Apprendere è complesso

Apprendere è complesso

6 Febbraio 2020 0 Di giuseppe perpiglia

In altro articolo ho parlato della complessità dell’insegnamento, ma anche sul versante dell’apprendimento la situazione non è certo dissimile. Le due attività, insegnamento ed apprendimento, sono speculari per cui le caratteristiche della prima si riflettono nella seconda e viceversa. Rimane, comunque, il fatto che in ognuna di esse sono presenti specificità proprie e peculiari.

L’apprendimento deve andare ad inserirsi in quella che Lev Vygotskij chiamava zona di sviluppo prossimale. Tale zona corrisponde alla distanza tra il livello di sviluppo attuale ed il livello di sviluppo potenziale che può essere raggiunto con l’aiuto di altre persone. Un input che si posiziona al di qua della zona prossimale non è in grado di promuovere l’apprendimento perché non rappresenta nessuna conquista cognitiva. D’altra parte, un input che si pone al di là della zona prossimale viene, giustamente, visto troppo distante per cui il soggetto non affronta nemmeno la sfida. L’abilità di un bravo insegnate deve risiedere nell’allargare quanto più possibile la zona di sviluppo prossimale donando l’aiuto efficace per far sì che l’alunno si appropri dei contenuti proposti.

L’apprendimento è un’attività che non può esistere di per sé stesso, a prescindere da tutto, non può cioè vivere a sé stante, ma è gioco-forza incarnato, impersonato, cioè applicato ad uno specifico individuo e ad una specifica persona. Tale caratteristica, nei Paesi anglosassoni, viene indicata con il termine di embodiment.

Il processo di apprendimento, inoltre, non è un processo faccia-a-faccia, uno-a-uno, tra insegnante ed alunno, ma viene contaminato, in misura maggiore o minore, da diversi condizionamenti sociali che possono riguardare l’insegnante, l’alunno stesso contesto, genericamente inteso, in cui il processo di svolge.

La valenza del processo di apprendimento si dipana nell’importanza primaria che esso ha per il singolo, docente ed ancor di più studente, per la singola istituzione scolastica, ma anche per il sistema nazionale di istruzione formazione e per l’intera società. Una simile costatazione porta a prevedere un controllo stringente dei risultati ottenuti il che richiede, a sua volta, un’analisi attenta e minuziosa dei feedback rilevati e registrati. Tale analisi, per essere efficace, deve essere effettuata tramite un’attività di valutazione autentica, ma anche di autovalutazione per innescare processi di meta-cognizione e di presa di coscienza del proprio livello di conoscenze e di competenze.

Altra attività da promuovere e da favorire è la riflessione sui risultati e sul processo. La riflessione rappresenta il momento qualificante di tutto il percorso educativo e formativo perché serve a consolidare le acquisizioni ed a far venir fuori eventuali dubbi ed incertezze che, in tal modo, possono essere dissolti. Nel caso, poi, se ne rilevasse la necessità, bisognerebbe attivare momenti di rinforzo e di eventuale recupero.

Anche nel caso dell’apprendimento la complessità viene alimentata dalla necessità di fare acquisire competenze e non semplici conoscenze o abilità. Questo comporta un ulteriore passaggio d fare con molta attenzione: quello relativo all’individuazione delle evidenze in grado di certificare o meno l’acquisizione delle competenze stesse. La complessità dell’apprendimento può essere declinata in tre dimensioni:

  1. Affettiva Il legame che intercorre tra i processi di apprendimento e le componenti affettive ed emotive dell’alunno è molto stretto. Infatti, le capacità di apprendimento sono legate saldamente alla reattività emozionale, fino ad esserne, in alcuni casi, completamente condizionate.
  2. Cognitiva L’apprendimento, ci dicono i sacri testi, consiste in una modificazione cognitiva, emotiva, operativa, … dell’individuo dovuta all’esperienza ed all’interazione attiva del soggetto con la realtà esterna. Ma ogni interazione prevede una serie di scelte e per scegliere bisogna conoscere.
  3. Personale Ogni individuo è un micro-cosmo unico ed irripetibile per cui bisogna adeguarsi al suo specifico modo di apprendere, cercando e toccando le corde a cui è più sensibile per poter innescare il processo di apprendimento che vogliamo portare avanti.

Nel processo mai concluso dell’apprendimento intervengono anche altre variabili quali le attitudini del soggetto, i suoi bisogni, i suoi desideri, le motivazioni intrinseche ed estrinseche che lo animano, i ruoli che ricopre nella comunità di appartenenza o nel gruppo dei pari, le relazioni in cui è coinvolto.

Le competenze acquisite devono essere tali da permettere al soggetto di che apprende di poter ipotizzare e di fare anticipazioni e previsioni sull’eventuale risoluzione del problema che sta affrontando. Questo ulteriore processo, per essere più o meno efficace, deve essere accompagnato da una razionale sperimentazione per permetta di individuare con maggiore chiarezza le attività più efficacemente strumentali alla soluzione cercata.

So di dire cose risapute quando affermo che l’apprendimento può avvenire con tre diverse modalità: a) formale, b) informale e c) non formale e che ognuna di essa presenta punti di forza e criticità. Utilizzandole tutte e tre in simbiosi con raziocinio è possibile ottenere risultati ancora migliori. Molto utili, in questo senso, si rivelano essere le comunità di pratica che, oltre a produrre conoscenza organizzata e di qualità, liberamente accessibile ad ogni componente, promuove e potenzia le competenze comunicative e la padronanza delle competenze collaborative e relazionali.

Come ampiamente affermato, l’insegnamento è finalizzato autoapprendimento, ma quest’ultimo può verificarsi a livelli molto diversi. Il risultato da perseguire è, senza dubbio e senza paura di smentite, l’apprendimento autentico. Per apprendimento autentico si intende un approccio didattico che mette gli studenti in condizione di esplorare, di discutere e di costruire autonomamente concetti e relazioni in contesti basati su problemi e progetti reali che siano significativi per l’alunno.

La gran parte di voi avrà sicuramente colto il richiamo implicito ai compiti di realtà ed all’approccio pedagogico del service learning.

Come concisamente illustrato, l’apprendimento presenta una complessità di cui il docente deve tener conto, facendosene carico, e di cui bisogna rendere merito al soggetto che apprende, dandogli tutto l’aiuto di cui necessita, ma, nello stesso tempo, bisogna che anche lo studente ci metta del suo, prendendo consapevolezza del compito che attende e si impegni in modo adeguato.

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