
I giovani fragili
Ogni epoca ha il suo stigma.
Quella attuale è caratterizzata dal vertiginoso aumento di disturbi psichiatrici negli adolescenti. Infatti, se il secolo XIX è stato il secolo dell’isteria, quello attuale è caratterizzato dalle crisi di panico e da ansia diffusa.
È molto probabile che la causa prima della recrudescenza di tali patologie, che si presentano in età sempre più precoce, sia da ricercare nell’iper-protezione dei ragazzi da parte dei genitori che, in tal modo, trasmettono le loro ansie ai figli tanto da far nascere delle vere e proprie patologie. Inoltre, un simile atteggiamento ostacola l’insorgenza ed il potenziamento di quella grande risorsa personale che è la resilienza. Questo porta ad avere bambini, ragazzi ed adolescenti che vanno in crisi non appena si trovano nella situazione di dover affrontare un seppur piccolo problema.
Il ricorso ad una pseudo auto-medicazione, poi, fa il resto. Il giovane, per superare gli stati di panico e quella continua sensazione di ansia ricorre a soluzioni immediate sotto forma di pasticche o di polvere.
È, questa, una delle tante ipotesi, tutte piuttosto accreditate, addotte per spiegare il sensibile aumento del consumo non solo di cannabis, ma anche di cocaina. E spiegano anche il perché del progressivo abbassamento dell’età dei consumatori.
Il classico spinello è stato soppiantato dalla cannabis sintetica che è mille volte più potente di quella naturale e che, parallelamente, induce e provoca danni maggiori. Ancora, la cannabis rende molto più pressante il bisogno di fumare con aumento del numero di sigarette consumate giornalmente.
La società liquida, per sua definizione, non prevede punti fermi, punti che possano servire da ancoraggio, porti sicuri in cui riposare e da cui ripartire. A questo bisogna aggiungere che gli adulti si stanno defilando dal loro ruolo di guida e di modello, preferendo ignorare quali grandi danni, questo loro atteggiamento, può provocare nei giovani.
Gli adolescenti sono alla continua ricerca di guide credibili e carismatiche e di punti di riferimento stabili e sicuri, ovvero di certezze e di fedi che non sempre riescono a trovare a scuola o in altri ambiti educativi. Il più delle volte, allora, li vanno, purtroppo, a cercare tra i loro idoli, cioè tra i cantanti, gli attori ed i calciatori. Altre volte, invece, cercano conferme o consolazione, fatue, in sostanze alle quali attribuiscono effetti miracolistici.
In questo quadro, non certo idilliaco, genitori e docenti si trovano a dover fronteggiare situazioni complesse in cui è difficile orientarsi.
Da parte della scuola si sta prestando molta attenzione alle problematiche appena esposte, come dimostrato, prima dall’introduzione dei BES, poi dall’aumentare dei casi speciali a cui il sistema di istruzione dedica la dovuta attenzione.
Tutti gli studiosi sono concordi, e d’altra parte basta solo un po’ di buon senso per essere d’accordo, che quanto più precocemente si interviene tanto più efficaci risulteranno le contromisure adottate.
Sul fronte dei genitori, spesso, c’è molta reticenza nell’ammettere che il proprio figlio abbia bisogno di uno specialista psichiatrico. Nel migliore dei casi preferiscono rivolgersi al pronto soccorso la cui azione, ovviamente, non potrà mai spingersi oltre un certo limite. La paura principale è che venga marchiato a fuoco da tale “vergogna” per tutta la vita.
E questo porta ad evitare di prendere la decisione giusta, la decisione più razionale, che è quella che prevede un intervento specialistico efficacemente precoce nel tentativo di recuperare una situazione che, se trascurata, può degenerare fino alla cronicizzazione.
Alla scuola vengono richieste conoscenze e competenze che essa non può avere e che non sono state contemplate nelle regole d’ingaggio, al momento dell’assunzione.
L’assunzione di un docente a tempo indeterminato, infatti, si basa sul possesso di conoscenze e competenze che riguardano la disciplina di pertinenza ed, al più, la didattica. Null’altro viene richiesto. Nello svolgere il suo lavoro in classe, però, il docente deve essere anche counselor, psicologo, sociologo e tanto altro ancora.
È chiaro che nell’espletamento di questi compiti e di queste funzioni, che esulano dalla preparazione a suo tempo richiesta, il docente dovrebbe essere affiancato da figure professionali adeguate, da esperti specializzati in quel determinato campo. La famosa (o fumosa?) equipe socio-psico-pedagogica e gli operatori socio-assistenziali, invece, non sono per tutti e, quando presenti, lo sono per un tempo sicuramente inadeguato a soddisfare tutti i bisogni. Come di consueto, la politica all’efficienza preferisce il risparmio lineare, anche a fronte di un servizio ancora più carente.
Un’eccellente risorsa che si potrebbe sfruttare più intensamente è quella relativa ad un centro di ascolto affidato ad uno dei tanti docenti che, motu proprio, hanno preso il titolo di counselor. Un tale strumento potrebbe rappresentare un valido baluardo per selezionare i soggetti da segnalare agli esperti perché li possano seguire con la dovuta attenzione e costanza. Ma la tanto decantata meritocrazia è di là da venire.
Fino a quando la natura becera e parolaia della politica non farà spazio alla politica del buon senso continueremo ad ululare alla luna.
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