
Ambiente, Legalità e Politica
È inutile dire della pervasività di Whats App, utilizzato numerose volte al giorno da una marea di persona in tutto il mondo. Quanti sono i gruppi ai quali ognuno di noi è iscritto? Anche nel mondo della scuola c’è l’abitudine, ormai consolidata, di creare gruppi Whats App, sia tra i docenti di una scuola, sia tra i genitori degli alunni di una classe. Ci si riunisce in un gruppo virtuale per comunicare in tempo reale e restare sempre aggiornati, anche se spesso questi gruppi tendono a degenerare in gruppi di mero e vacuo pettegolezzo.
Whats App è uno strumento molto utile che permette di essere connessi 24 ore al giorno senza essere intrusivo e petulante come può esserlo lo squillo continuo del telefono. Ovviamente, anche io utilizzo quotidianamente tale strumento social e faccio parte di diversi gruppi. Tra questi uno in particolare –L’edicola del pluralismo- è quello senza dubbio più impegnativo e più interessante dal punto di vista culturale. È un micro mondo popolato da persone intelligenti, colte, preparate, curiose e pronte a sempre nuove esperienze culturali, sempre disposte a mettersi in gioco, persone che presentano background culturali molto diversi.
Molto spesso, ahimè, non mi riesce di comprendere appieno le dotte disquisizioni dei vari partecipanti. Pochi giorni fa mi ha colpito e mi ha fatto riflettere un post del professore Luigi Capozza, docente di filosofia ora in quiescenza, che vi propongo testualmente.
Una storia d’impegno, di amore e di bellezza.
C’era una area fortemente avvelenata a San Giuseppiello, Giugliano in Campania, terra dei fuochi. Poi c’era un progetto di bonifica, come tanti altri, tanti milioni di euro, denaro pubblico. Ne sarebbe risultato un lavoro enorme, di asportazione di terra e veleno per portarlo chissà dove, con costi enormi. Bruttura su bruttura, devastazione su devastazione, distruzione su distruzione che avrebbe arricchito solo la camorra. Sappiamo che è così che funziona, la camorra inquina, la camorra si occupa delle bonifiche. Invece è successo che il commissario alle bonifiche ed un gruppo di studiosi della facoltà di agraria dell’università di Napoli, coordinato dal prof. Massimo Fagnano, hanno realizzato un progetto differente, improntato all’attenzione ed alla cura della terra. E così nei terreni sequestrati ai clan, dov’erano stati sotterrati veleni e rifiuti industriali, è stata attivata un’opera di recupero totalmente affidata alla tecnologia ed alla Natura. Un intervento alternativo, pulito, a basso costo: sono stati piantati 20.000 pioppi, le cui radici stanno assorbendo i metalli pesanti in profondità. Il terreno è stato cosparso di compost arricchito con batteri capaci di metabolizzare gli idrocarburi. Il tutto è costato “solo” 900.000 euro rispetto ai molti milioni di euro che prevedeva il progetto iniziale. In questi anni gli alberi sono diventati un bel bosco, sono ritornati gli animali selvatici e gli uccelli, arrivano gli alunni delle scuole, le macchine monitorano la diminuzione dei veleni, un vero miracolo. Eppure l’area non è stata affidata, il commissario da qualche settimana è in pensione e la Regione Campania non ha ancora individuato né il successore né un organismo a cui affidare il bene bonificato. Intanto da qualche mese è già cominciata la devastazione degli uffici e delle apparecchiature.
Un modello virtuoso, efficace ed efficiente, una sperimentazione eco-sostenibile, un esempio di legalità che si potrebbe replicare nelle mille terre avvelenate del nostro Paese rischia di essere dimenticato e, fatto gravissimo, di essere distrutto e le persone che vi hanno lavorato lasciate sole ed esposte. Persone che hanno avuto il coraggio di intraprendere percorsi differenti, di non utilizzare denaro pubblico per opere costose ed inutili, di occuparsi della nostra terra con cura per recuperare natura e bellezza. Vorrei portare a conoscenza i grandi movimenti ambientalisti italiani di questa storia. Non vorrei apparire troppo esigente se affermo che se ne dovrebbe occupare la Politica, Libera, la Magistratura, le Associazioni, Cittadinanza Attiva, i Giornalisti sensibili ed attenti al tema e che non si lasciasse solo chi ha provato a costruire un modello di risanamento della nostra terra in maniera seria, attenta e naturale, mettendosi anche contro il grande potere della camorra. Se ci siete datemi una mano a diffondere e a condividere questa bella storia prima che diventi una storia triste.
Il genio italico è in grado di trovare soluzioni innovative e razionali ma, con significativa frequenza, non vengono raccolte da chi di dovere per motivi che è facile immaginare.
La soluzione trovata ed applicata dal professore Massimo Fagnano dell’Università di Napoli potrebbe essere applicata alle, purtroppo numerose, altre situazioni analoghe presenti lungo tutta la nostra penisola. La conseguenza sarebbe quella di trasformare zone morte ma ancora in grado di dare morte in oasi verdi capaci, invece, di dare e di promuovere la vita. L’efficienza del progetto è alta ed i costi, oltretutto, come riportato nel post precedente, sono molto più contenuti rispetto a soluzioni altre che però hanno il grande vantaggio di muovere molti più soldi, di mettere in circolo una massa di denaro ben diversa. Nelle maglie larghe, lasciate con competenza degna di ben altre battaglie da questo secondo modo di procedere, è molto più facile che si vadano ad inserire personaggi ed istituzioni non proprio cristallini, andando ad alimentare le brutte piante del malaffare e della corruzione.
Proporre la lettura di questo post in una qualsiasi classe e pungolare la riflessione e la discussione su tali tematiche sarebbe un grande servizio reso ai ragazzi che cercano sogni realizzabili in cui credere e per i quali spendersi. Sarebbe un modo facile ed efficace per far nascere ed alimentare la speranza verso un futuro migliore e possibile. Un piccolo gesto che potrebbe rappresentare l’inizio di un cambiamento vero e duraturo, ben diverso da quello sbandierato dai politicanti di turno per meri fini elettoralistici.