Didattica a distanza

Didattica a distanza

6 Aprile 2020 0 Di giuseppe perpiglia

Stiamo vivendo un tempo che crea indeterminatezza ed insicurezza. Tutte le nostre abitudini sono state sconvolte da un microorganismo a metà strada tra vivente e non vivente che però si è dimostrato in grado di mettere in crisi l’intera umanità e tutto quanto essa è riuscita a creare.

Il virus ha bloccato il mondo del lavoro e, quindi, l’economia, ma ha anche limitato grandemente i rapporti umani, relegandoli nel mondo del virtuale.

Ha anche sconvolto un’istituzione molto solida, ben radicata nell’immaginario comune, un vero e proprio simbionte della nostra società: la scuola. Con tutte le critiche, alcune giuste e meritate, che ad essa si possono muovere, la scuola rappresenta un punto fisso a cui tutti, per motivi diversi, ci siamo aggrappati ed in cui tutti, prima o poi, hanno trovato una risposta alle loro domande, anche esistenziali.

Ogni crisi ha un risvolto positivo che, se correttamente colto e sfruttato, la trasforma in opportunità ed in momento di crescita.

All’inizio delle disposizioni che hanno portato, tra l’altro, alla chiusura delle scuole, molti hanno fatto la facile rima didattica a distanza = periodo di vacanza. Qualcun altro, dopo aver realizzato che bisognava pur fare qualche cosa, ha tentato di traslare la classica lezione frontale e la didattica in presenza in una giornata didattica virtuale, semplicemente replicando la prima sui mezzi informatici.

Sono due approcci irrazionali dettati solo dalla voglia di immobilismo, di rassicurante ripetitività, che il corona virus sta efficacemente smantellando.

In questa crisi una nota positiva viene dai ragazzi del quinto anno della secondaria di secondo grado che chiedono un esame di Stato serio. Al momento l’ipotesi più accreditata è quella di un ampio colloquio, che spazi su un vasto orizzonte di conoscenze, tenendo conto del percorso fatto negli anni precedenti.

Il senso di indeterminatezza colpisce, ovviamente, anche la classe docente, in larga parte impreparata a simile necessità. A tale scopo il Ministero è intervenuto (nota 388 del 17 marzo 2020) per fornire indicazioni su cosa bisogna intendere per didattica a distanza. La didattica a distanza, si legge sulla nota citata, non consiste certo nell’inviare materiali e nella semplice, per quanto comoda, assegnazione di compiti. In tempo di corona virus e di restrizione sui comportamenti, la scuola deve farsi carico di un’altra problematica, che va al di là del semplice insegnamento e del relativo apprendimento. Probabilmente, ai ragazzi la scuola manca per la tranquilla routine, per la sua rassicurante quotidianità, ma forse manca ancora di più come momento di condivisione empatica di esperienze e di sogni.

Il docente, allora, deve curare particolarmente questo fattore, soprattutto per i più piccoli. È opportuno creare momenti di intimità con ogni alunno sfruttando, ovviamente, gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia informatica. Questo si concretizza dando il giusto spazio a messaggi audio e video.

Molti sono i software, praticamente tutti gratuiti, che permettono di effettuare chiamate audio-video con interazione in tempo reale (Skype, Zoom, GoToMeeting, G-Suite, …).

È importante avere un’interazione, possibilmente visiva, che faccia sentire il ragazzo ancora parte di una comunità dialogante con cui confrontarsi.

Le video-lezioni è bene che siano limitate nel tempo per non costringere i ragazzi a stare molto tempo davanti allo schermo. Si annoierebbero e quindi potrebbero non seguire più con la necessaria attenzione. Altro atteggiamento da evitare è quello di dare numerosi compiti, ancora peggio se tutti dello stesso tipo. Ad esempio un numero eccessivo di problemi tutti sullo stesso argomento e con lo stesso algoritmo risolutivo. Il carico di lavoro ricadrebbe, probabilmente, sui genitori, magari anche loro alle prese con lo smart working, senza nessun giovamento per i ragazzi e senza nessuna indicazione per il docente.

