
L’orientamento
Il ragazzo che si trova a vivere in quella particolare età, quella terra di nessuno, tra la fanciullezza e l’adolescenza è disorientato. Infatti, non è più bambino e non è ancora giovane. È combattuto dal restare nella sicurezza e nella cura riservata ai bambini, ma è tentato dall’affrontare l’ebbrezza dell’autonomia caratteristica dell’età adulta. Si interroga, magari in mondo inconsapevole, su quale sia il suo futuro, su quale strada intraprendere. Questo disagio latente o, più spesso, conclamato è enfatizzato da una società che, di volta in volta, in base alle caratteristiche dimostrate, viene definita disgregata o liquida, e che non è in grado di offrire modelli di riferimento stabili e credibili.
Diventa indispensabile, quindi, aiutare il ragazzo a guardare in sé stesso affinché possa trovare la sua strada e realizzarsi per raggiungere il pieno sviluppo della persona umana, come richiesto dalla Costituzione (art. 3).
Ferma restando la necessaria ed indispensabile azione della famiglia, a scuola il docente deve entrare in relazione empatica con il ragazzo per supportarlo nella ricerca del suo personale progetto di vita. Ogni studente ha bisogno di guardarsi dentro e di capire quali siano le proprie capacità e le proprie inclinazioni. Ma si tratta di un’operazione non facile per cui c’è bisogno di un aiuto dall’esterno che lo supporti con uno sguardo oggettivo e senza pregiudizi. Il soggetto in formazione, infatti, può essere portato fuori strada dai numerosi distrattori presenti in qualsiasi ambiente sociale. È facile, infatti, lasciarsi sedurre dalle proposte delle sirene della società in generale, dal gruppo dei pari, dai mass media, dalla rete, …
In questo contesto, il focus è quello di fare emergere le competenze di ognuno e rendere consapevoli i soggetti interessati dei loro talenti e delle loro inclinazioni. Il docente, per tale compito, deve essere adeguatamente attrezzato, deve avere chiare competenze psicologiche senza per questo pretendere che sia psicologo. Ma, ancora di più, deve credere nel suo lavoro e svolgerlo con determinazione e passione.
Molto utile potrebbe rivelarsi la figura del counselor, cioè, nel caso della scuola, di un docente appositamente formato che abbia acquisito competenze nella comunicazione e nelle dinamiche relazionali, ma anche specifiche abilità nell’ascolto attivo. Il counselor deve avere e dimostrare totale fiducia nelle capacità e nelle potenzialità dello studente per indurlo ed accompagnarlo nell’acquisizione di analoga fiducia. Il counselor, inoltre, deve ascoltare il ragazzo, accettarlo per quello che è senza giudicarlo ed avere fiducia che possa farcela da solo. La mancata disponibilità di un counselor, però, non deve essere un alibi, né per la scuola né per ogni singolo docente. In una tale frequente evenienza, ogni docente cercherà di mettere in pratica quanto previsto per la figura del counselor. Basta ricordare che il counseling «è una relazione tra due individui in cui almeno uno dei due ha lo scopo di promuovere nell’altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato» (Carl Rogers).
Questa azione di sostegno non può essere lasciata ad un solo docente e relegata verso la fine del terzo anno della scuola secondaria di primo grado; non può essere finalizzato solo alla stesura del consiglio per la scelta del corso di studi da seguire nel secondo ciclo. È, al contrario, un’attività che dovrebbe accompagnare l’alunno in tutto il suo percorso formativo.
In altra pagina del presente sito è possibile scaricare gratuitamente un e-book sull’orientamento. È stato salvato come pdf in formato A5 (mezzo foglio) per agevolarne la stampa. Si tratta di un agevole volumetto di circa 60 pagine in cui si parla, oltre che di orientamento, anche di competenze, di emersione delle competenze e di bilancio delle stesse. Rimarcare l’importanza delle competenze è solo un pleonastico perché risaputa e perché è indiscutibile che la cultura è il passaporto per un futuro migliore. La costruzione delle competenze, al contrario delle conoscenze, ha una notevole componente soggettiva, per cui è necessario che il soggetto che apprende sia consapevole del suo modo di apprendere e del suo modo di imparare, ma anche degli obiettivi che vuole raggiungere.
L’attività dell’orientamento non è richiesta solo in ambito scolastico, ma il suo campo d’azione si allarga a tutta la vita sociale dell’individuo. Basti pensare a quante informazioni ci bombardano ogni giorno tra mass media, internet, politici, fake news e chi più ne ha più ne metta. Tutti questi input rendono la nostra vita un continuo momento di scelta, un posizionamento continuo in attesa di prendere decisioni che vanno comunque prese e prese in fretta. In questa continua e pressante attività di scelte bisogna, però, avere una meta, un fine, altrimenti corriamo il rischio significativo di perderci nei meandri della vita, con il pericolo di non crescere mai e di essere alla mercé degli altri.
L’orientamento, invece, rappresenta un processo associato alla crescita della persona in contesti sociali, formativi e lavorativi. Esso è da considerare un diritto al pari di altri e comprende una serie di attività finalizzate a mettere in grado il cittadino di ogni età ed in ogni momento della sua vita di:
- identificare i suoi interessi, le sue capacità, competenze attitudini;
- identificare opportunità e risorse e metterle in relazione con i vincoli ed i condizionamenti;
- prendere decisioni in modo responsabile in merito all’istruzione, alla formazione, all’occupazione ed al proprio ruolo nella società;
- progettare e realizzare i propri progetti;
- gestire percorsi attivi nell’ambito dell’istruzione, della formazione, del lavoro ed in tutte quelle situazioni in cui la capacità e le competenze sono messe in pratica.
In sintesi, l’orientamento tende a mettere il cittadino, a prescindere dalla sua età, in grado di gestire e pianificare il proprio apprendimento e le esperienze di lavoro in coerenza con i propri obiettivi di vita, sfruttando al meglio le proprie competenze e tenendo conto dei propri interessi e delle proprie inclinazioni, contribuendo, in tal modo, al suo personale soddisfacimento.
Da quanto detto risulta chiaro che l’orientamento è un’attività che deve iniziare dal primo giorno di scuola del primo anno della scuola primaria, forse meglio ancora dalla scuola dell’infanzia, e deve continuare per tutto il corso del primo ciclo fino all’ingresso nel secondo ciclo di istruzione, ed anche oltre.
Anche in questo caso, al centro di tutto dobbiamo mettere la persona con le sue specificità: età, genere, appartenenza sociale e culturale, valori ed aspirazioni personali. Da questo punto di vista, se la scuola è una scuola che funziona, l’orientamento non rappresenta un lavoro aggiuntivo, ma solo un’ulteriore e diversificata utilizzazione di dati di cui il docente dovrebbe già essere in possesso. Tutto questo gran lavoro di osservazione e di ascolto attivo porta ad un potenziamento del rapporto con le famiglie, con le quali si deve colloquiare spiegando le attività svolte ed i motivi che le hanno rese indispensabili o che ne hanno indirizzato la scelta. Nello stesso tempo, bisogno avviare un confronto serio e fattivo per cercare di comprendere in modo razionale e completo il mondo che caratterizza il loro figli ed il nostro alunno.
Altra conseguenza, anche questa non certo negativa ma da perseguire con decisione, è quella di dare maggiore legittimazione alla funzione docente ed al suo importante ruolo per la crescita dei singoli e della società.
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