
Gli stili comunicativi
Il primo dei famosi cinque assiomi di Palo Alto[1] recita: «È impossibile non comunicare. In un qualsiasi tipo di interazione tra persone, anche il semplice guardarsi negli occhi, si sta comunicando sempre qualche cosa all’altro soggetto».
Tutto è comunicazione. L’importanza della comunicazione è stata anche riconosciuta, e non poteva essere altrimenti, dall’Unione Europea. Infatti, la prima delle otto competenze chiave contenute nella Raccomandazione del Consiglio d’Europa del 18 dicembre 2006 è “Comunicare nella madrelingua”, mentre nella Raccomandazione del 23 maggio 2018, al primo posto troviamo scritto “Competenza alfabetica funzionale”. Si tratta, in definitiva, di un adeguamento resosi necessario dalle mutate condizioni socio-economiche.
Ma comunicare non basta, tanto nella scuola quanto nella società. È necessario comunicare bene, cioè in modo efficace. Per comunicazione efficace si intende una comunicazione in cui l’emittente riesce a comunicare quanto effettivamente vuole condividere e lo fa in modo tale che il ricevente sia in grado di recepire quanto lo stesso emittente vuole comunicare.
La comunicazione, con estrema e forse eccessiva semplificazione, viene connotata da due caratteristiche: il registro e lo stile.
Il registro linguistico dipende dalla terminologia scelta dall’emittente per il suo messaggio. Scegliere un registro linguistico piuttosto che un altro significa non solo preferire dei vocaboli ad altri, ma anche costruire i periodi secondo una certa sintassi e privilegiare delle tonalità espressive rispetto ad altre. Si tratta, insomma, di ponderare la scelta di una serie di elementi in grado di dare un diverso aspetto al nostro discorso, con l’obiettivo di renderlo quanto più possibile adeguato al nostro target di riferimento.
Lo stile comunicativo, al centro di questo articolo, è un’altra cosa.
Il modo di stare in relazione e di comunicare non è mai uguale, nei contesti e nelle relazioni: ognuno di noi ha un proprio modo di stare in relazione che difficilmente può essere spiegato attraverso delle categorie. Tuttavia, pur nella variabilità ed unicità dei nostri comportamenti, sembra che in ciascuno di noi ci sia una certa costanza sul modo di relazionarsi e di pensare a sé e all’altro. La letteratura ha individuato tre stili comunicativi: lo stile assertivo, lo stile aggressivo e lo stile passivo. A questi ne vengono aggiunti altri: manipolativo, responsivo e direttivo, nonché diverse loro combinazioni.
Per non dilungarci oltre misura, fissiamo la nostra attenzione solo sui primi tre.
Ognuno di essi è caratterizzato da pensieri, emozioni, atteggiamenti e comportamenti precipui. Il termine stile tende, però, a mettere più enfasi sul comportamento che sulla persona. Per questo si preferisce parlare di comportamento aggressivo, assertivo o passivo, piuttosto che generalizzare parlando di persone aggressive, assertive e passive.
Gli stili comunicativi rappresentano la gamma dei comportamenti che caratterizzano la comunicazione interpersonale sul piano verbale e su quello non verbale. Si può considerare l’aggressività un estremo, la passività l’altro e l’assertività, invece, viene a trovarsi nel mezzo, in una posizione di sostanziale equilibrio. Si fa spesso riferimento però anche ad altri due stili di comportamento: quello passivo-aggressivo, ovvero un alternarsi di aggressività e passività e quello manipolativo.
Stile passivo
In questo caso il soggetto emittente tende a inibire le proprie emozioni a causa di momenti di imbarazzo, di tensione o di sentimenti di colpa. Si sente spesso ‘oppresso’ e intimorito dagli altri e si scusa eccessivamente, anche quando non ce ne sarebbe bisogno. La persona con un comportamento passivo è, inoltre, spesso depressa, ha un basso concetto di sé o si vede in balia degli altri. Il risultato è che una persona che si comporta in maniera passiva difficilmente riesce a soddisfare un suo bisogno e/o desiderio, ad instaurare adeguati rapporti con gli altri, a dire la sua opinione o ad accettare un complimento senza sminuirlo.
Stile aggressivo
Chi adotta un comportamento aggressivo riesce spesso a realizzare i suoi desideri, ma a spese degli altri, rovinando così il suo rapporto con il prossimo. Con più frequenza di altre persone cerca di risolvere situazioni problematiche con la violenza (verbale e/o fisica), mettendo così a disagio gli altri. Lascia poco spazio agli altri e tende a imporsi in continuazione, magari anche inavvertitamente. Non ammette quasi mai di avere torto. Le sue ‘esplosioni’ ripetute ne fanno una persona che finisce per essere evitata dagli altri e, dato il suo scarso successo sociale, è spesso una persona generalmente insoddisfatta di sé.
Stile assertivo
Per comportamento assertivo (o affermativo) si intende un comportamento interpersonale basato sull’onesta e razionale espressione dei propri sentimenti, bisogni, preferenze, opinioni, pensieri e critiche. Il tutto in modo socialmente adeguato, senza prevaricare l’altro e senza imbarazzo o sentimenti di colpa fuori luogo.
Ciascuno di noi ha diritto a esprimere sé stesso ed a sentirsi a posto quando lo fa, almeno finché non danneggia gli altri. Imparare ad affermarsi e ad agire di propria iniziativa porta a ridurre enormemente lo stress e migliora la propria autostima. In psicologia comportamentale si parla di auto-efficacia più che di autostima. Sono concetti simili ma mentre l’autostima fa riferimento a concetti molto filosofici, l’auto-efficacia è la valutazione che ognuno fa delle proprie capacità.
Quindi ogni volta che si affronta e si supera un problema o una discussione, ci si vede più efficaci. Questo può creare un circolo virtuoso contrario a quello del comportamento passivo, ad esempio, che evitando molte situazioni inizia ad avere una bassa autostima perché tende sempre a scappare e, quindi, si percepisce come uno che non è capace a niente.
La persona assertiva agisce per ottenere ciò che desidera e ritiene opportuno per sé, pur rispettando i diritti (e non necessariamente i desideri) degli altri.
Un insegnante coscienzioso dovrebbe tener conto dello stile comunicativo e comportamentale dei suoi alunni per cercare di favorire l’autostima ed una corretta relazionalità dei ragazzi che manifestano un comportamento passivo, mentre dovrebbe far capire a quelli che manifestano un comportamento aggressivo che esso danneggia anche loro.
La funzione docente è una professione molto impegnativa e chi sceglie di abbracciarla devi farsi carico delle innumerevoli variabili che comandano e guidano un corretto ed efficace percorso di insegnamento-apprendimento.
[1] Gli assiomi della comunicazione furono elaborati dalla scuola di Palo Alto (California), di cui uno dei maggiori esponenti fu Paul Watzlawick, ed indicano degli elementi sempre presenti in una comunicazione.