
Virus ed individualismo
Quanti cambiamenti ha indotto questo esserino invisibile, le cui dimensioni variano da poche decine a poche centinaia di nanometri. Per cercare di avere un’idea molto approssimativa di quale grandezza stiamo parlando, ricordiamoci che un nanometro corrisponde ad un miliardesimo di metro!
Questi microrganismi sono parassiti obbligati e per riprodursi utilizzano le strutture biologiche della cellula ospite. Non hanno organi interni e, quindi, non hanno bisogno di alimentarsi, almeno nel senso comune del termine. Pur essendo parassiti obbligati, riescono, comunque, a sopravvivere anche in ambiente esterno per un tempo più o meno lungo, ma comunque limitato. Ad esempio, il virus dell’influenza comune riesce a vivere per qualche ora al di fuori del corpo umano, specialmente in condizioni di freddo e di bassa umidità.
Il corona virus si è ormai diffuso in tutti i continenti e per questo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ne ha dichiarato la pandemia.
Questo essere minuscolo non sceglie le sue prede in base a comportamenti particolari o ad atteggiamenti specifici e men che meno in base a classi sociali. È un virus egualitario che colpisce indistintamente tutti. Una qualche scelta sembra farla per quanto riguarda gli effetti che riesce a provocare. Infatti, sembra essere molto più benevolo verso le donne e verso i bambini. In buona misura ha un comportamento simile anche verso i giovani ed i giovani adulti. I dati ci dicono che, invece, il suo comportamento è molto più pericoloso verso gli anziani, accanendosi verso quelle persone già debilitate per altre patologie. In questo caso si limita a dare il colpo di grazia, quella goccia che fa traboccare il vaso. Mi fa venire in mente Maramaldo e Francesco Ferrucci che, prima di morire, trova il coraggio di dire al primo: «Vile, tu uccidi un uomo morto».
Il corona virus ha messo a nudo tutte le deficienze del nostro sistema sanitario. Non era certo prevedibile una situazione così critica, ma comunque paghiamo per i tagli lineari operati nel corso degli anni. In Calabria, dove subiamo e subiremo per ancora chissà quanto tempo, gli effetti nefasti del piano di rientro, in caso di numeri come quelli della Lombardia o del Veneto, la situazione diverrebbe drammatica sin da subito.
Lo stesso dicasi per la scuola. La difesa più efficace contro questo virus poggia primariamente sulla cultura e sul senso civico di ogni singolo cittadino. Anche sulla scuola, e da tempo, si è abbattuta la scure dei tagli lineari, con l’aggravante di una continua politica di delegittimazione volta a squalificare un’istituzione che altri Paesi, invece, coltivano preziosamente, ricavandone frutti copiosi in termini di acquisizioni tecnologiche che si trasformano in ossigeno per l’economia. Contro la scuola è stato innescato un circuito vizioso, pericoloso quanto irrazionale. In altre nazioni, essere un docente è titolo di merito, in Italia è spesso visto come l’ultima spiaggia per trovare un posto di lavoro. Lo stipendio è basso, tra i più bassi in Europa, la motivazione decade, latita l’impegno, vengono meno i risultati e questo costituisce la giustificazione per un trattamento economico e sociale quasi mortificante.
Scusate la lunga introduzione, forse mi sono fatto prendere la mano. Vediamo ora di comprendere il senso del titolo dell’articolo.
Il corona virus è molto contagioso e, al momento, l’unica difesa efficace che abbiamo è quella di non infettarci. Semplice e complicato insieme, perché coinvolge i nostri comportamenti abituali che vanno adeguati, ed in modo radicale.
Questo insieme di proteine che chiamiamo corona virus, ha messo in luce la fragilità umana costringendosi ad una seria riflessione critica su di noi e sui nostri comportamenti.
