
Una nuova alleanza
Il punto di riferimento del cittadino, qualunque sia la sua funzione ed il suo ruolo nella società, deve essere sempre e solo la Costituzione. È il vangelo laico che dovrebbe guidare le azioni di tutti.
La Carta costituzionale assegna il difficile e complesso compito di istruire e di educare i giovani alla scuola ed alla famiglia. Questa comunione di compiti e di responsabilità dovrebbe legare strettamente questi due primari soggetti sociali nel comune ruolo di agenzie educative.
Nel corso dei decenni il dettato costituzionale ha subito cambiamenti interpretativi in base alle condizioni socio-politiche che venivano via via a concretizzarsi. In seno a tale innovazione è stato anche reinterpretato e rimodulato il rapporto tra scuola e famiglia nel senso di trasformarla in una relazione sempre più interattivamente stretta e sempre nella direzione di una maggiore dialettica collaborativa.
La famiglia è il luogo d’elezione per innescare, promuovere e potenziare i rapporti empatici e per gettare il seme di comportamenti improntati alla convivenza civile. La scuola, invece, «è luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l’acquisizione di conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica» (Statuto delle studentesse e degli studenti).
È solo dalla stretta collaborazione di queste due agenzie educative che possono scaturire frutti copiosi del processo di formazione del figlio, dello studente e del cittadino.
L’affermarsi di nuove teorie pedagogiche ha accreditato l’unicità dell’individuo e la diversità dei ritmi di apprendimento. D’altro canto la Costituzione riconosce gli stessi diritti a tutti gli alunni, anche ai soggetti in difficoltà, qualunque essa sia. Di conseguenza, si è reso necessario mettere a punto ed attivare nuovi modelli didattico-educativi che permettessero alla scuola di predisporre le modalità più opportune per attuare e attualizzare il dettato costituzionale riguardo al rapporto famiglia-scuola. La conseguenza è stata che le istituzioni scolastiche hanno dovuto dare piena attuazione alle disposizioni normative ed introdurre nuove modalità organizzative atte a favorire un maggiore coinvolgimento dei genitori nella vita scolastica, investendoli, sostanzialmente e non solo formalmente, della corresponsabilità educativa. Non si tratta, ovviamente, di accordarsi se spiegare il teorema di Pitagora piuttosto che il teorema di Talete o quelli di Euclide. Il punto focale deve essere basato sui valori. La comunione di intenti tra famiglia e scuola dovrebbe sostanziarsi nella scelta dei valori fondanti, dei valori universali, dei valori che riescono a dare un senso pieno alla vita. Sono questi i valori da proporre di comune accordo tra famiglia e scuola. La scelta di valori ben definiti concorre in modo primario anche alla definizione dell’identità della singola istituzione scolastica. Un qualsiasi valore, però, va sì proposto, ma acquista sostanza e spessore formativo solo se e quando lo si utilizza attivamente per illuminare l’agire in modo da indirizzarlo verso risultati ad esso coerenti.
Ciò richiede il coinvolgimento diretto dei genitori e dei docenti; implica, da parte loro, l’accettazione di una visione della vita che sia coerente con i valori propugnati. I comportamenti di genitori e docenti, però, devono avere una loro coerenza per dare al figlio-alunno un orizzonte comportamentale ben definito verso cui tendere. Una simile situazione attenuerebbe lo spaesamento tipico dell’età adolescenziale e pre-adolescenziale il che si traduce nell’avere ragazzi più sicuri e più motivati. Ancora, verrebbe attenuato quel senso di continua insoddisfazione che li porta a cercare orizzonti diversi.
Rileggendo quanto appena scritto, mi sembra opportuno aggiustare il tiro per evitare possibili fraintendimenti. Il riferimento ai docenti è esemplificativo, infatti, è tutto il personale dell’istituzione scolastica che deve adeguarsi e condividere gli stessi valori. Quindi, non solo i docenti, ma anche i collaboratori scolastici ed il personale di segreteria devono sentirsi coinvolti nella promozione dei valori condivisi, soprattutto con i rispettivi comportamenti.
