La comunicazione

La comunicazione

1 Giugno 2020 0 Di giuseppe perpiglia

Questo non vuole essere un trattato o un saggio sulla comunicazione per il semplice fatto che non ne sarei capace.

Questo mio scritto è solo una riflessione personale su come dovrebbe essere una comunicazione genericamente efficace in ambito scolastico, nel rapporto docente-alunno. È un’attività primaria, anzi è “l’attività” che caratterizza la scuola e dà ragione dei risultati positivi che la scuola stessa vuole e deve raggiungere.

Una comunicazione efficace, infatti, è fonte primaria di miglioramento individuale e collettivo. Quando parlo di miglioramento individuale mi riferisco a quello di tutti i soggetti coinvolti nella comunicazione stessa, quindi sia al miglioramento dell’emittente sia a quello del ricevente. In una discussione, infatti, tali ruoli si alternano di continuo altrimenti non sarebbe un colloquio, una relazione, bensì si tratterebbe di un monologo, che molto facilmente può scadere nel soliloquio.

A partire dagli anni ’80 del secolo scorso, la comunicazione si è affermata sempre più ed oggi ha invaso tutti i settori e tutti i livelli.

In questi ultimi decenni, però, essa ha subito una grande trasformazione nel senso che la sua affermazione l’ha fatta lentamente coincidere con l’apparire. Sul piccolo schermo, infatti, si parla di qualsiasi argomento in qualsiasi momento, ma sfido chiunque a riepilogare i concetti espressi in una qualsiasi trasmissione televisiva, qualunque sia l’argomento trattato: non si riesce più ad ascoltare, ma solo a percepire suoni più o meno articolati.

Oggi la comunicazione è spettacolarizzazione per cui non si pensa più ai contenuti, ma al contenitore, non si bada più alla sostanza delle affermazioni, ma alla forma.

Spesso nei talk show si usa la parola, sempre gridata, per dividere gli ascoltatori in fazioni, contravvenendo il significato lessicale del termine comunicazione. Tale termine, infatti, deriva dal lemma latino communicare, mettere in comune, derivato a sua volta da commune, propriamente, che compie il suo dovere con gli altri, composto di cum- (insieme) e munis- (ufficio, incarico, dovere, funzione). Il significato etimologico, quindi, indica un legame tra due o più persone. Comunicare, quindi, vuole dire mettere in comune, cioè partecipare agli altri fatti, opinioni, pensieri, esperienze, sensazioni, sentimenti. In tal modo si viene a creare un legame più o meno stabile e più o meno profondo.

L’azione del comunicare vede come protagonisti almeno due soggetti la cui relazione li influenza reciprocamente e la maggior parte delle volte non se ne rendono conto. Si pensi, a mo’ di esempio, a quanti di noi e quante volte sarà capitato di dover assistere alla sorpresa dei genitori quando si dice loro che i figli sono calmi e tranquilli, mentre a casa, si comportano come diavoletti scatenati. O, viceversa, e la cosa diventa ancora più difficile da gestire e da far capire ai genitori, diavoletti a scuola ed angeli a casa.

Bisogna che il docente prenda piena consapevolezza che nell’atto del comunicare, elemento caratterizzante il lavoro del docente, ogni soggetto interagisce con tutti gli altri in un sistema circolare, ed il comportamento di ogni membro influenza e viene influenzato da quello degli altri.

Tra le nostre letture ed i nostri studi sicuramente ci saremo imbattuti in qualche articolo o in qualche saggio sulla comunicazione. Ben conosciamo, quindi, i cinque assiomi di Palo Alto. Tra questi voglio ricordare solo il primo: «Non si può non comunicare». Sempre dai nostri studi avremo sicuramente appreso che la comunicazione può essere verbale, non verbale o para-verbale. La comunicazione verbale usa suoni e simboli arbitrari, cioè le parole dette e scritte. La comunicazione non verbale, invece, riguarda la postura, i movimenti, la posizione che occupiamo nello spazio e gli aspetti estetici. Ad esempio, la comunicazione non verbale riguarda la mimica facciale, gli sguardi, i gesti così come l’abbigliamento e l’andatura.

