Educazione civica e Service learning

Educazione civica e Service learning

20 Maggio 2019 0 Di giuseppe perpiglia

La proposta di legge sull’introduzione dell’insegnamento delle ‘educazione civica è finalizzato alla promozione della cittadinanza attiva ed allo sviluppo sostenibile, oltre che alla conoscenza della Costituzione e degli organi dello Stato con le relative funzioni e compiti. Anche questo atto normativo prevede, e non poteva essere altrimenti, il perseguimento delle connesse competenze. Tra le risorse cui la scuola può e deve attingere è espressamente menzionato anche il volontariato.
L’essere volontario vuol dire praticare in prima persona, ed in modo continuato, il dettato costituzionale della solidarietà e della cittadinanza attiva.
Il tutto deve essere immerso, però, nel curricolo scolastico che rimane contingentato nello stesso orizzonte orario.
Una proposta per una sintesi razionale tra apprendimento e attività di cittadinanza attiva è quella che fa riferimento al SERVICE LEARNING. Si tratta di un approccio pedagogico che mette insieme l’apprendimento (learning) ed il servizio (service) alla collettività. Dal momento che tale sintesi viene effettuata occupandosi e, molto probabilmente, risolvendo problemi reali ne consegue che, nello stesso tempo che si svolge il servizio prescelto, vengano promossi, non solo apprendimenti, ma anche le competenze e la loro valutazione.
L’insegnamento è previsto e richiesto dalla Costituzione. Infatti, all’art. 3, afferma che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. L’insegnamento viene di nuovo, ed esplicitamente, richiamato all’art. 34: L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. Ma anche l’apprendimento è una responsabilità sociale. Infatti, all’art. 4 della nostra Carta Costituzionale si legge: «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e le proprie scelte, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società».
La società contemporanea si trova a dover affrontare due questioni fondamentali:
• La lotta all’analfabetismo, soprattutto quello di ritorno, e, più in generale, l’acquisizione e lo sviluppo delle competenze;
• Quelle connesse con l’equità, la cittadinanza e l’inclusione.
Il rischio della mancanza di equità, infatti, è molto alto. L’innalzamento della qualità della vita ha senso ed è vero miglioramento se, e solo se, va a braccetto con la sua equa distribuzione. Oggi, mentre l’analfabetismo “classico” è abbastanza ridotto, l’analfabetizzazione, sia essa di ritorno o strumentale, è sempre più presente. Oggi essere analfabeti riguarda aspetti nuovi. Vi sono povertà culturali fino a poco tempo fa sconosciute. Vi è la necessità di allargare gli orizzonti dell’alfabetizzazione ai nuovi alfabeti, senza la padronanza dei quali non si è idonei nella società moderna.
La pratica del service learning può aiutare i ragazzi, ma anche i docenti, a conoscere, e magari ad impadronirsi dei nuovi alfabeti rappresentati dalle esigenze del prossimo, degli ultimi, degli esclusi.
Si parla di alfabetizzazione di base quado ci si riferisce alla struttura della nostra cultura. Essa poggia su alcuni punti forti:
• L’alfabetizzazione deve avere una stretta attinenza con le nostre radici;
• Bisogna allargare il proprio orizzonte anche alle altre cultura con cui conviviamo, perseguendo ed accettando il pluralismo dei valori;
• Questo porta all’alfabetizzazione interculturale susseguente all’importanza del dialogo.
Le ultime ricerche e le ultime acquisizioni in campo pedagogico hanno acceso i riflettori sull’analfabetismo pro-sociale il cui punto focale si può sintetizzare nella frase: «Prendersi a cuore il mondo» che, ben lungi dall’essere un vuoto slogan, deve diventare un progetto di vita, condiviso da tutti. Anche in questo caso si possono mettere alcuni punti saldi:
• Ognuno impara meglio nell’interazione con gli altri;
• Non basta convivere nella società, ma questa società bisogna crearla continuamente ed insieme.

