Questione di tempi

Questione di tempi

25 Marzo 2019 0 Di giuseppe perpiglia

Lo studio del passato deve essere l’architrave su cui poggiare il presente e costruire il futuro.

Sappiamo tutti dei tempi verbali -passato, presente e futuro. Essi non sono solo nozioni confinate al mondo scolastico, ma condizionano la nostra vita, che viene modellata dalle loro interrelazioni. La nostra vita, per avere un senso, deve essere sempre rivolta al futuro che, in larga misura, si può e si deve preparare vivendo bene ed a pieno il presente. Ma per vivere bene il presente bisogna, per prima cosa capirlo. E per capire il presente dobbiamo volgere uno sguardo critico ed indagatore al passato per fare tesoro dell’esperienza.

Non dobbiamo guardare al passato come ad un mero affastellamento di date e di fatti, come un libro di storia che rimane nella biblioteca a coprirsi di polvere. Le date ed i fatti devono essere il punto di partenza per una riflessione critica sulle cause e sugli effetti di quelle date e di quei fatti. La ricerca e la comprensione delle cause e degli effetti, se ben condotta e se seguita da una adeguata riflessione, è in grado di fornirci i necessari anticorpi e l’altrettanta necessaria sensibilità per scongiurare il ripetersi di fatti già accaduti. Ci si potrebbe appellare alla memoria popolare. Alla forza del popolo. Ma la memoria popolare è labile, il popolo è volubile. Spesso, soprattutto quei politici in cerca di facili consensi, assecondano le derive del popolo, perdendo di vista il fine ultimo della loro attività: il bene comune, sia della generazione attuale sia di quelle future. Si utilizza il popolo come paravento per far passare concezioni personali e di parte. È così si instaurano dittature e feticci di governi che guardano soltanto gli interessi di pochi a scapito delle esigenze di molti.

Da poco è stato celebrato il giorno della memoria. È un fatto importante. Bisogna sfruttare queste occasioni, renderle vive e palpitanti, svuotandole della retorica per promuovere e fortificare i sentimenti di ripulsa verso atteggiamenti e comportamenti non degni del genere umano. I ragazzi ed i giovani devono essere messi in grado di conoscere fin dove può arrivare l’abiezione e la malvagità umana. È necessario far loro comprendere che questi accadimenti sono stati e sono figli del disinteresse, della negligenza e dell’ignavia. Il non voler vedere ed il non volersi sporcare le mani eletto a modus vivendi.

L’ascesa dei totalitarismi della prima metà del secolo scorso fu resa possibile grazie a questi atteggiamenti. Il popolo, lasciandosi incantare dalle frasi roboanti e dalla promessa di immancabili destini, seguì e formò la marea che sfociò nel bagno di sangue delle due guerre mondiali. Gli stessi atteggiamenti si intravedono anche oggi, fomentati dalla volontà di difendere i sacri confini della Patria e di salvaguardare la nostra cultura ed altre amenità simili.

Oggi il nemico sono i migranti, l’Europa, …

Per questo dobbiamo far studiare e riflettere i ragazzi sugli avvenimenti del passato, perché si facciano una loro personale idea del traguardo a cui, irrimediabilmente, tende tale retorica. Non è vero che i ragazzi sono apatici. Vanno solo stimolati con prospettive serie, con progetti pieni di senso che siano in grado di distoglierli dal voto offerto dalla pubblicità. Bisogna far lor apprezzare la bellezza del mondo reale in contrapposizione al fatuo mondo virtuale.