Il patto di corresponsabilità educativa

Il patto di corresponsabilità educativa

5 Dicembre 2018 0 Di giuseppe perpiglia

Il patto di corresponsabilità educativa (DPR n. 249/1998) può essere un potente mezzo per porre un argine ai contrasti che vedono contrapposte scuola e famiglia ed al sentimento di disaffezione degli alunni verso la vita scolastica.

La scuola è una parte della società e, come tale, ne rappresenta e ne vive tutte le contraddizioni e tutte le tensioni. Quasi in ogni telegiornale ci danno comunicazione di atti di prevaricazione, di bullismo o di vera e propria violenza fisica perpetrati all’interno delle mura scolastiche. Fa ancora più specie che fatti di tal genere vengano registrati nella scuola, agenzia formativa per eccellenza, luogo deputato al confronto, all’inclusione, alla comprensione reciproca, ed all’accoglienza delle diversità. La scuola che dovrebbe garantire la condivisione ed il rispetto delle regole e delle norme comuni. La scuola quale privilegiato contesto formativo, invece, spesso si trova ad essere luogo di scontro, anche fisico.

Il livello qualitativo dell’offerta di istruzione e di educazione rivolta ai giovani è il polso del grado di civiltà di un Paese. La Costituzione dedica molta attenzione all’istruzione, infatti, all’art. 30, recita «È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli…», mentre all’art. 33 si legge «…La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole…». La frase più impegnativa, sia per gli individui sia per tutti i soggetti istituzionali, è contenuta nell’art. 3 «…È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della personalità umana…». Altra indicazione, a volte non presa nella giusta considerazione, è quella contenuta nell’art. 4: «…Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e le proprie scelte, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società…». La Costituzione, riferendosi alla Repubblica, si riferisce a tutti gli attori che la costituiscono. In particolare, anche l’istituzione scolastica si basa sull’azione di almeno tre soggetti diversi e ben identificati: l’istituzione scolastica, appunto, la famiglia e l’alunno. Il corretto ed efficace funzionamento del sistema come tale dipende, in larga misura, da una fattiva collaborazione tra tutti e tre questi soggetti, ognuno nel rispetto del proprio ruolo e delle proprie funzioni.

Con il D.P.R. n. 249/1998, modificato dall’art. 5-bis del D.P.R. 235/2007, è stato introdotto il Patto di corresponsabilità educativa. Il MIUR, nel gennaio del 2013, ha pubblicato, inoltre, le LINEE DI INDIRIZZO – Partecipazione dei genitori e corresponsabilità educativa.

Perché parlare ancora di un documento vecchio di venti anni? Per le motivazioni riportate nella parte iniziale del presente lavoro.

Dall’introduzione dei decreti delegati con il D.P.R. 416/1974, la famiglia è stata chiamata a svolgere in modo più concreto, più diretto e più strutturato il ruolo educativo, non solo in casa, ad essa affidato dalla Costituzione. Il rapporto scuola-famiglia, però, non è mai decollato nella direzione auspicata dalla norma. Si è passati da una presenza formale, senza alcun apporto e contaminazioni reciproci, addirittura agli scontri che caratterizzano i nostri giorni.

Il ruolo consultivo riconosciuto alla famiglia è stato mal recepito dal corpo docente forte, spesso, della posizione subalterna, a volte di pura delega, che si è auto-assegnata la famiglia stessa.

Con il patto di corresponsabilità si è voluto richiamare tutti -scuola, famiglia e studenti-  ai rispettivi ruoli, alle rispettive responsabilità ed ai rispettivi diritti e doveri. Come altri documenti, però, anche il patto di corresponsabilità educativa, tanto nella sua versione originale quanto in quella modificata nel 2007, sono stati subito fagocitati dalla burocrazia divenendo uno dei tanti fogli da firmare o far firmare al momento dell’iscrizione. Le linee di indirizzo sono state poco meno che ignorate.

Di questo stato di cose se ne deve fare carico ogni istituzione scolastica, deve riconoscere questo che si configura come un vero e proprio vulnus per il suo normale funzionamento come sistema complesso che, in quanto tale, risente pesantemente dell’influenza delle sue componenti.

Il rapporto scuola-famiglia è un fattore di primaria importanza per raggiungere l’obiettivo primario del sistema-scuola: la crescita pluriprospettica della persona per aiutarlo a diventare cittadino, secondo i criteri costituzionali.

Questa situazione proietta le sue lunghe ombre anche nel chiuso dell’aula. Il clima relazionale è come una polvere sottilissima in grado di raggiungere e di condizionare di sé tutte le attività che si svolgono in una istituzione scolastica. Per migliorare il clima relazionale nella scuola, un fattore importante è la coerenza. È una caratteristica che i ragazzi percepiscono subito e che apprezzano molto. Dà loro quella sicurezza cui tanto anelano nella fase di incertezza che si trovano a vivere. La coerenza, però, passa anche dal proporre regole condivise e discusse in classe con gli studenti, proprio a partire dal patto di corresponsabilità. Sarebbe molto opportuno permettere, anzi, pungolare i ragazzi a riflettere, a ragionare e, nel caso, ad emendare il patto di corresponsabilità in modo da sentirlo proprio e quindi accettarlo e portarlo all’interno del proprio modus comportamentale. Un simile approccio tende a responsabilizzare i ragazzi rendendoli protagonisti attivi della loro vita scolastica e maggiormente consapevoli delle loro azioni.

In questo percorso è molo utile raccordare la preparazione scolastica con il vissuto quotidiano, proprio al fine di far comprendere che scuola ed extrascuola sono un unicum e non fasi diverse e, quasi, contrapposte.

A monte di tutto ci deve essere un confronto aperto e sincero con la famiglia. Un confronto che sia scevro da pregiudizi. Bisogna instaurare un dialogo costruttivo con la famiglia per coinvolgerla più concretamente nel percorso educativo e formativo. Sarebbe interessante organizzare, magari prima dell’inizio delle attività didattiche o, ancora meglio, prima delle iscrizioni, degli incontri sulla valenza del patto di corresponsabilità, riflettendo e ragionando sui vari articoli per fare di questo un documento vivo, che sia veramente espressione di quella specifica istituzione scolastica e non un mero atto burocratico, stilato e firmato solo perché si deve fare. Diventa sempre più impellente instaurare e promuovere con le famiglie un rapporto dialettico che sia veramente se strumentalmente pro-attivo e pro-sociale. Di sicuro è un lavoro che darà i suoi frutti nel corso del tempo, ma è un lavoro che andrà sicuramente svolto se si vuole dare una spallata seria e forse risolutiva a questo stato di cose.

Il primo a prendere sul serio la figura ed il ruolo del docente deve essere lo stesso docente operando con coscienza, con coerenza e con una solida professionalità duttile, dinamica e flessibile per adeguarsi alle esigenze di ognuno.