Oggi, purtroppo molti giovani si vivono in modo non coinvolgente, con un alto livello di passività che li porta a convivere con un perenne senso di insoddisfazione. Bisogna affrontare e vivere la sfida dell’individualismo competitivo. Infatti, siamo esseri sociali ma competitivi che abbiamo bisogno di apprendere dall’altruismo.
In questo contesto, il service learning si inserisce a pieno titolo. Infatti, esso non è un approccio rigido e prescrittivo, ma lascia ampia libertà di scelta, un senso completamente nuovo.
La finalità ultima dell’educazione è quella di aiutare la persona umana, nella sua interezza, a diventare sempre più umana. L’insegnamento è veramente tale quando ad esso corrisponde un apprendimento. Ma cosa si intende per apprendimento? In estrema sintesi, per apprendimento bisogna intendere un cambiamento.
Lo studioso Paul David Ausubel, seguace di Jean Piaget, ci ricorda che il buon apprendimento non è quello riproduttivo, bensì quello generativo, quello, cioè, in grado di creare nove conoscenze e quindi, nuovi apprendimenti.
Benjamin S. Bloom (1913-1999), psicologo dell’educazione statunitense, dal canto suo afferma che una cosa è ricordare, ben altro, invece, è apprendere. L’educazione, quella vera, non è conservatrice ma è trasformatrice, migliorativa. È innegabile una positiva interrelazione tra il service learning e l’educazione all’affettività, soprattutto per quanto riguarda il momento legato alla relazione interpersonale. L’approccio pedagogico del service learning diventa fattore facilitante per costruire la classe come comunità e combattere la scola basata sulla mera competizione. In questa ultima, infatti, si trova piacere nell’errore dell’altro mentre il service learning promuove l’apprendimento di tutti e di ciascuno. La condivisione ha proprietà quasi miracolistiche, come ricorda il vecchio adagio: «Condividere un dolore lo dimezza, condividere una gioia la raddoppia». La scuola deve essere in grado di affiancare all’imparare ad imparare, anche l’imparare ad essere.
Bisogna, ancora, fare un’altra considerazione. Oggi è assolutamente irrazionale voler separare la scuola dalla società per i rapidi mutamenti che quest’ultima presenta e vive quasi giornalmente. La conseguenza sarebbe la perdita completa della validità del sistema scolastico. Le riforme che si sono succedute negli ultimi due decenni hanno puntato tutte, con maggiore o minore decisione ed efficacia, sulla formazione di una persona competente, cioè di una persona in grado di affrontare i problemi in modo efficace.
L’approccio pedagogico del service learning e la collaborazione con il territorio, propensione che la scuola deve coltivare, sono intimamente legati, come sinteticamente espresso dal seguente diagramma.

Il service learning, come espressamente richiamato dalla sua stessa denominazione, presenta due componenti: il servizio e l’apprendimento. Ed ognuno è strumentale all’altro. Mettendo la prima componente, il servizio collaborativo verso la società, sull’asse orizzontale, quello delle ascisse, e la seconda, l’apprendimento e la formazione, sull’asse verticale, quello delle ordinate, possiamo suddividere tutte le nostre attività in uno dei quattro quadranti ottenuti dall’importanza data ad ognuna delle due componenti. Il service learning trova posto nel primo quadrante, quello in cui si promuove tanto la formazione, quanto la collaborazione con il territorio. Quando, invece, la formazione prevale nettamente sulla collaborazione ci si ritrova nel secondo quadrante in cui possiamo allocare, ad esempio, il lavoro sul campo ed il tirocinio. Quando, ancora, entrambe le componenti sono deficitarie, eventualità schematizzata dal terzo quadrante, siamo di fronte ad iniziative solidali occasionali ed a-sistematiche. Il quarto quadrante, infine, è caratterizzato da una bona collaborazione con il territorio, però manca o è carente la componente formativa. In questo quadrante trovano posto quelle attività di volontariato e di collaborazione fatte senza riflessione.
Quanto appena detto viene anche visualizzato e schematizzato con una notazione tipografica che mette in evidenza il contributo relativo delle due componenti:
• SERVICE LEARNING I quadrante
• service LEARNING II quadrante
• service learning III quadrante
• SERVICE learning IV quadrante