
Diversa abilità e psicotecnologia
Una modesta riflessione personale sulla scelta degli ausili tecnici per la disabilità e su come sceglierli.
“La psicotecnologia è quella branca della psicologia generale che studia l’impatto psicologico dell’utilizzo delle tecnologie, soprattutto quelle associate alla lingua: esse, in breve, producono fondamentali ripercussioni sul nostro modo di pensare e di comunicare, in quanto richiedono che l’intelletto umano utilizzi le sue capacità in maniera differente dal passato; se questi modi di impostare la mente si stabilizzano e si sedimentano nel loro utilizzo, allora cambierà la nostra percezione del mondo, il nostro modo di organizzare il cervello, il nostro modo di agire”. (tratto da Wikipedia)
Mai come oggi è necessaria e sentita una didattica inclusiva. Quando si parla di inclusione ci si riferisce a tutti gli alunni, ma un’attenzione particolare va riservata agli alunni che hanno bisogno di uno sguardo che vada ancora più in profondità. Gli alunni che meritano e chiedono attenzione particolare sono quegli alunni che presentano problematiche categorizzate sotto l’acronimo BES (Bisogni Educativi Speciali) o che sono individuati come diversamente abili.
Il concetto di diversa abilità ha subìto, nel tempo, una modifica importante, per adeguarlo alla nuova sensibilità. Infatti, si è passati da una concezione statica, quando l’handicap era un marchio indelebile impresso sulla pelle di queste persone che le ghettizzava in un limbo ben separato dalle persone normali, ad una concezione dinamica, fluttuante in base ad alcune variabili. Il focus è passato dallo stigma dell’handicap, dello svantaggio sempre e comunque, alla persona nella sua integrità.
È acquisizione ormai condivisa che la diversa abilità non è una caratteristica esclusiva del soggetto, ma dipende dall’interazione di questo con l’ambiente così come dipende dalla particolare attività che il soggetto stesso deve o vuole svolgere. Prendiamo, ad esempio, il caso di un soggetto che abbia una paresi agli arti inferiori. È chiaro che è un soggetto handicappato se deve fare una corsa ad ostacoli o i 100 metri piani, ma se deve digitare al computer, il suo handicap finisce di essere tale perché non interferisce con l’attività richiesta. Il soggetto finisce di essere handicappato e ridiventa, come per incanto, normale.
L’ambiente va inteso tanto come ambiente fisico quanto come ambiente sociale, riferendoci anche alle persone che sono vicine al soggetto. Se il soggetto citato nell’esempio precedente sta facendo una nuotata in piscina, si trova molto più a suo agio di un altro soggetto che, pur avendo l’uso delle gambe, non sa nuotare.
A seconda della gravità del disagio, a volte può diventare necessario ricorrere all’aiuto di ausili che compensino lo svantaggio. Tali strumenti possono essere molto semplici o tecnologicamente complessi. Potrebbe bastare, in alcuni casi, anche uno strumento di uso comune e di facile reperibilità, altre volte, invece, c’è bisogno di una tecnologia raffinata. Si pensi, a mo’ di esempio, agli strumenti basati sul riconoscimento oculare. Questi permettono la comunicazione a coloro che hanno un apparato fonatorio non adeguato: basta che fissino per un attimo, su uno apposito schermo, la lettera che vogliono scrivere. In tal modo è possibile formare qualsiasi parola. Non è un’attività molto semplice ma funziona.
Lo Stato, tramite di CST –Centri Territoriali di Supporto- presenti in ogni provincia, mette a disposizione ausili tecnici per le varie necessità. Il rischio da evitare è quello di una categorizzazione a priori per cui ad un tale disturbo si associa il tale ausilio tecnico, senza ulteriori valutazioni. Ogni persona è simile ma non uguale ad un’altra. Ogni disturbo è simile a qualche altro, ma non uguale e l’interazione persona-ambiente-ausilio rende ancora più difficoltosa la scelta.
La scelta dell’ausilio tecnico non va fatta, quindi, da catalogo, ma va curvata, con molta oculatezza, sui bisogni effettivi del ragazzo-persona che abbiamo davanti. L’ineludibile punto di partenza devono essere i bisogni della persona, facendo attenzione a partire, sempre e comunque, dai punti di forza che vanno potenziati e di cui servirsi come efficaci strumenti per aumentare le abilità, per innalzare di un gradino l’attività e la partecipazione.
Ma quali caratteristiche deve avere un ausilio tecnologico? Un ausilio deve
- corrispondere agli specifici bisogni della persona;
- essere compatibile con le capacità delle persone;
- svolgere funzioni di importanza fondamentale per la vita quotidiana della persona;
- incrementare l’attività e la partecipazione.
L’ausilio più importante, però, rimane sempre il nostro atteggiamento ed il modo di porsi di fronte alle necessità ed alle esigenze delle persone. Ogni nostro atteggiamento è dettato dagli schemi mentali e dai modelli che abbiamo maturato nel corso della nostra vita, per cui un efficace cambiamento si potrà avere soltanto cambiando tali modelli e per farlo abbiamo bisogno di prenderne coscienza.
Lo schema proposto è preso dal seminario informativo “La scelta di ausili e sussidi per la didattica inclusiva” tenuto dal professore Fabrizio Corradi, psicotecnologo, da cui sono partito anche per stilare il presente articolo. La figura professionale dello psicotecnologo indica uno psicologo specializzato nell’uso della tecnologia e degli strumenti tecnologici nella didattica inclusiva.
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