
Valutazione dell’Impatto Sociale
La società attuale impone alla scuola di rendere conto della sua attività focalizzando l’attenzione sull’impatto che essa produce sulla comunità di riferimento e sull’intera società. Si parla di valutazione dell’impatto sociale.
Le istituzioni scolastiche, per quanto lentamente, sono chiaramente e decisamente avviate ad innestarsi nel territorio, contaminandolo e facendosi contaminare. Questo processo è stato innescato ed è sostenuto dalla scelta di promuovere le competenze, lasciando alle conoscenze solo un ruolo strumentale a tale obiettivo. Diventa, quindi, necessario conoscere e valutare come, quanto e se le attività promosse dall’istituzione scolastica abbiano impattato sul territorio e sulla società. In altri termini, si è avuto un cambio di paradigma: dall’output –i prodotti, nello specifico la quantità e la qualità delle conoscenze fornite agli studenti- si è passati alla valutazione dell’out come, cioè all’impatto che le attività didattiche e formative proposte hanno avuto e continuano ad avere sulla comunità su cui insiste quella specifica istituzione scolastica.
Le scuole sono chiamate ad attrezzarsi per mettere in pratica quell’attività che è nota come valutazione dell’impatto sociale. Tale attività è molto più diffusa nel Terzo Settore che, basando la sua stessa esistenza sulla disponibilità di soldi pubblici, deve rendere conto del suo utilizzo nel modo più trasparente possibile. D’altro canto non può certo portare a riprova delle sue attività alcun tipo di prodotto, essendo le sue azioni volte al soddisfacimento di bisogni molto spesso immateriali. La scuola non è tanto lontana da tale situazione. Non può certo bastare il valutare una scuola dalla percentuale di alunni promossi e di alunni respinti o dalla percentuale di coloro che abbandonano. Sono, anche questi, indicatori di cui tenere conto, ma non sono certo sufficienti a dare una spiegazione esaustiva dell’efficienza della scuola stessa. La valutazione dell’attività didattica e formativa deve avere un orizzonte molto più ampio, uscendo dalle aule e muovendosi nella comunità di riferimento per vedere e valutare i cambiamenti che essa vi ha provocato.
Parlare di impatto sociale a scuola vuol dire, solo per fare un esempio, parlare di dispersione scolastica. Anche quando si riesce a tenere i ragazzi a scuola, l’impatto di questo risultato sulla vita dei ragazzi potrebbe essere basso. Magari escono dalla scuola senza le competenze necessarie e sufficienti per trovare lavoro. L’intervento della scuola deve mirare a far uscire i ragazzi da casa, spesso vi restano oltre i trent’anni, e dalla povertà fornendo loro gli strumenti culturali necessari –le competenze, in particolare- per trovare un lavoro ed essere autonomi.
In genere, non si tratta di trovare ulteriori risorse, ma di spendere più oculatamente quelle che già a disposizione. Si tratta di far fare un salto significativo alla qualità della valutazione, valutazione che deve occuparsi del vero fine che è quello di cambiare la vita degli studenti e delle loro famiglie.
Dobbiamo ancora costruire una cultura della valutazione e questo può essere ottenuto con una teoria del cambiamento fatta bene, altrimenti si resta sempre a quello che diceva Einstein: «non si può risolvere un problema con le stesse modalità che l’hanno creato». Non bisogna chiedersi quali azioni vogliano mettere in campo, ma quali obiettivi di medio-lungo termine vogliamo raggiungere e quali siano gli strumenti più efficaci per ottenerli.
Ma cosa dobbiamo intendere per impatto sociale? Misurare e valutare l’impatto sociale vuol dire capire cosa sarebbe avvenuto anche senza l’intervento messo in atto e quanto, invece, è stato effettivamente dovuto all’intervento intrapreso.
Il punto nodale è individuare indicatori efficaci di out come, cioè il cambiamento promosso e provocato. Tali indicatori vanno co-progettati, insieme a studenti e famiglie, dall’attore politico e dalla scuola, senza, però, far ricorso ad una scientificità astratta. Bisogna sforzarsi di trovare un compromesso fra il troppo astratto ed il troppo personalizzato. Per ottenere risultati migliori diventa necessario il coinvolgimento e la valorizzazione del territorio e delle risorse che esso possiede, creando microreti a livello locale, con la scuola al centro della comunità per rispondere ai diversi bisogni che da essa emergono.
Un punto di non secondaria importanza è quello di raccontare le esperienze fatte in tal senso, rispondendo alle seguenti domande:
- Quali out come si sono avuti?
- Quali cambiamenti importanti si sono verificati?
- I genitori hanno partecipato di più?
- Gli insegnanti sono più motivati?
- C’è più partecipazione?
Le risposte potrebbero trovare posto nel bilancio sociale, altro documento molto importante, a cui ho dedicato un lavoro presente su questo stesso sito, per riflettere sulla rotta del sistema di istruzione.
Il prossimo futuro ci dovrà dire se gli indicatori da utilizzare per una corretta ed efficace valutazione dell’impatto sociale saranno comuni o meno, oppure se verranno pubblicate delle linee guida. Il tema cruciale è che sia una valutazione partecipata con tutti gli stakeholder, condotta insieme ai destinatari ed alle altre realtà intermedie coinvolte. Altro punto degno di attenzione è il necessario coordinamento tra i vari centri di ricerca che dovranno essere necessariamente coinvolti.
La speranza è che si vada fino in fondo, investendo le risorse necessarie, perché dalla qualità della valutazione dipenderà la qualità delle politiche e, quindi, l’avvenire della scuola italiana e dei suoi studenti.