Un brief per il docente

Un brief per il docente

30 Novembre 2019 0 Di giuseppe perpiglia

Gli anglicismi sono ormai un fatto acquisito, quindi, obtorto collo, ci troviamo ad utilizzarli anche noi. Il lemma brief, come tanti altri della lingua inglese, è un termine polisemico, cioè che presenta molti significati. In questo contesto, con il termine brief indichiamo una sorta di promemoria sulle cose da fare e degli obiettivi da raggiungere. In origine si tratta di un documento, utilizzato principalmente nel linguaggio della pubblicità, nel quale vengono indicati gli obiettivi di una campagna pubblicitaria ed in cui vengono riportati anche tutte le informazioni per la sua realizzazione[1].

Il brief deve raccogliere le informazioni, gli obiettivi e le richieste del “cliente” che, nel nostro caso, è lo studente e la sua famiglia. Per essere efficace e strumentale al suo scopo, il documento deve essere ordinato e razionale. Lo scopo dichiarato del brief è, quindi, quello di fornire allo staff che eroga il servizio (il Consiglio di classe) tutte le informazioni e gli input necessari per sviluppare un progetto più efficace possibile.

Compito del docente incaricato di stilare il brief, meglio se un gruppo di 2-3 persone, è quello di tradurre le richieste degli studenti e delle famiglie in un documento chiaro, comprensibile e completo affinché il team docente possa capire, senza equivoci, come e su cosa lavorare e l’obiettivo a cui tendere.

Da quanto detto, un buon brief prende le mosse da un proficuo incontro con il cliente/studente, un incontro che deve essere necessariamente basato sull’ascolto attivo e sullo scambio empatico. Lo stile con cui stilare il brief deve essere più vicino ad uno schema che non ad un romanzo. Il soggetto che lo andrà ad utilizzare, infatti, deve trovare e capire con immediatezza se quanto scritto corrisponde ai suoi bisogni e come tali bisogni vengono soddisfatti.

Cerchiamo ora di curvare tutto quanto finora detto in ambito scolastico, cioè come una tale informazione può essere utilizzata nel lavoro in aula.

L’estensore del brief potrebbe essere un docente particolarmente portato alla relazione umana ed empatica, meglio se ha qualche competenze in counseling. Ad esso andrebbero affiancati 1 o 2 colleghi per velocizzare la stesura stessa e non dipendere esclusivamente da una sola persona. Per velocizzare e standardizzare il lavoro si potrebbe pensare ad un modulo con una serie di domante standard, appunto, lasciando, però, uno spazio adeguato per eventuali personalizzazioni che fuoriescono dallo schema tipico.

Più di qualche amico lettore comincerà a dire: «Non ci bastano tutte le carte che già abbiamo da riempire, adesso dovremmo sobbarcarci questo ulteriore compito!». Sicuramente è un lavoro aggiuntivo e neanche tanto leggero, ma non si tratta di una ‘spesa’, bensì di un investimento che, se ben condotto, può risultare molto remunerativo. Il brief, infatti, si configura come un perno su cui far ruotare e da cui partire per stilare tutti gli altri documenti previsti dalla normativa, a partire dalla programmazione annuale e disciplinare, ma anche come fil rouge per la stesura delle diverse UdA.

Ogni componente del Consiglio di classe o del team docente, per stilare la propria programmazione può, anzi meglio sarebbe deve, attingere al brief sia per conoscere la situazione di partenza e le aspettative del ragazzo, sia per dirigere il suo intervento in una direzione unica, univoca e condivisa con tutti gli altri colleghi. Un fattore estremamente importante per ottenere risultati molto più positivi ed efficaci senza ulteriore lavoro ed impegno è quello della coerenza didattica, del lavorare in modo confluente verso obiettivi condivisi da tutti i docenti dopo attenta riflessione. È superfluo affermare e ribadire che gli obiettivi programmati devono incrociare pienamente le reali esigenze formative dei ragazzi. Lavorando come una vera squadra, si lascerebbero alle spalle le polemiche sempre accese tra nozioni e progetti e quelle tra conoscenze e competenze. Sono anni, addirittura decenni, che sentiamo dire da diverse aprti e che affermiamo noi stessi che è e deve essere alunno-centrica, che deve mettere al centro della sua attività il ragazzo, le sue esigenze formative e le sue istanze di crescita.

Un brief ben strutturato ci permette di personalizzare l’offerta formativa su quello specifico alunno, cosa che a sua volta permette di sfruttare al massimo le sue capacità ed i suoi talenti individuali, alimentando e coltivando le capacità personali di ognuno. Solo in tal modo si possono ottenere i migliori risultati possibili, sia all’interno della classe sia per quanto riguarda la vita quotidiana, quella che si svolge all’esterno delle mura scolastiche.

Una scuola che sceglie di partire da un brief ben strutturato è una scuola che promuove le individualità ma non l’individualismo, è una scuola che ricerca e promuove i punti di forza e le preferenze individuali, facendone il punto di partenza per le sue attività. È, quindi, una scuola che crea motivazione e voglia di fare, che crea un ambiente ed un clima relazionale attivi e pro-sociali perché ognuno è disponibile ad aiutare gli altri in quanto si sente realizzato e considerato come persona. È una scuola che riconosce la dignità di ogni alunno. In tal modo vengo eliminati sin dalla radice atteggiamenti centrifughi e fuorvianti perché ne erode il background culturale, l’humus cattivo che alimenta comportamenti ben poco virtuosi. Una scuola simile sostituisce tali fattori negativi e disgreganti con una visione positivista e con la stimolazione e la promozione della parte migliore di ogni alunno.

L’obiettivo di una scuola così intesa è quello di consentire ad ogni alunno di raggiungere il proprio massimo sfruttandone tutte le potenzialità e facendo sì che possano sviluppare al meglio le competenze necessarie nel mondo del lavoro e della vita sociale.

[1] Fonte: Dizionario TRECCANI on line