La forza dei sogni

La forza dei sogni

30 Marzo 2019 0 Di giuseppe perpiglia

Il 2 marzo 2019 a Milano si è svolta una marcia contro il razzismo e la xenofobia. Una marcia contro la politica della paura. Si è trattato di una reazione forte e decisa che ha coinvolto, secondo gli organizzatori, oltre 200.000 persone. È stata subito notata ed apprezzata l’assenza di qualsivoglia simbolo partitico.

La fisica ci insegna che ogni reazione è la risposta ad un’azione. Quindi, anche questa reazione è stata richiamata da un’azione. Ed è proprio l’azione che ha causato tale reazione che ci deve far riflettere, anche e soprattutto come formatori.

Si sta instaurando in tutta Europa un clima di esclusione dell’altro, ancora più determinato e condiviso se l’altro è un migrante, una persona che scappa dalla fame, dalla guerra, dalla persecuzione. Da una vita senza futuro o, ancora peggio, da un futuro senza vita perché senza speranza.

Quando ho appreso dai media la notizia della marcia la mia mente ha subito richiamato alla memoria il famoso discorso di Martin Luther King I have a dream, io ho un sogno. Il discorso fu pronunciato a Washington il 28 agosto 1963 davanti ad una folla immensa, formata da negri e da bianchi. Sono passati ben 56 anni ma, ahimè, è sempre attuale. La società del benessere e dell’opulenza volge lo sguardo dall’altra parte e per quanto abbia fatto registrare enormi passi in avanti nella cura delle malattie, non è riuscita a sconfiggere il germe dell’intolleranza, del razzismo, della xenofobia, della paura del diverso.

Sarebbe interessante ed oltremodo indicato leggere e commentare in classe il discorso di Martin Luther King per permettere a ragazzi ed a giovani di riflettere sulle dinamiche perverse e fuorvianti che stanno investendo la nostra società. Nei periodi di crisi e di passaggio, quale è quello attuale, è facile arringare le folle con argomenti in grado di vellicare le sensibilità profonde, ancestrali, primordiali, del popolo per carpire la sua benevolenza. Benevolenze che si traduce in voti e, quindi, in potere. Il politico, però, quello vero, non certo i simulacri, le pietose scimmiottature che sgomitano per spuntare a tutte le ore dai teleschermi nelle situazioni più disparate, dovrebbero guidare il popolo verso un futuro migliore, non dovrebbero certo, come fanno, assecondarne l’umore, cavalcando le onde della paura e dell’ignoranza.

I docenti dovrebbero proporre ai propri alunni spunti di riflessione, indicare loro la strada per raggiungere obiettivi grandi, ambiziosi. Tra questi, il più importante è senza dubbio quello di diventare uomini in grado di ragionare criticamente e razionalmente su quanto accade loro intorno. E se poi non si fa in tempo a finire il libro o a svolgere tutto il programma poco importa. Ricordiamoci che i programmi non esistono più e che dobbiamo soltanto fare riferimento alle Indicazioni che vanno interpretate alla luce dell’Autonomia. Ma forse è proprio questo che ci fa paura. Il ragionare con la propria testa e prendere decisioni razionali e motivate. È molto più facile e comodo seguire i dettami e le direttive che ci vengono da un organo altro. In fin dei conti, forse, ci fa paura la responsabilità perché ci chiama in causa 24 ore al giorno, mentre la vita, senza di essa, scorrerebbe molto più tranquilla e lineare. Tale tranquillità, però, si paga con l’insoddisfazione derivante da un gran senso di vuoto. La vita deve essere riempita di sogni e dalla voglia di realizzarli per essere realmente vissuta.

I have a dream, io ho un sogno, di Martin Luther King ha smosso milioni di coscienze. E questa è una grande dimostrazione della forza dei sogni e della voglia e determinazione di crederci. Allora, mettiamo da parte regole grammaticali e teoremi geometrici ed insegniamo ai ragazzi a sognare ed a credere nei loro sogni per un mondo migliore.