Per creare una collaborazione pro-attiva tra famiglia e scuola il legislatore ha messo a disposizione alcuni strumenti che non sempre sono stati utilizzati in modo adeguato e proficuo, ma si è preferito solo adempiere passivamente ad un obbligo burocratico. Il primo documento a cui mi riferisco è il bilancio sociale, introdotto dall’allora ministro per la Funzione Pubblica, onorevole Mario Baccini, il 17 febbraio 2006. Tale documento rappresenta la necessaria apertura verso il territorio e consente una comunicazione più incisiva verso i diversi stakeholder, in particolare la famiglia. Il bilancio sociale rappresenta un importante strumento di aggregazione tra i vari soggetti coinvolti, a diverso titolo, nel mondo della scuola, perché permette il confronto su uno stesso piano dialettico, creando dei confini ben delimitati. Esso richiede una pianificazione iniziale che scaturisca da una riflessione critica e condivisa. Le coordinate della narrazione vanno stabilite all’inizio dell’anno scolastico e rappresentano i vincoli da rispettare nello svolgimento del percorso formativo. La definizione dei vincoli iniziali è modulata da numerose variabili tra cui i soggetti da coinvolgere. Tra questi un posto d’onore spetta alla famiglia, con la quale bisogna aprire un confronto critico su valori, finalità e obiettivi delle scelte educative.
Il secondo documento è il Patto di corresponsabilità educativa. Tale documento va firmato dal Dirigente scolastico, dalla famiglia e, nella scuola secondaria di secondo grado, dallo studente. Il patto di corresponsabilità è stato introdotto con il D.P.R. 21 novembre 2007, n. 235. La sua funzione è quella di creare un terreno comune tra famiglia, scuola e studenti.
Le problematiche nel rapporto tra la famiglia e la scuola sorgono spesso dal mancato rispetto dei ruoli, delle competenze, dei compiti e delle rispettive libertà. Per aumentare lo scambio comunicativo ed il lavoro cooperativo bisogna puntare sulla corresponsabilità, sempre nel rispetto dei ruoli di ognuno.
La riduzione delle problematicità, l’aumento dello scambio comunicativo ed il lavoro collaborativo sono traguardi che non possono derogare dal senso di responsabilità sociale di ognuno. Tale senso deve connotare tanto le scelte strategiche della scuola quanto l’apporto collaborativo delle famiglie. Nel patto di corresponsabilità devono essere indicati diritti, doveri e compiti della famiglia, della scuola e degli studenti. La firma in calce al documento ne attesta la presa visione e l’accettazione del contenuto da parte di tutti e tre i soggetti. La preoccupazione è che tale atto possa diventare una pura formalità, un atto vuoto e senza significato: lo si fa perché lo si deve fare, lo si fa per mettere a posto le carte ed essere tranquillo nei confronti della burocrazia. Ma il bene e la crescita dei ragazzi non è burocrazia!
Sarebbe opportuno organizzare un incontro con le famiglie, alla presenza dei figli, per leggere insieme il patto di corresponsabilità proposto dalla scuola e condividerlo, prevedendo anche la possibilità di apportarvi le modifiche che dovessero emergere dalla discussione. Per renderli maggiormente efficaci gli incontri potrebbero essere organizzati per classe. Questa organizzazione permetterebbe alla famiglia di sentirsi chiamata in causa nel percorso formativo offerto dalla scuola in modo sostanziale. Avvertirebbe il passaggio da utente passivo a parte integrante del progetto formativo del proprio figlio il che faciliterebbe la sua responsabilizzazione.
Bisogna che la scola e la famiglia stipulino una nova alleanza basata sul rispetto reciproco da esercitare in modo concreto e sostanziale, senza limitarsi ad una vuota formalità di facciata. Ognuna delle parti deve cedere una quota della propria sovranità a favore di una collaborazione che possa rendere molto più incisivo il lavoro della famiglia e della scuola. Bisogna che entrambi i soggetti prendano consapevolezza che devono operare nella stessa direzione il che rafforzerebbe gli sforzi di entrambi.
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