
Competenze e conseguenze
Con l’avvento, l’instaurarsi ed il consolidamento della didattica per competenze i rigidi steccati che dividevano le discipline hanno cominciato ad indebolirsi sempre più ed ora tendono a sgretolarsi completamente. La contaminazione tra discipline è sempre più frequente e sempre più necessaria. In una società complessa sarebbe quanto mai fuori luogo una didattica lineare. Sarebbe, invece, fare ricorso ad una didattica parimenti complessa. Non voglio, con questo, certo affermare che bisogna eliminare le discipline per far posto ad un docente che, a questo punto, dovrebbe essere un tuttologo. I docenti disciplinari devono continuare ad esistere, ma devono evitare di rimanere rinchiusi nell’angusto recinto della propria disciplina, senza apertura. È opportuno, invece, perché porta ad un insegnamento molto più efficace ed in grado di stimolare la motivazione degli alunni, aprirsi alle altre discipline, contaminare e lasciarsi contaminare. Bisogna che ogni docente si renda disponibile, come fatto normale, a prendere ed a donare conoscenze e procedure specifiche quando e se siano strumentali all’obiettivo unico e necessariamente condiviso della crescita dello studente. Il curricolo verticale va proprio in questa direzione.
Mentre prima, infatti, l’offerta formativa era paragonabile ad un arcipelago di isole (le discipline) ben staccate l’una dall’altra, ognuna con sue peculiari specificità, oggi ci viene richiesta un’offerta formativa che sia molto più simile ad una federazione di stati contigui con ampia libertà di movimento concessa ai diversi contenuti ed alle varie procedure.
Il docente dovrebbe, quindi, prendere consapevolezza che gli strumenti didattici a sua disposizione si sono nettamente ampliati e diversificati, non solo grazie alla tecnologia ma anche per la necessaria collaborazione tra colleghi, e che gli compete prenderne possesso ed utilizzarli al meglio. Bisogna che egli non abbia paure o remore a farsi aiutare dal collega a cui può o vuole attingere per rendere più interessante ed incisivo un certo argomento.
L’insegnamento e l’apprendimento, al pari del nostro cervello, sono organizzati in modo reticolare, bypassando, quindi, gli steccati artificiali ed artificiosi che abbiamo innalzato tra le discipline. Si tratta di steccati artificiosi perché sono stati inventati solo per razionalizzare l’insegnamento, per renderlo più facile e fruibile in una società molto più semplice e lineare. Sono steccati artificiali perché non esistono in natura e sono stati introdotti per rispondere ad una logica molto più vicina al sentire del tempo. Oggi, sicuramente, l’uomo enciclopedico non potrebbe esistere a causa della grande quantità di acquisizioni tecnico-scientifiche, ma anche sociali ed economiche. D’altro canto, è ancora meno probabile che esista l’uomo o lo studioso nettamente monotematico, mono specialista. Semplicemente non sarebbe possibile. Giusto per spiegarmi, sono disposto a sfiorare la superficialità e la banalità. È mai possibile che un docente di scienze non abbia competenze linguistiche o storiche? O che il docente di geografia potrebbe mai non essere in grado di interpretare un grafico? Le zone di sovrapposizione tra discipline diverse sono numerose per cui esiste solo l’imbarazzo della scelta. Ad un primo approccio trovare elementi comuni a due o più discipline potrebbe sembrare difficile, perché la nostra forma mentis, il nostro modo di vedere le cose, sono pesantemente segnati dalla consuetudine. Basta, però, un po’ di buona volontà e di attenzione e la cosa risulta molto più facile di quanto possa sembrare a prima vista.
Finora mi sono espresso, per parlare delle contaminazioni tra discipline, in termini di conoscenze e procedure. Adesso penso sa opportuno utilizzare un linguaggio più tecnico. Sappiamo bene, infatti, che ogni forma di sapere, quindi anche quello disciplinare, presenta sei caratteristiche elencate di seguito in ordine di complessità crescente:
- Conoscenza cioè gli “oggetti” più semplici dell’apprendimento.
- Linguaggio sarebbe a dire il “modo” specifico di comunicare tali oggetti.
- Ermeneuticità è la caratteristica che riguarda l’interpretazione del senso e del significato profondo delle diverse discipline.
- Inquisività cioè la capacità di ricercare la verità.
- Euristica inerente la formulazione di ipotesi di ricerca che rendano plausibile un certo risultato, anche se il risultato raggiunto in tale modo deve, comunque, essere confermato in seguito, magari per via sperimentale e/o con l’ausilio di misure dirette o indirette.
- Estetica che concerne l’aspetto di una data disciplina, il suo modo di porsi.
Le prime due costituiscono l’oggetto della mono-cognizione, che si esaurisce, quindi, nel momento iniziale del percorso di maturazione che si occupa solo dei “mattoni”, necessari ma non certo sufficienti per la costruzione di quell’edificio che è la maturazione globale della persona, potremmo dire che riguardano l’avere, riferito agli strumenti culturali; l’ermeneuticità e l’inquisività caratterizzano, invece, la meta cognizione e vanno ad interferire nelle dimensioni più pregnanti della maturazione pluri-prospettica della persona e riguardano, quindi, l’essere; le ultime due, cioè l’euristica e l’estetica, sostanziano la fanta cognizione, che si occupa di quella parte impalpabile che riguarda il pensiero divergente.
A questo punto possiamo dare una denominazione appropriata alla contaminazione tra discipline, cioè a quel modo di operare a cui diamo il nome di trasversalità. Essa può essere esperita in tre che sono di seguito elencate in ordine di complessità crescente:
Multidisciplinarietà si ha quando un argomento curricolare afferente ad una data disciplina riceve un apporto mono cognitivo, cioè di conoscenza e di linguaggio, da altre materie affini, appartenenti, quindi, allo stesso ambito disciplinare.
Interdisciplinarietà questa seconda forma di trasversalità si realizza, invece, quando un argomento disciplinare o un qualsiasi oggetto di una ricerca extracurricolare riceve un apporto mono cognitivo e metacognitivo, quindi di conoscenza e di linguaggio, ma anche afferente all’ermeneutica ed all’inquisività, da altre materie, affini o meno che siano.
Transdisciplinarietà questo ultimo tipo di trasversalità, nel suo realizzarsi, si rivolge in modo praticamente esclusivo ad un oggetto di ricerca extracurricolare, in quanto gli argomenti disciplinari sono molto sistematizzati e lasciano, a causa di ciò, poco spazio alla trasversalità di un così alto livello. La transdisciplinarietà si realizza quando un oggetto di ricerca extracurricolare riceve un apporto dall’intero sistema disciplinare (mono-, meta- e fanta-cognitivo) in termini sia di conoscenza sia di linguaggi, ma anche, per quanto detto, anche un apporto di tipo ermeneutico ed inquisitivo, come pure euristico ed estetico.
Articoli correlati
- Un docente nuovo
- Didattica: un’attività complessa
- Riflessioni sull’importanza delle relazioni
- L’empatia
- L’orientamento
- Il curricolo verticale
- No al primo della classe
- Il service learning: perché?
- Per qualche motivo
- E’ una questione di dignità