Volontariato e Cittadinanza

Volontariato e Cittadinanza

1 Settembre 2019 0 Di giuseppe perpiglia

Lo spazio e l’attenzione che le nuove norme della legislazione scolastica riconoscono al volontariato richiedono, alle scuole una riflessione profonda per scegliere con oculatezza il soggetto più indicato per perseguire i propri fini istituzionali.

Qualsiasi associazione di volontariato ha principi e valori che sono utili e possono essere utilizzati strumentalmente per l’insegnamento di educazione civica e della cittadinanza attiva.

Come, ne son sicuro, si è chiaramente evinto da diversi articoli apparsi su questo sito, io mi occupo di volontariato ed in particolare di volontariato del dono. Mi sono iscritto all’Avis nell’ormai lontano 1996. Da allora ho servito l’associazio0ne con quasi 70 donazioni ma anche rivestendo parecchi ruoli istituzionali. Oggi, e fino alle prossime elezioni programmate per il mese di aprile del 2021, copro l’incarico di segretario dell’Avis regionale della Calabria. A questa carica si accompagna anche la presenza, quale componente effettivo, nel gruppo scuola nazionale.

Ho sempre inteso le cariche che ho ricoperto come cariche di servizio, rifuggendo qualsiasi compromesso e cercando di seguire alla lettera il dettato statutario. Ho sempre cercato di non cedere a facili deroghe con la mia coscienza e la mia dignità da una parte e le regole associative dall’altra. Di converso, ho cercato di sfuggire atteggiamenti integralistici ma ho cercato di mediare tra posizioni molto distanti tra loro, avendo come punto di repère, come riferimento il buon senso e lo Statuto avisino.

Tutto questo panegirico non per autoincensamento ma per dare una prova, una dimostrazione tangibile su cosa possa fare, di quali effetti possa provocare il volontariato attivo sul processo di maturazione individuale.

Un discorso a parte, comunque, merita il gruppo scuola nazionale. Sono stato chiamato a far parte, come rappresentante della Calabria, nel 2000 e da allora sono stato sempre riconfermato. Lavorare con il professore Piero Cattaneo, responsabile tecnico del gruppo, e con il professore Enrico Carosio che si è aggregato in seguito, ha rappresentato un vero trampolino di lancio per la mia vita professionale, si è trattato di un cambio di marcia che non pensavo possibile, anzi a cui nemmeno pensavo. Una ulteriore spinta è venuta dal confronto con colleghi di altri ordini scolastici e di tutte le altre regioni d’Italia. È stata una palestra da cui ho cercato di prendere quanto più possibile. Una palestra che mi ha permesso di uscire dalle angustie culturali di un ambiente ristretto. Questa apertura culturale è possibile ritrovarla nei lavori prodotti dal gruppo scuola e disponibili presso qualsiasi sede Avis.

Ma in che modo l’Avis può rappresentare una risorsa per l’insegnamento dell’educazione civica? Tra il volontariato in generale, e l’Avis in particolare, e la scuola le affinità sono molto più numerose delle differenze. Basti pensare che tanto l’Avis quanto la scuola si occupano di tutti i componenti della comunità, senza nessuna distinzione e senza discriminazione alcuna. Lo spirito ecumenico, inclusivo e paritario accomuna scuola ed Avis.

Attivarsi per soddisfare un bisogno della comunità o dei suoi membri, ad esempio l’istruzione per la scuola e la disponibilità di sangue e di emoderivati per l’Avis, fa sentire l’individuo fare di un sistema che crea condivisione e che è in grado di gratificare la persona, di farlo sentire vivo ed utile perché gli dà qualcosa in cui credere, dando un giusto valore di senso alla sua vita.

Se si chiede al classico uomo della strada cosa faccia un donatore Avis, sicuramente risponderà: «Dona il sangue». Un atto semplice che richiede non più di 15-20 minuti e, nel migliore dei casi, si ripete quattro volte l’anno. Un tale gesto, semplice e ben poco impegnativo, è solo la punta di un iceberg, il punto di arrivo di un percorso affatto banale. Il gesto della donazione poggia su un tripode:

  • Un corretto stile di vita;
  • La prevenzione e la salvaguardia del proprio e dell’altrui stato di salute, come richiesto anche dalla nostra Costituzione;
  • L’applicazione e la messa in opera dei valori universali della solidarietà e della fratellanza.

