai docenti neo-assunti e che, come tali, devono svolgere il cosiddetto anno di prova. In base a tali atti normativi, infatti, i docenti neo-immessi a tempo indeterminato devono sottoscrivere, insieme con il dirigente scolastico, un “Patto per lo sviluppo professionale” in cui elencare “gli obiettivi di sviluppo delle competenze di natura culturale, disciplinare, didattico-metodologica e relazionale”, come espressamente richiesto dall’art. 5 comma 3 del DM 27 ottobre 2015, n. 850.
Gli obiettivi previsti per lo sviluppo professionale sono da raggiungere attraverso le attività formative previste dalla norma e la partecipazione ad attività formative attivate dall’istituzione scolastica o da reti di scuole, nonché l’utilizzo eventuale delle risorse della Carta del docente di cui all’articolo 1, comma 121, della Legge 13 luglio 2015, n. 107 (La buona scuola). Le tematiche vanno scelte tra le seguenti:
nuove risorse digitali e loro impatto sulla didattica;
- bisogni educativi speciali;
- gestione della classe e problematiche relazionali;
- valutazione didattica e valutazione di sistema (autovalutazione e miglioramento);
- contrasto alla dispersione scolastica;
- inclusione sociale e dinamiche interculturali;
- orientamento e alternanza scuola-lavoro;
- buone pratiche di didattiche disciplinari
ricordando che le prime due sono obbligatorie. La scelta, inoltre, deve essere congruente con la documentazione interna, con il PTOF, con la documentazione dei consigli di classe e le circolari interne. A tal fine bisogna anche valutare il bilancio iniziale di competenze stilato dal neo-assunto. L’impegno da parte del dirigente scolastico consiste nell’autorizzare la partecipazione e nel fornire le informazioni in suo possesso circa iniziative interne o esterne di formazione, purché coerenti con l’elenco prima riportato.
Al termine del periodo di formazione e prova, il docente neo-assunto, con la supervisione del docente tutor, traccia un nuovo bilancio di competenze per registrare i progressi di professionalità, l’impatto delle azioni formative realizzate, gli sviluppi ulteriori da ipotizzare ai sensi dell’art. 5 comma 4 del DM 850/2015. La finalità del periodo di prova è quella di verificare le competenze professionali del docente, osservate nello svolgimento dell’azione didattica e nelle attività ad essa preordinate e strumentali, nonché nell’ambito delle dinamiche organizzative dell’istituzione scolastica, come richiesto dall’art. 1 del DM 850/2015. Il comma 4 dello stesso articolo specifica che “le attività di formazione sono finalizzate a consolidare le competenze previste dal profilo docente e gli standard professionali richiesti. Dette attività comportano un impegno complessivo pari ad almeno 50 ore, aggiuntive rispetto agli ordinari impegni di servizio e alla partecipazione alle attività di formazione di cui all’articolo 1, comma 124 della Legge 107/2015, e rivestono carattere di obbligatorietà”.
L’attività di formazione e di aggiornamento è prevista anche per i docenti di ruolo, come stabilito dallo stesso comma 124 della legge 107/2015: «Nell’ambito degli adempimenti connessi alla funzione docente, la formazione in servizio dei docenti di ruolo è obbligatoria, permanente e strutturale». Ogni istituzione scolastica, in virtù della legge sull’autonomia, organizza le attività di formazione in coerenza con il piano triennale dell’offerta formativa e con i risultati emersi dal piano di miglioramento, sulla base delle priorità nazionali indicate nel Piano nazionale di formazione.
Anche il vigente Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto Scuola all’articolo 27, comma 1, si occupa dell’aggiornamento dei docenti, infatti recita: «Il profilo professionale dei docenti è costituito da competenze disciplinari, psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo-relazionali e di ricerca, documentazione e valutazione tra loro correlate ed interagenti, che si sviluppano col maturare dell’esperienza didattica, l’attività di studio e di sistematizzazione della pratica didattica. I contenuti della prestazione professionale del personale docente si definiscono nel quadro degli obiettivi generali perseguiti dal sistema nazionale di istruzione e nel rispetto degli indirizzi delineati nel piano dell’offerta formativa della scuola». Accanto all’esperienza didattica maturata, il CCNL parla di “attività di studio e di sistematizzazione della pratica didattica”.
Per concludere, la figura professionale del docente è diventata sempre più impegnativa e paradossalmente tende sempre più a perdere legittimazione presso l’opinione pubblica, aiutata in questo da atteggiamenti dei politici che sono semplicemente da stigmatizzare e che rendono conto del basso livello della nostra politica e dei politicanti che dovrebbero guidare il Paese. L’unica arma in possesso dei docenti è quello di fornire un servizio che sia sempre più di qualità ed in linea con le esigenze della società e dei singoli alunni.
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