Fiducia nella cultura

Fiducia nella cultura

27 Gennaio 2019 0 Di giuseppe perpiglia

Sta girando su facebook la storia del ragazzo di 14 anni del Mali che ha affrontato l’avventuroso viaggio verso il suo futuro tenendosi ben stretto quello che considerava il suo lasciapassare, quasi un potente talismano: la sua pagella!

In effetti il ritrovamento del cadavere risale al 2015, ma in questi giorni la notizia ha ripreso vigore grazie alla pubblicazione di un libro.

Il parallelismo con i nostri giovani è immediato e spontaneo. Per il ragazzo partito dal Mali per annegare nel Mediterraneo, quel mare che dovrebbe unire tante diversità e che, invece, è stato trasformato in una fossa comune, la scuola era un mezzo, uno strumento che gli avrebbe aperto le porte del futuro. Per i nostri ragazzi, al contrario, è solo un’imposizione di cui spesso non capiscono l’utilità e la finalità, un’imposizione senza senso. È colpa dei ragazzi? La colpa ricade molto più pesantemente sugli adulti che non sono in grado di far intravedere ai ragazzi un futuro degno di essere conquistato. I ragazzi hanno grandi aspettative e grandi sogni, per cui, come diceva don Lorenzo Milani, dobbiamo dar loro grandi scopi.  La mancanza di uno scopo rende vuoto il loro presente perché non ha nessun anelito verso il futuro. Ne segue che cercano paradisi sussidiari e virtuali che si sostanziano nella droga, nella ludopatia, nel solipsismo della rete e in atti eclatanti. In una parola, in una vita dominata dalla noia perché ancorata al presente, che nella sua staticità, nella sua mancanza di forza propulsiva porta ad un gran senso di vuoto che cercano disperatamente di riempire. Ecco, allora, che derogano dalle regole per sentirsi padroni degli eventi. Diventa estremamente difficile dar loro uno scopo quando tutta la società opera e spinge in direzione contraria, promuovendo una deresponsabilizzazione capace di spegnere sul nascere la naturale voglia di fare dei giovani. Gli adulti responsabili, prima di tutti i genitori ed i docenti, possono invertire questa rotta proponendo attività motivanti, attività che abbiano un senso per i ragazzi, attività gratificanti.

In questa ricerca ci viene incontro l’approccio pedagogico del service learning che si è dimostrato, nelle realtà dove è stato applicato, capace di invertire di 180° la rotta verso la deresponsabilizzazione, aumentando la motivazione e la voglia di vivere dei ragazzi. In un altro articolo del sito sono riportati i princìpi del service learning, corredati da alcuni progetti a mo’ di esemplificazione.

La finalità del service learning è condensata in una frase, quasi uno slogan: Insegnare serve, servire insegna. Si tratta di proporre attività pratiche finalizzate alla risoluzione di problemi emersi come tali da una riunione di brainstorming condotta in classe. Vedere gli effetti del proprio impegno ed avere uno scopo concreto e significativo in cui sono e si sentono protagonisti, motiva i ragazzi che saranno portati ad impegnarsi per raggiungere l’obiettivo. Dal punto di vista del docente, l’operatività del compito reale permette la corretta valutazione delle competenze messe in atto.

Nella scuola, come in altri campi, per ottenere risultati significativi, spesso bisogna rompere gli schemi, bisogna affrancarsi dalla routine ed avere il coraggio di cambiare paradigma. Se ci si pensa un attimo, tutti i grandi innovatori, nella scuola e non solo, sono tali perché hanno buttato alle ortiche la consuetudine e si sono avventurati su strade nuove e sconosciute. Proprio come ha fatto lo studente del Mali che, per quanto sfortunato, ci lascia una grande lezione di fiducia e di speranza.