La quotidianità della Costituzione

La quotidianità della Costituzione

20 Dicembre 2019 0 Di giuseppe perpiglia

Il 5 dicembre si celebra la giornata internazionale del volontariato. Parlando di volontariato ci viene subito da pensare alla cittadinanza attiva, alla solidarietà, alla vicinanza all’altro ed al farsi carico dei suoi problemi e delle sue necessità. Meno immediato è, invece, il pensiero alla Costituzione che è tutta intrisa del valore della solidarietà e poggia integralmente sul rispetto della persona e della sua dignità.

Il volontariato crede nei valori della dignità personale e della solidarietà per cui nella sua attività quotidiana attua lo spirito della Costituzione, non con vuote e fumose dichiarazioni di principio, ma nel suo fare quotidiano a contatto con gli altri. Sempre nel rispetto della Costituzione, non fa distinzioni e discriminazioni a priori, non esclude nessuno né come socio né come fruitore dei suoi servizi. L’unico criterio per divenire fruitore è quello di trovarsi in un bisogno da soddisfare, mentre per essere attore attivo basta dare libero sfogo alla propria umanità ed ascoltare i propri principi morali.

Molto significativa un’affermazione di Claudia Fiaschi, portavoce nazionale del Forum del Terzo Settore: «Se anche disponessimo di risorse illimitate non potremmo fare a meno della libertà di chi fa volontariato, perché l’impegno del volontariato umanizza le comunità, le città, i servizi, rende denso di qualità relazionale anche il più efficiente servizio pubblico. Un servizio efficiente ci fa sentire sicuri, il sovrappiù del gesto gratuito ci rende felici». È una dichiarazione che ci riconcilia con la nostra scelta e che dovrebbe far riflettere i politici, che hanno ridotto il volontariato ad un ghetto in cui rinchiudere i valori forti e condivisi insieme alle persone che in tali valori credono e su cui hanno riposto la loro realizzazione di uomini liberi.

La miopia dei politici impedisce loro di rendersi conto del ruolo di supplenza o di vera e propria sostituzione, ormai promosse a tempo indeterminato, di funzioni precipue dell’azione politica. Il volontariato dovrebbe costituire un tocco in più da aggiungere a servizi che funzionano. Invece …

Lo Stato e la politica dovrebbero fare il loro, ma il cittadino non dovrebbe mai dimenticare cosa ebbe a dire John Fitzgerald Kennedy nel suo discorso di insediamento pronunciato il 20 gennaio 1961 a Washington: «Non chiedetevi cosa lo Stato possa fare per voi, ma domandatevi cosa voi possiate fare per lo Stato».

Il volontariato mette in moto e realizza nella pratica quotidiana l’umanità dell’uomo, è il motore di relazioni umane forti ed efficaci che portano alla crescita di tutti i soggetti coinvolti e, quindi, dell’intera società.

Ma questa è anche la finalità della scuola: aiutare ed accompagnare l’alunno nel suo personale percorso verso il pieno sviluppo della persona umana, come recita l’art. 3 della nostra Costituzione.

Altra nota di merito da ascrivere al volontariato è che esso incarna quanto recitano l’art. 2 e l’art. 3 della Carta costituzionale e cioè, rispettivamente, il dovere della solidarietà ed il principio della sua attuazione. Allora, nessun buonismo, nessun utile idiota, ma solo attuatori della Costituzione, questi sono i volontari. Assolvere il dovere della solidarietà mettendola in pratica vuol significare, anche, mettere tutti sullo stesso piano di partenza, cercare di dare a tutti le stesse opportunità, anche a coloro che potrebbero sembrare svantaggiati per un qualche motivo, restituendo dignità a tutti ed a ciascuno. La semplice quanto innegabile conseguenza è che il volontariato diventa soggetto decisivo per la qualità della democrazia, che oggi viene messa in serio pericolo da atteggiamenti che nulla hanno a che fare con le nostre tradizioni e con la nostra Costituzione. E gli attacchi vengono proprio da coloro che dovrebbero essere i primi custodi della stessa Carta costituzionale.

Se necessario, come sembra esserlo già, bisogna sfidare la politica per riaffermare il rispetto nei confronti del volontariato e per la sua alta funzione che deve essere intesa come funzione collaborativa e sussidiaria, non certo come mera funzione sostituiva per le tante, troppe, carenze dello Stato, anzi dell’attuale classe politica.

Stiamo vivendo una deriva che sta portando ad una sussidiarietà al contrario, infatti è come se lo Stato dicesse, ammettendolo senza il benché minimo senso di vergogna, fate voi che io non ce la faccio e non ho le risorse. Senza però nessuna riconoscenza, neanche postuma

Probabilmente i politici, invece di pensare alla razionale gestione della cosa pubblica, sono troppo presi dalle loro beghe puerili e dalle loro diatribe di livello sempre più basso. Un politico che si rispetti dovrebbe essere pragmatico nel presente ed avere sempre uno sguardo rivolto al futuro, dimenticandosi delle prossime elezioni. I nostri, invece, vivono in una perenne campagna elettorale volta non al fare, bensì al non far fare, a gettare discredito sugli altri con argomentazioni quasi sempre false e fumose, sparate dai tubi catodici con frasi ad effetto e da slogan senza anima.

Il volontariato si realizza in un mondo di relazioni umane come ha confermato anche la Corte Costituzionale: «Il volontariato è un modo di essere nell’ambito dei rapporti umani». E proprio questo modo di essere potrebbe essere un buon viatico per i nostri alunni, al fine di farli cresce come uomini liberi.

Scuola e volontariato, come facile intuire da quanto finora detto, perseguono lo stesso fine. La prima con un’istruzione formale e strutturata, il secondo per mezzo di un’istruzione informale e diffusa. Ed allora perché la scuola non si deve rivolgere al volontariato così come il volontariato si rivolge alla scuola? È una domanda retorica che ha già una risposta affermativa.

La sinergia tra scuola e volontariato è un’applicazione semplice quanto efficace del dettato costituzionale che rende ancora più incisiva l’azione di entrambi.

La Costituzione, all’art. 2, richiama ai doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale ed il successivo art. 3 obbliga la Repubblica, quindi tutti i cittadini e le istituzioni, a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

La scuola, recependo tale principio, deve indirizzare la sua attività verso la formazione di cittadini adeguatamente inseriti nel tessuto sociale e politico della comunità. Cittadini la cui azione sia dettata e conseguente ad un’analisi critica della società e dei bisogni di ognuno. È un compito gravoso e delicato che può essere reso leggermente più lieve ricorrendo alla collaborazione con il volontariato. La recente legislazione scolastica si è, finalmente, accorta del volontariato e lo ha citato in diversi atti normativi come risorsa credibile e legittimata a cui ricorrere per espletare al meglio il compito che la legge ha delegato alla scuola. Questa, come sappiamo, deve far acquisire, per il tramite delle necessarie e strumentali conoscenze, le competenze disciplinari e trasversali previste dalla norma. Fino a quando si parla di competenze disciplinari la classe docente si muove con disinvoltura, meno sicura, invece, si dimostra nel promuovere le competenze trasversali. In questo campo lo specialista è senza dubbio il volontariato che proprio delle competenze sociali e relazionali fa il suo principale punto di forza. In particolare, il volontariato può dare una grande mano nella promozione e nell’acquisizione della:

  • competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare,
  • competenza in materia di cittadinanza,
  • competenza imprenditoriale,
  • competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturale[1].

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[1] Raccomandazione del Consiglio d’Europa relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente 23 maggio 2018