Infine, la comunicazione para-verbale riguarda il modo in cui ci si esprime. Quindi, riguarderà la voce -tono, volume, ritmo- ma anche le pause, i sorrisi, i silenzi ed altre espressioni sonore, come ad esempio schiarirsi più o meno spesso la voce. Un corrispettivo nella comunicazione verbale scritta lo possiamo ritrovare nella punteggiatura che è capace di attribuire un ritmo diverso alla lettura.

Sia con la comunicazione verbale ed ancora di più con quella para-verbale inviamo messaggi in modo spesso inconsapevole, messaggi dettati dallo stato emotivo del momento.

La comunicazione, per quanto appena detto, può essere anche involontaria, non intenzionale o inconscia. Questo, se si vuole una comunicazione efficace come richiesto in ambito scolastico, non deve accadere. Il docente, infatti, dovrebbe essere sempre presente a sé stesso, dovrebbe essere sempre ben consapevole di quello che dice e del come lo dice. Deve essere sempre in grado di controllare le sue emozioni per trasmettere il messaggio, il contenuto selezionato, in modo migliore possibile. Egli, infatti, si deve sempre chiedere non solo cosa sta comunicando, ma soprattutto come sta comunicando!

All’interno di ogni comunicazione, infatti, convivono due componenti: il contenuto e la relazione, che devono essere vicendevolmente coerenti. Sul contenuto non entriamo nel merito perché siamo tutti sicuri di essere all’altezza della situazione e delle aspettative. Inoltre, il controllo del contenuto è più semplice, più immediato e più diretto. Qualche problema può nascere per quanto riguarda la relazione perché essa risente pesantemente della componente non verbale e para-verbale. Diventa impresa ardua lasciare fuori dall’aula problemi e preoccupazioni personali, checché se ne dica. È un qualcosa che sarebbe molto opportuno fare, ma tra il dire ed il fare …

Di fronte ai ragazzi la nostra attenzione dovrebbe essere rivolta tutta a loro ed al rapporto che con essi vogliamo intrecciare e mantenere. E questo rapporto, come è ovvio, passa anche attraverso i contenuti. Tutti sappiamo che l’attenzione dei ragazzi viene catturata con facilità quando l’argomento che trattiamo è un argomento che ci appassiona. Infatti, in questo caso noi comunichiamo, oltre all’argomento, anche la nostra passione e questo viene captato dagli alunni che sono portati istintivamente a condividere tale passione.

Spesso ci concentriamo esclusivamente sui contenuti, che pure sono importanti, pensando forse che la comunicazione sia solo questa. Basta fare un po’ di mente locale per ricordare che sono il canale comunicativo non verbale e para-verbale a dare corpo e sostanza al canale verbale. È proprio la coerenza tra contenuti, atteggiamenti e comportamenti che rende una comunicazione efficace, in grado di infrangere agevolmente la corazza di indifferenza di cui naturalmente il ragazzo di riveste nei confronti dell’adulto. Una volta superata tale barriera il ragazzo ci vedrà con occhi diversi, accettandoci per quelli che siamo, così come siamo, con i nostri pregi e con i nostri difetti.

Quando si riesce a creare una relazione interpersonale proattiva, quando siamo stati bravi a creare ed a mantenere una comunicazione efficace i risultati non possono non essere quelli auspicati. Bisogna anche aggiungere che una comunicazione efficace richiede un ascolto attivo e questo ci permette di conoscere più a fondo ogni nostro alunno con positive ricadute sull’orientamento. Conoscendo ogni ragazzo saremmo in grado di promuoverne le sue capacità e le sue competenze, ma anche di potenziare le sue aspettative ed i suoi sogni. In tal modo gli forniamo un valido aiuto perché possa individuare e portare avanti il proprio progetto di vita. E questa è la finalità ultima di un bravo docente.

Articoli correlati:

  1. L’attualità di don Milani
  2. Creare il futuro
  3. Riflessioni sull’importanza delle relazioni
  4. L’empatia
  5. L’orientamento
  6. No al primo della classe
  7. L’importanza dell’affettività
  8. È una questione di dignità
  9. I beni relazionali
  10. Volontariato, etica e scuola