Molto diffuse nella nostra società sono le caratteristiche dell’egoismo e dell’individualismo. L’egoismo è proprio dell’individuo che pensa esclusivamente a sé stesso ed al suo interesse, anche approfittando della società che vuole asservire ai propri fini. Si pensi all’evasore fiscale. L’egoista vuole subordinare la volontà altrui alla propria.
L’individualista, invece, non guarda solo al proprio bene, bensì alla difesa di quel bene per ogni altro individuo, preoccupandosi dei punti più generali che caratterizzano quel dato bene, di quei punti che sono applicabili ad ogni componente della società. Per gli individualisti i diritti conquistati dal singolo individuo diventano diritti conquistati da tutta la società. Secondo gli individualisti, però, nessuno può o deve imporre all’individuo il modo con cui perseguire quel dato bene o quel dato diritto, oppure il modo di auto-realizzarsi e di essere felice. L’individualista vuole percorrere la strada che porta ai propri obiettivi a modo suo, il che non vuol dire, però, nuocere agli altri.
L’individualismo è una caratteristica del mondo occidentale. Infatti, il mondo occidentale si è dato delle regole molto stringenti sulla privacy e sulla gestione dei dati personali. Non sono affatto accettate le intrusioni esterne nella propria sfera privata. Oggi tale comportamento cozza con il problema del corona virus. La grande infettività del virus, infatti, richiede una risposta unitaria da parte della società. Non sono ammesse deroghe pena l’annullamento dei vantaggi procurati da tutti i soggetti che seguono le regole. Le esperienze di questi giorni insegnano. Non può essere lasciata la libertà all’individuo di perseguire l’obiettivo unico in modo autonomo. In una situazione come quella che stiamo vivendo, bisognerebbe ricorrere all’intelligenza di sciame (con locuzione inglese swarm intelligence). Tale costrutto lessicale è stato introdotto nel 1988 da Gerardo Beni, Susan Hackwood e Jing Wang ed indica un’azione complessa che caratterizza i sistemi auto-organizzati.
Beni e Watt definirono l’intelligenza di sciame come la proprietà di un sistema sociale il cui comportamento collettivo è regolato dall’interazione con l’ambiente. Tale interazione è in grado di fare emergere pattern funzionali globali in tutto il sistema.
L’intelligenza di sciame caratterizza il comportamento di diverse società animali: api, formiche, ma anche stormi di uccelli e banchi di pesci. Il gruppo non viene comandato da nessuno, cioè non fa capo ad un’unità organizzativa centrale ma auto-dirige i propri comportamenti in vista di un obiettivo comune.
La razza umana non ha questa caratteristica ma vi può sopperire grazie alla tecnologia. Sono già state implementate, infatti, delle app in grado di monitorare gli spostamenti di ognuno. Applicando questa tecnologia all’infezione da corona virus, e monitorando gli spostamenti delle persone siamo in grado di capire dove vi siano maggiori assembramenti e dove la situazione è, invece, più calma. Quando un soggetto è costretto a muoversi per un serio motivo, consultando l’app può scegliere il percorso e la destinazione che presentano meno possibilità di contrarre l’infezione perché non vi sono raggruppamenti ed il numero delle persone è meno elevato.
L’infezione da corona virus per la scuola rappresenta un’opportunità per prendere ancora più consapevolezza dell’importanza di un’efficace educazione al senso civico che dovrebbe caratterizzare ogni cittadino. Questa grave crisi dovrebbe indurre ogni docente a mettere nella giusta luce l’educazione alla convivenza civile ed alla cittadinanza attiva. Questo microbo così pervasivo ha scosso la nostra società sin dalle fondamenta. Dopo un primo, comprensibile, momento di smarrimento, dobbiamo avere l’intelligenza di approfittare di quanto ci sta capitando per fare pulizia delle incrostazioni che, a poco a poco, stavano bloccando il sistema. Questo momento ci deve servire a ripartire con nuova lena, nuovi strumenti culturali e nuovi obiettivi.
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