
I pensieri irrazionali
Uno dei pericoli maggiori, anche perché non sempre adeguatamente considerati, in grado di ostacolare grandemente l’apprendimento ma anche un’efficace vita sociale di bambini e ragazzi, è quello rappresentato dai cosiddetti pensieri irrazionali, che possono insinuarsi, per motivi diversi, nella mente dei nostri studenti.
Il docente, in costante e fattiva collaborazione con la famiglia, può tentare di minimizzarne gli effetti con un’efficace potenziamento della competenza emotiva. Si tratta, come detto in altro articolo, di attività volte ad una migliore e completa conoscenza delle proprie emozioni e del loro riconoscimento anche nelle persone che ci stanno vicino. I pensieri irrazionali che possono avvelenare le menti ed i comportamenti, soprattutto dei più giovani, sono diversi. Cerchiamo di vederne qualcuno.
Doverizzazioni su sé stessi
La doverizzazione è un pensiero di natura irrazionale con carattere assolutistico a cui aderiamo quotidianamente in diverse situazioni specifiche della vita di tutti i giorni. Nello specifico, essa si basa sulla seguente convinzione: «Io devo agire bene ed essere approvato da tutte le persone per me significative, altrimenti sono completamente un incapace e ciò è terribile». Il ragazzo si sente investito dal dovere di comportarsi secondo il modello per lui stabilito, in realtà o in via presunta, da adulti e/o da pari che il ragazzo stesso reputa significativi. Il soggetto non riesce ad accettare i suoi eventuali limiti e non dà il giusto peso ed il giusto valore alle sue potenzialità.
Il ragazzo, in una simile evenienza, ha una scarsa autostima e dà maggior risalto ai suoi punti critici e alle sue, eventuali debolezze, rispetto ai suoi punti di forza. È compito del docente, in stretta collaborazione con la famiglia, aiutare il ragazzo a vedere meglio nel proprio animo e raggiungere il necessario equilibrio tra accettazione del sé e tensione al miglioramento.
Doverizzazioni sugli altri
In questo caso, l’agire del ragazzo è, in un certo senso, opposto a quanto appena detto. Infatti, egli è portato a pensare: «Gli altri devono trattarmi bene ed agire come io penso che debbano assolutamente agire». Il ragazzo basa i suoi rapporti con gli altri su una prospettiva molto personale, in genere fuori dalla realtà. Poggia la sua vita su un’autostima molto elevata, su un egocentrismo che non può trovare, realisticamente, adeguato riscontro nelle relazioni interpersonali.
Doverizzazioni sulle condizioni di vita
«Le cose che mi succedono devono essere proprio come io pretendo che siano e tutto deve essere facile e gradevole, altrimenti la vita è insopportabile». Il ragazzo che si basa su tale convinzione, ha una pretesa eccessiva sull’ambiente e vorrebbe che questo si piegasse ai suoi desiderata. Non è disposto ad affrontare problemi di nessuna natura, ma tutto deve scorrere nella direzione a lui più gradita. In questo caso, il docente, sempre con il coinvolgimento e l’aiuto della famiglia, deve far capire che ognuno di noi deve sottostare quotidianamente a delle prove che deve accettare e cercare di vincere per poter crescere. La vita di ognuno va vissuta sempre in equilibrio tra l’adeguamento all’ambiente ed il tentativo di cambiarlo e di migliorarlo, o, cosa anche questa ben poco facile, quello di far valere i propri desideri.
Pensiero Catastrofico
Alcuni soggetti tendono ad esagerare oltremodo l’aspetto spiacevole o doloroso di alcuni eventi, sentendosene schiacciati. Tipici esempi sono: “Se sbagliassi o prendessi un brutto voto sarebbe terribile“, “É orribile essere criticati“. Qualunque fatto negativo assume un peso eccessivamente gravoso che il soggetto non riesce a sopportare, venendone distrutto. Questa eccessiva sensibilità pone il soggetto in un continuo stato d’ansia non permettendogli di vivere pienamente ed efficacemente la propria vita. Ne risente, ovviamente, anche il rendimento scolastico ed il rapporto tra pari e con gli adulti. Questi soggetti, in genere, sono anche ipersensibili alle critiche.
Indispensabilità, Bisogni assoluti
É un modo di pensare che ci porta erroneamente a considerare indispensabile ciò che è desiderabile, auspicabile, utile, ma di cui potremmo anche fare a meno, pur con qualche inconveniente. Con questa forma di pensiero trasformiamo certi eventi, certe persone o certi oggetti in un sine qua non per la nostra felicità. É come se dicessimo “Posso essere felice solo se avrò questo“, ma così facendo ci costruiamo la nostra stessa infelicità. In molti casi ciò che consideriamo indispensabile sono l’approvazione, la stima, l’affetto, l’amicizia. In questo caso, potrebbe innestarsi anche l’effetto della pubblicità in tutte le sue forme e la società attuale che tende a creare bisogni effimeri e fittizi. Altra variabile da tenere in considerazione, potrebbe essere quella legata all’appartenenza al gruppo dei pari. Infatti, se il gruppo innalza a status symbol un qualche oggetto –scarpe, pantaloni, telefono cellulare, …- quell’oggetto diventa desiderabile in quanto rappresenta la chiave per entrare a far parte del gruppo. Ed il gruppo nella prima adolescenza è un fattore importante ed imprescindibile.
Intolleranza, Insopportabilità
Questo caso ha molti aspetti in comune con il catastrofismo. Si tratta, infatti, di atteggiamenti che denotano una bassa tolleranza alla frustrazione. Consistono nel ritenere che certi eventi, obiettivamente spiacevoli, non possono essere sopportati. Ad esempio: “Non posso sopportare di fare quello che non mi piace“, “É insopportabile avere così tanti compiti“, “Non riesco a sopportare di essere preso in giro“. Anche in questo caso si può ipotizzare una scarsa autostima nel senso che non si è convinti dei propri mezzi e della capacità di gestire evenienze avverse o poco gradite. Il soggetto manca di quella proprietà comunemente detta resilienza, cioè la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.
Svalutazione globale di sé o degli altri
Consiste nel ritenere che, poiché non si è riusciti bene in qualcosa, allora la vita, nel suo insieme, è un fallimento totale. Oppure la svalutazione globale può essere rivolta agli altri, ritenendo che, poiché uno o più aspetti del comportamento di una persona sono negativi, allora l’intera persona è negativa. Anche in questo caso, come egli altri, manca il giusto equilibrio nel giudicare sé stessi, gli altri e le situazioni contingenti che la vita ci mette davanti.
Superare, o almeno attenuare, tali pensieri irrazionali non è cosa semplice né veloce. È un processo delicato che ha bisogno di tempo e a cui deve essere garantita la sinergia di vedute, di comportamenti e di attività tra più attori, in particolare la scuola e la famiglia.
Articoli correleti
Il potenziamento della competenza emotiva – parte !
Il potenziamento della competenza emotiva – parte 2