Conclusioni

Conclusioni

14 Settembre 2018 0 Di giuseppe perpiglia

Il sistema nazionale di istruzione e formazione fa parte, a pieno titolo, dei sistemi complessi. Esso, d’altra parte, riveste un’importanza fondamentale per ogni società. Per rendere il sistema quanto più efficace possibile bisogna agire tanto sulle caratteristiche intrinseche quanto sulle interrelazioni interne ed esterne, con i propri stakeholder.

La comunicazione di un sistema con il macrosistema in cui è immerso diventa fondamentale per il suo mantenimento ed il suo miglioramento. Un sistema chiuso in sé stesso non ha futuro perché, non avendo consapevolezza del cambiamento, non potrà assecondarlo e men che meno prevederlo e precederlo.

Il confronto con un mondo esterno al proprio è foriero di crisi, di domande da soddisfare che sono i primi, necessari, gradini di quella scala senza fine che è il miglioramento. La scala è senza fine perché non esiste un punto di arrivo prestabilito o prevedibile nel cambiamento delle condizioni ambientali. Nella sua teoria dell’evoluzione della specie, Charles Darwin ebbe ad affermare che “non è il più forte della specie che sopravvive, né il più intelligente, ma quello in grado di adattarsi meglio al cambiamento”. Ed in quale mondo il cambiamento e la variabilità sono la norma se non nella scuola? I ragazzi cambiano da un’ora all’altra e le classi forse con frequenza ancora maggiore. Se il docente, in particolare, e l’istituzione scolastica, in generale, non sono capaci di assecondare e prevedere il cambiamento potrebbero trovarsi impreparati e perdere di credibilità verso l’utenza e verso la committenza. Anche puntare ed affidarsi ciecamente alla nostra preparazione, vera o presunta, potrebbe rivelarsi un errore. Infatti, non dobbiamo diventare schiavi della nostra preparazione, perché, questa, a volte può trasformarsi in un ostacolo se dovesse portarci a dipendere esclusivamente dai protocolli e dalle pratiche consolidate, perdendo l’agilità necessaria per fare valutazioni adeguate e trovare soluzioni alternative, figlie del pensiero laterale.

Altra considerazione da fare è quella relativa alle risorse economiche. Nella maggior parte si tratta di fondi pubblici ma in qualche sparuto caso anche di fondi privati. In entrambi i casi bisogna dimostrare di averne fatto un uso adeguato ed accorto. Diventa, quindi, sempre più pressante l’esigenza di un momento di riflessione e, in questo senso, non esiste uno strumento più indicato del bilancio sociale. Questo documento, se non visto come un semplice ed amorfo obbligo burocratico, rappresenta l’occasione per mettere insieme istanze e limiti di natura diversa.

È bene partire con l’analisi dei bisogni e delle richieste da parte degli stakeholder, incrociandoli sia con le risorse economiche, strutturali e personali sia con le finalità generali del sistema e peculiari dell’istituzione scolastica. Altra imposizione, implicita ma non per questo meno importante e pressante, è quella relativa ad un confronto e ad una condivisione continua tra tutti i soggetti coinvolti. Senza il rispetto di questa condizione tutto l’impianto sarebbe destinato a crollare come un castello di carte. Lo spirito che deve pervadere tutto il processo di stesura del bilancio sociale, causa ed effetto ad un tempo, deve essere la voglia e la determinazione di farlo. Compito primario della dirigenza, quindi, deve essere quello del coinvolgimento di tutti gli stakeholder, mentre ognuno di questi deve avere la consapevolezza e l’umiltà di ammettere la conoscenza di alcune cose e la non conoscenza di altre e, in tal caso, chiedere aiuto a chiunque sia in grado di fornirlo. Infatti, l’umiltà di chiedersi cosa si sa e cosa si ignora e rivolgersi a chi sa è decisiva in tutti i settori. Bisogna trovare la forza intellettuale, il coraggio e la pazienza di ascoltare chi ci corregge con suggerimenti forse fastidiosi, ma sicuramente utili.

Infine, ma solo per elencazione, il bilancio sociale rappresenta un fattore di primaria importanza nella creazione di un rapporto e di una relazionalità bidirezionale con le famiglie che saranno portate a parlare un linguaggio comune con la scuola con positive ricadute sul processo di crescita di alunni e figli.

Oggi le scuole si trovano a dover competere le une con le altre in una logica di mercato per accaparrarsi l’utenza. La concorrenza può essere perseguita in molti modi, tutti riconducibili a due grandi direttrici: una diversità di faccia ed una diversità di sostanza. La prima è molto più facile da raggiungere ma ben più difficile da mantenere, la seconda, invece, richiede molto impegno, ma se la si persegue nel modo giusto e corretto, tende a diventare strutturale. Il coinvolgimento delle famiglie porta ad avere utenti soddisfatti, ed ogni utente contento ne porterà un altro. Per un utente scontento, però, almeno una ventina riceveranno un feedback negativo. La propagazione negativa, infatti, è molto più efficace di quella positiva.