Qualcuno ha fatto notare che la didattica a distanza avrebbe acuito le differenze sociali tra le famiglie che possiedono strumenti informatici adeguati e coloro che ne sono prive. In effetti, la costatazione è pertinente ed il Governo se ne è fatto carico. Con il decreto legge del 17 marzo 2020, n. 17, infatti, con l’art. 120, ha messo a disposizione del sistema di istruzione nazionale 85 milioni di euro così ripartiti:

  • 10 milioni al fine di permettere alle istituzioni scolastiche di dotarsi sin da subito di piattaforme e di strumenti digitali per l’insegnamento a distanza o per potenziare quelle già in loro possesso;
  • altri 70 milioni sono destinati per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti dispositivi digitali individuali con la formula del comodato d’uso gratuito;
  • i restanti 5 milioni serviranno a formare il personale scolastico sulle metodologie e sulle tecniche per la didattica a distanza. In questo caso si può anche far ricorso al fondo previsto dalla legge 107/2015, la buona scuola.

Come scritto dal professore Giancarlo Cerini in un suo recente articolo, «Un buon collegamento video non potrà mai sostituire il calore di una relazione educativa, che è fatta di sguardi di sfumature, di gesti, di vicinanza, di cura». Proprio per questo dobbiamo fare in modo di non vivere la didattica a distanza come uno dei tanti obblighi che pendono sul capo di noi docenti. Al contrario, dobbiamo abbandonare la logica dell’adempimento e della quantificazione per intraprendere il percorso sulle coordinate essenziali del sistema scolastico. Bisogna avere sempre davanti le finalità del nostro sistema di istruzione e formazione che abbiamo formalmente accettato al momento dell’immissione in ruolo.

Uno dei problemi più seri evidenziati da diversi colleghi è quello della verifica e della valutazione. La verifica e la valutazione nella didattica a distanza, in effetti, diventano due attività ancora più delicate ed importanti allo stesso tempo. È inimmaginabile o quanto meno ben poco efficace interrogare in modo classico attraverso il medium del video. A volte, addirittura, si scade nel ridicolo o nel grottesco, come quel docente che pretende di interrogare i suoi allievi bendati! Anche i compiti tradizionali, «svolgete il problema numero 34 a pagina 323», lasciano il tempo che trovano. I ragazzi, infatti, utilizzano le tecnologie informatiche meglio di noi e con più fantasia!

In questa condizione, ancora più importanza riveste la valutazione formativa, cioè la valutazione in itinere. Tale tipologia di formazione deve servire per fornire ai ragazzi un feedback, cioè informazioni sull’andamento del loro lavoro, sui livelli di attenzione, e di partecipazione, sull’efficacia delle loro iniziative e sul loro senso di responsabilità. Senza voti. In altri termini la valutazione formativa ha la funzione primaria di innescare, promuovere e potenziare un processo di miglioramento individuale continuo, sicuramente non per giudicare. Questo atteggiamento non ci deve far scadere, però, in un vacuo buonismo, falso e controproducente. La valutazione, infatti, deve essere sempre incoraggiante, ma anche sincera ed oggettiva.

La valutazione finale o sommativa, a causa di questa situazione sospesa, ha perso tutto il suo valore, soprattutto quello di certificazione anche perché ogni sua decisione negativa sarebbe facilmente impugnabile. Ne consegue che il presente anno scolastico si concluderà senza bocciature per cui il docente deve adeguare il suo lavoro per mantenere alto il livello della motivazione. Una soluzione accettabile e facilmente percorribile potrebbe essere quella di raggiungere tutti gli alunni con compiti responsabilizzanti da svolgere anche in piccoli gruppi (di 3-5 ragazzi). Bisogna pungolare quanto più possibile l’autonomia prevedendo, perché no, un qualche aiuto dal docente.

Un altro atteggiamento che può tornare utile è di svolgere le video-lezioni con frequenza adeguata e con costanza, preferibilmente sempre alla stessa ora, al fine di dare una regola che aiuti il ragazzo a ritrovare un certo equilibrio.

Questo modo di lavorare richiede al docente di programmare il suo lavoro, preparando con cura sia le sue video-lezioni sia il percorso che vuole proporre. Richiede anche una maggiore e più proficua collaborazione tra colleghi.

Questo cambiamento di mentalità e di prospettiva potrebbe costituire l’eredità che riceveremo da questo brutto momento, un’eredità di cui dovremmo far tesoro.

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