Scuola e valutazione

Scuola e valutazione

14 Aprile 2020 0 Di giuseppe perpiglia

Nei giorni scorsi, girovagando sulla rete, mi sono imbattuto in una copia elettronica del capolavoro di Edmondo De Amicis, il libro Cuore. Da quelle pagine viene fuori un’immagine di scuola che, seppure in modo molto attenuato, ho in parte vissuto, ovviamente come alunno delle scuole elementari. Si parla, addirittura, di un maestro che aveva insegnato fino all’età di 80 anni e di classi di 50 allievi! Inoltre, traspare un immenso rispetto per la scuola, vista come un’istituzione al di sopra di tutto, ammantata da un’aura di sacralità. I genitori si rivolgevano ai docenti con locuzioni del tipo signor maestro oppure signora maestra e imponevano ai figli il rispetto nei loro confronti.

Queste sono situazioni che, per fortuna, fanno parte della storia remota, però hanno portato la scuola ad essere molto autoreferenziale in quanto, a quel tempo, non aveva interlocutori alla sua altezza. Questa ultima caratteristica, ahimè, permane ancora oggi, seppure in qualche modo attenuata. La scuola ed il corpo docente in generale non hanno mai accettato di essere valutati da altri se non da sé stessi, vivendo la valutazione come un’intrusione nella loro sfera professionale, un attentato alla propria reputazione, anche personale. La valutazione veniva e viene spesso vista come giudizio per punire e non come un fattore di miglioramento, anche nell’attività di insegnamento.

La valutazione e l’autovalutazione, invece, rappresentano il motore necessario per un rinnovamento continuo. La tensione al miglioramento deve essere fattore costitutivo ed inalienabile di un qualsiasi processo formativo e bagaglio immancabile nella cassetta degli attrezzi di qualunque docente o formatore.

Finalmente anche il legislatore ha preso consapevolezza di tale necessità ed ha provveduto ad emanare una serie di norme in proposito. Ne esamineremo solo qualcuna.

In base a quanto riportato nella legge 13 luglio 2015, n. 107 (La buona scuola), il procedimento di valutazione delle singole istituzioni scolastiche dovrà essere articolato in quattro fasi, come stabilito dall’art. 6 del DPR 28 maggio 2013, n. 80 (Regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione):

  1. Autovalutazione;
  2. Valutazione esterna;
  3. Azioni di miglioramento;
  4. Rendicontazione sociale.

La già citata legge 107/2015 promuove la valutazione delle scuole in base a diversi punti di vista:

  • Potenziamento della valutazione delle scuole attraverso la creazione del portale unico dei dati delle scuole (Scuola in chiaro);
  • Autovalutazione di istituto, con stesura del relativo report, e valutazione del merito dei docenti;
  • Rendicontazione sociale per rendere pubblica la propria attività e creare un rapporto dialettico più stretto con le famiglie e con il territorio.

A monte della valutazione degli alunni e della valutazione delle istituzioni scolastiche esiste anche una valutazione di tutto il sistema nazionale di istruzione e formazione che, in buona sostanza, è affidata all’INVALSI (istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione). Tale istituto è ben conosciuto perché è il soggetto che gestisce i test annuali che tante discussioni hanno generato e continuano a generare. Esso si occupa della somministrazione dei questionari alla scuola e della restituzione dei risultati delle rilevazioni degli apprendimenti alle singole istituzioni scolastiche, aggregate per aree geografiche a diversi livelli. Le singole istituzioni sono chiamate a utilizzare i dati come base da cui partire per approntare i necessari adeguamenti che andranno a costituire il processo di miglioramento. Per le scuole secondarie di secondo grado, l’INVALSI ha garantito la partecipazione dell’Italia alle diverse indagini internazionali: OCSE-PISA (Organizzazione per lo sviluppo economico – Programme for international student assessment), IEA-TIMSS (International association for evaluation – Trend in international mathematics and science study), IEA-PIRLS (International association for evaluation – Progress in international reading literacy study) e TALIS (teaching and learning international survey).

Tutte queste sigle servono a fornire dati di realtà oggettivi su cui basare il confronto tra i sistemi educativi dei vari Paesi, confronto ancora più necessario a causa della globalizzazione e, quindi, della facilità di spostamento di professionisti fra i vari Stati.

A livello di singola istituzione bisogna costituire un gruppo operativo, l’unità di autovalutazione, costituita dal dirigente scolastico, dal docente referente per la valutazione e da uno o più docenti in possesso delle adeguate competenze.

L’autovalutazione, come la quasi totalità delle attività svolte in ambito scolastico, non è un momento o un’attività puntiforme, bensì un processo. In questo processo sono coinvolti, come responsabili diretti, il dirigente scolastico, il docente referente per la valutazione, i componenti dell’unità di autovalutazione, ma anche tutti gli altri docenti, il personale ATA, gli studenti e le loro famiglie.

Dal novembre 2014, l’INVALSI ha messo a disposizione delle istituzioni scolastiche un format per facilitare e guidare il processo di autovalutazione. In realtà, i format approntati dall’INVALSI sono quattro: uno per le scuole del primo ciclo, uno per la scuola del secondo ciclo, sia statali sia paritarie.

Nello stesso anno sono state anche definiti i criteri per la valutazione dei dirigenti scolastici. Questa è una diretta conseguenza del passaggio da presidi e direttori didattici a dirigenti. Il preside, infatti, era un mero esecutore di ordini e di direttive imposte dall’alto. Il dirigente, invece, deve prendere decisioni di cui deve rendere conto.

Dopo aver compilato il format messo a disposizione dall’INVALSI, le scuole devono stilare il RAV (rapporto di autovalutazione) in cui vanno riportati puntualmente gli obiettivi di miglioramento. Il RAV va, quindi, pubblicato sul portale Scuola in chiaro e sul proprio sito istituzionale per mettere in atto una dimensione di trasparenza e di miglioramento del servizio.

Nell’anno scolastico 2015/2016 hanno preso il via le visite alle scuole da parte dei nuclei di valutazione esterna, che hanno visto il coinvolgimento di circa 800 istituzioni scolastiche.

I nuclei di valutazione esterna, per giungere a conclusioni più razionali, oggettive e veritiere possibile, hanno utilizzato un protocollo di valutazione adottato dalla conferenza per il coordinamento funzionale del sistema di valutazione nazionale di valutazione, su proposta dell’INVALSI.

La valutazione, l’autovalutazione ed il RAV hanno la loro finalizzazione nel Piano di Miglioramento (PdM). Le istituzioni scolastiche, cioè, alla riflessione critica sulla situazione esistente debbono fare seguire tutte quelle attività reputate necessarie e strumentali per eliminare le criticità e per potenziare i punti di forza. In questa loro opera possono contare, quando necessario, sul supporto dell’INVALSI e di altri soggetti pubblici o privati, quali università, enti di ricerca o associazioni professionali e culturali.

Il corpo docenti, per riprendersi quella legittimazione sociale che è andata scenda nel corso degli ultimi decenni, si deve rimettere in cammino, deve essere al passo dei tempi, deve avere stima di sé stesso. Ma la stima degli altri e l’autostima passano anche da un aggiornamento contino che ha bisogno, a sua volta, di una riflessione sul proprio operato e sull’adeguatezza delle pratiche messe in campo.

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  1. Legge 13 luglio 2015, n. 107
  2. P.R. 28 marzo 2013, n. 80
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