L’individuo che decide di donare deve avere la consapevolezza di fare qualche cosa di utile. È bene ricordare che in Italia la donazione è volontaria, anonima e gratuita. Dal momento che al donatore è riservata solo la soddisfazione di un atto efficace, spesso addirittura salva vita, per un’altra persona che si trova in stato di grave ed urgente necessità, non avrebbe senso recarsi a donare sapendo che il suo dono verrà scartato perché non idoneo allo scopo. Il donatore, che ha scelto volontariamente di fare questo gesto con continuità, farà in modo di essere sempre pronto per una donazione efficace. I suoi comportamenti saranno, quindi, improntati ad uno stile di vita senza eccessi, senza deroghe ad un’alimentazione controllata, con relazioni affettive sempre all’interno del lecito e del buon senso. Eviterà la promiscuità sessuale. Farà attenzione alle più elementari regole igieniche. Inoltre, andando a donare con regolarità, verrà sottoposto alle indagini ematochimiche previste dalla normativa vigente. In tal modo è facile rilevare eventuali patologie sin dal loro insorgere. Questo permette una cura più efficace e la tempestività della cura rende molto più efficace la terapia e, quindi, più vicina e possibile la guarigione.

Passando ad altro, possiamo affermare che il volontariato, e quindi anche l’Avis, rappresenta il momento applicativo, la messa su strada dei grandi valori universali della solidarietà e dell’attenzione all’altro. La caratteristica che, più di altre, viene potenziata e promossa, è senza dubbio l’empatia. È un modo umano, perché intriso di umanità, per combattere il me ne frego, in auge circa un secolo fa e che oggi fa registrare qualche pericoloso rigurgito, e portare avanti quell’I care di don Lorenzo Milani. Quest’ultimo, con tutta la pedagogia che sottende, è il pilastro su cui poggia l’educazione all’affettività e la cittadinanza attiva.

L’empatia rende efficaci e gratificanti le relazioni umane. Ed il volontariato è un grande sistema di relazioni, è l’incontro tra anime, tra persone, uomini e donne, disposti a farsi carico dei problemi altrui, uomini e donne pronti a darsi ed a dare una mano, reciprocamente, per aiutarsi a superare le piccole e grandi avversità che la vita ci propone. Fare volontariato vuol dire avere il coraggio di non girarsi dall’altra parte ma guardare in faccia la realtà, con la voglia di cambiarla.

Nel rapporto volontariato-scuola, un discorso a parte merita l’alternanza scuola-lavoro. Questa opportunità offerta ai giovani è, al netto delle critiche, un’opportunità che bisogna cogliere e sfruttare al massimo. Con i dovuti distinguo, fa il paio con il servizio civile universale. Un giovane che decide di svolgere il periodo di alternanza scuola-lavoro in Avis può arricchire, e di molto, il suo bagaglio culturale. La gestione di una sede Avis associa l’attività sanitaria all’attività burocratica-amministrativa. Molti giovani possono trovare interessi e avere risposte inerenti al rispettivo piano di studi. Organizzare le uscite, programmare e realizzare eventi, interpellare i donatori in modo educato, coinvolgente e quindi efficace, interfacciarsi con le istituzioni, siano esse rappresentate dall’ASL, dalla Curia, dall’Amministrazione comunale o da qualunque altro tipo di ente pubblico o privato. Gestire e tenere in ordine la parte amministrativa, con libri quotabili e registri di vario genere, a volte con bilanci di una certa rilevanza. Conoscere le norme dello Stato che regolano la vita associativa, e la donazione di sangue in particolare, ma anche le norme, Statuto e Regolamento fra tutte, che l’associazione si è data autonomamente.

Invitare i giovani a conoscere il mondo del volontariato avisino con incontri da tenersi anche durante le ore curriculari, non è una perdita di tempo, non è togliere tempo al totem del programma, ma un investimento nel futuro e nella crescita personale di tutti gli alunni.

Basterebbe invitare un associativo ed un dirigente avisini a portare la loro testimonianza circa la scelta di vita fatta per far vedere ai ragazzi, per far loro toccare con mano, cosa voglia dire mettere in pratica, quotidianamente, i grandi valori su cui poggia la nostra società e su cui intendiamo costruire il suo progresso sociale e civile.

I giovani non hanno bisogno di parole ma di maestri e di esempi con cui confrontarsi.