
Alberi & Società
La società è assimilabile ad un albero più o meno frondoso.
Come un albero, anche la società, per rimanere saldamente ancorata al terreno della realtà, ha bisogno di radici ben piantate per terra in modo da resistere alle intemperie di un clima sociale sempre più capriccioso ed instabile.
Osservando un albero, ognuno di noi è portato a pensare che tutto il sostegno stia nel tronco che, anche se presenta qualche imperfezione e qualche difetto, trasmette sicurezza, senso di forza e di solidità. Nelle calde giornate estive, però, ne apprezziamo la chioma, che, con la sua ombra, ci dà refrigerio e ci fa godere del bel tempo senza i disagi del caldo afoso.
Qualsiasi comunità presenta la stessa organizzazione dell’albero. Le radici, anche se non sempre percepite, danno solidità e senso di sicurezza, le permettono di resistere alle forti folate che possono abbattersi su di essa con il rischio di farla cadere e lasciarla in balia dei tanti parassiti subito pronti a cibarsene, mandandola in putrefazione.
Le radici della società-albero sono costituite dalla popolazione anziana con la sua esperienza, con il suo ancoraggio al terreno rappresentato dalla cultura degli antenati, cultura che si è sedimentata, depurandosi, nel corso dei secoli, delle cose inutili e facendo tesoro di tutto il buono della storia trascorsa.
Il succedersi degli avvenimenti umani, per quanto possano lasciare cicatrici profonde, sedimentano una cultura che diventa caratteristica di quel popolo. Cultura che porta con sé il profumo e l’atmosfera dei luoghi e per questo àncora quella comunità a quel luogo in modo indissolubile. La globalizzazione sta erodendo la terra in cui affondano le radici per cui la società-albero comincia a perdere la sua solidità. Il senso di insicurezza che ne deriva si trasmette al tronco ed alla chioma.
Il tronco, cioè la parte attiva della società, è convinta di reggerne tutto il peso, dimenticando che la sua stessa esistenza e la sua strutturazione dipendono allo stato di salute delle radici e della chioma. Quest’ultima è importante per la capacità di ogni sua foglia di captare e di appropriarsi, per crescere, dell’energia che vaga nell’aria, che si trova ancora dispersa e disponibile e che finora non si è stati capaci di intercettare.
Il tronco dovrebbe prendere coscienza, acquisire la consapevolezza dell’interrelazione tra esso, le radici e la chioma. In caso contrario, se ogni componente va per i fatti suoi, i disagi e le conseguenze sarebbero a carico di tutta la società-albero.
La chioma, cioè la generazione dei giovani che si affacciano alla vita, essendo in alto, pensa di poter fare a meno di tutto e di tutti, vittima, quasi, di un delirio di onnipotenza, dimenticando, però, quali siano le sue basi fisiche e culturali.
Proprio come in un albero, la società è attraversata perennemente da un flusso continuo che porta la linfa vitale in entrambe le direzioni: dalle radici verso la chioma e viceversa.
La linfa che parte dalle radici porta i nutrienti di base, nutrienti che la chioma elabora con modalità sempre nuove rimandandola al tronco per ritornare di nuovo alle radici a cui fornisce nuova vigoria e nuovo senso.
Il tronco deve essere sempre vigile per fare in modo che tale flusso non si interrompa e che il suo trasferimento sia sempre molto efficace.
Uscendo fuor di metafora, l’esperienza degli anziani deve essere vivificata e contestualizzata dall’apporto dei giovani per poter essere di effettivo nutrimento, per poter rappresentare nuova forza tanto per i giovani quanto per la parte attiva e per gli stessi anziani. Questi, rivitalizzati dalla revisione e dalla contestualizzazione della loro esperienza ad opera dai giovani e dalla forza attiva, trovano nuove motivazioni e continuano a dare il loro contributo sentendosi ancora utili.