Per rimanere nella tematica del miglioramento effettivo del sevizio fornito, una domanda chiave da porsi è “Cosa sono davvero bravo a fare?”. Questa riguarda la pianificazione in funzione delle capacità intrinseche del soggetto: il successo di oggi mi garantisce anche il successo nel futuro? Quello che sappiamo fare bene in genere lo conosciamo, spesso ci manca di riconoscere quali siano i nostri limiti ed i nostri errori ed ancora più spesso ci manca chi ce lo faccia notare con coraggio e positività. Per questo bisogna attivare un confronto serio e sincero con tutti i nostri stakeholder.

Altra nota importante, che rende conto e ragione di un bilancio sociale ben fatto, si sostanzia nell’osservazione che anche un eremita fa, comunque, parte di un sistema e capirlo significa dotarsi di capacità decisionali più affinate.

Permane in molti docenti un’accentuata propensione all’accentramento ed al personalismo, cosa che cresce con il livello scolastico, propensione che spesso si acuisce in qualche dirigente. Sarebbe, invece, opportuno imparare a delegare perché ciò consente di conservare per sé la massima flessibilità possibile, per affrontare qualunque situazione contingente.

Il bilancio sociale svolge, inoltre, altre funzioni non sempre adeguatamente esplicitate e comprese.

Il sistema nazionale di istruzione e formazione è attraversato, in modo pressoché continuo, da una venatura di malcontento. Spesso è facile fare un’analisi corretta del malcontento, ma poi c’è bisogno di una leadership e di un’idea progettuale adeguata. Il bilancio sociale si può e si deve configurare come una risposta ad uno stato di cose non condiviso o, comunque, che si vuole migliorare. Ma la reazione ad uno stato di cose inaccettabile o solamente non condivisibile o, in generale, all’incertezza è sempre caratterizzata da tre fasi:

  • Protesta è la fase distruttiva, che si basa e si ferma sull’analisi di cosa non funziona;
  • Cambiamento è la fase fluida che ha come risultato il vuoto che si crea quando il potere contestato viene meno;
  • Ricostruzione richiede un progetto chiaro e la capacità di realizzarlo. Essa è alla base della riuscita del tentativo di trasformare la crisi in una opportunità.

Questa non accettazione dello stato di cose ci dovrebbe spronare a trovare la giusta determinazione per lasciare il sistema in cui operiamo in condizioni migliori di come lo abbiamo trovato. Se siamo in grado di trasmettere tale determinazione con credibilità e convinzione alle persone intorno a noi, si produrrà automaticamente una riduzione delle reazioni negative, rafforzando gli aspetti relazionali utili. Ma per migliorare un sistema è fondamentale avere l’umiltà di imparare.

Ancora, il bilancio sociale deve essere un documento in grado di proiettarci nel futuro che, come tale, ha sempre una certa alea legata all’ignoto. Ma l’ignoto, a volte, può far paura e quindi bisogna prepararsi a prevederlo ed affrontarlo. Dobbiamo, però, avere anche il coraggio di accoglierlo nelle nostre vite perché ha la capacità di trasformarle in meglio. Per migliorare il futuro abbiamo la necessità di immaginarci gli scenari, ma lo sviluppo di scenari si basa sull’analisi più accurata possibile del presente, perché il presente è il frutto delle decisioni prese nel passato. Purtroppo oggi, molto spesso, anche istituzioni internazionali molto imp0rtanti seguono le tendenze della società, non le anticipano. Se in questo nostro anelito vogliamo essere efficaci, dobbiamo ascoltare le voci più diverse, perché se facciamo le nostre analisi basandoci solo sull’opinione di persone che vengono dal nostro stesso ambiente, o condividono le stesse idee o non saranno mai adeguate ed originali.

La stesura del bilancio sociale deve rappresentare la piattaforma su cui confrontare i pareri diversi. La disposizione al cambiamento è fondamentale in tutti i campi.

Dobbiamo fare attenzione a non farci portare fuori strada dai nostri eventuali successi, perché ogni evento positivo, nella nostra vita come in quella delle istituzioni, può diventare un ostacolo se ci spinge a fermarci, a farci pensare di essere arrivati.

Dal bilancio sociale deve trasparire anche l’identità dell’istituzione scolastica, ma, a volte, l’identità è stata trasformata in arma da brandire contro chiunque sia diverso da noi. Chiudersi in sé stessi salvaguarda un’identità vecchia di secoli. Quella moderna, utile a tutti, è un’identità in continua trasformazione, e di questo bisogna esserne pienamente convinti.

In caso di crisi o di semplici contrarietà, dobbiamo ricordare che siamo tutti sulla stessa barca e, quindi, dobbiamo collaborare per usare la crisi come occasione per attuare e applicare le pratiche migliori, che poi resteranno a beneficio di tutti.

Per concludere, la conoscenza sarà sempre fondamentale ma sarà sempre più una condizione necessaria, si, ma non sufficiente. Dobbiamo avere la consapevolezza che quello che sappiamo o sappiamo fare oggi, sarà inevitabilmente superato domani, quindi, se vogliamo un futuro migliore, dobbiamo prepararlo oggi, giorno per giorno.

Il bilancio sociale: Introduzione
Il bilancio sociale: cos’é?
Il bilancio sociale: perché?
il bilancio sociale: per chi?
Il bilancio sociale: come?
Conclusioni
Alcuni esempi
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