
Inizio d’anno
Inizia un altro anno scolastico
Tutti fanno buoni propositi e nutrono speranze, come a Capodanno. Le famiglie, che sperano di dare ai loro figli armi culturali idonee per affrontare adeguatamente il futuro, gli studenti che, in fondo, sono contenti di ritornare con i compagni per vivere la loro vita, i docenti, animati da molta buona volontà di fare meglio dell’anno scolastico appena trascorso. Ma anche il dirigente scolastico ed il dirigente dei servizi generali ed amministrativi, che sperano in un’organizzazione più razionale e meno problematica.
Ed a questo punto l’idillio di rompe, svanisce, e si fa ritorno alla crudezza dei dati di realtà.
L’organizzazione scolastica d’inizio anno è sempre latitante: mancano aule, mancano docenti, manca il personale ATA. Il numero di questa ultima categoria di lavoratori è sempre più esiguo e sicuramente non adeguato ai compiti che vengono loro richiesti e che sono di vitale importanza per il corretto funzionamento delle istituzioni scolastiche.
Questo breve scritto non vuole essere contro un partito politico o contro un governo. Qualunque sia il colore del governo –giallo, verde, rosso o blu- ad inizio di anno scolastico si verifica sempre lo stesso marasma. Il Ministro scarica le conseguenze delle sue spesso numerose inadempienze sui dirigenti scolastici e sui docenti; questi, a loro volta, in modo abbastanza comprensibile, scaricano gli effetti di tali inadempienze sulle famiglie. Queste ultime, essendo l’anello finale della filiera insieme agli studenti, non possono fare altro che subire. A titolo puramente esemplificativo si pensi alla diatriba relativa alle certificazioni vaccinali. Si promulgano leggi e si emanano circolari ministeriali tra di loro in conflitto. Il dirigente scolastico si trova a dover fronteggiare situazioni insostenibili senza avere dalla sua la certezza della norma e, quindi, la garanzia di fare il proprio dovere.
Questo stato di cose non fa altro che alimentare la mancanza di fiducia che sempre più spesso viene ad instaurarsi nei rapporti tra la scuola e le famiglie. Queste ultime, infatti, vedono, ed a ragione, la scuola come l’origine di alcuni suoi problemi, per cui tendono a mettersi in contrapposizione con la scuola la causa primaria, con buona pace dei decreti delegati, del patto di corresponsabilità e del necessario ed ineludibile legame di fiducia che dovrebbe, invece, essere la pietra angolare su cui costruire il complesso edificio dell’istruzione e della formazione dei giovani.
Ben prima della fine dell’anno scolastico, anzi delle attività didattiche, agli uffici scolastici regionali, e quindi anche al ministero, conoscono quella che sarà la situazione che si prospetterà nel successivo mese di settembre, sia per quanto riguarda gli alunni, sia per quanto riguarda i docenti. Si conosce tanto il numero degli studenti per anno di corso iscritti ai vari istituti, sia il numero di alunni che presentano bisogni educativi speciali, sia ancora il numero di quanti di essi abbisognano del docente di sostegno ed in quale rapporto. Sul fronte dei docenti, invece, è già noto il numero di coloro che andranno in quiescenza e di coloro che hanno presentato domanda di trasferimento. Con tutti i dati a disposizione, i tre mesi estivi – giugno, luglio, agosto – dovrebbero essere più che sufficienti ad organizzare al meglio la pur complessa macchina del sistema scolastico italiano.
Alle inadempienze di cui si è appena detto, si aggiungono quelle dei sindaci. È evenienza di facile riscontro che a settembre ci si accorga che il rattoppo, debitamente richiesto per tempo nei mesi precedenti, non è stato fatto e che, se si farà, lo si farà durante le attività didattiche, con grave
nocumento per queste ultime.
Il risultato di questo stato di cose, ormai una tradizione consolidata, è la delegittimazione della scuola.
La delegittimazione di questa importante istituzione da parte della politica è iniziata da molti decenni, subendo un’accelerazione in questi ultimi tempi. Il facitore di politica di bassa lega, il politicante di turno, praticamente da sempre, ha visto la scuola solo come una voce di bilancio, ovviamente sempre in perdita. Salvo chiedere alla scuola di risolvere i problemi di crescita economica che lui, il politicante, non riesce a risolvere. Questa sua convinzione origina da una congenita miopia socio-politica, spesso dovuta a malafede se non a vera e propria inadeguatezza. Il politicante guarda all’immanente ed è in grado di ragionare solo in termini di voti; non riesce a guardare al domani. È caratterizzato da un pensiero corto per cui non sarà mai in grado di capire la grande importanza della scuola e, quindi, della formazione dei giovani nello sviluppo del Paese.
Giovanni Falcone era convinto che per vincere la mafia occorressero più maestri e non più soldati. Nelson Mandela, dal canto suo, affermò che l’arma più potente che abbiamo a disposizione per cambiare il mondo è l’istruzione. Giovanni Falcone ha combattuto la mafia, mentre Nelson Mandela ha combattuto l’apartheid, problematiche di spessore internazionale, ma entrambi erano convinti dell’importanza della scuola e della formazione dei giovani per costruire un mondo migliore.
Sarebbe opportuno che chi di dovere, chi si è candidato per occupare poltrone a qualsiasi livello, rifletta seriamente su queste due frasi.
Caro Ministro Marco Bussetti, tenere aperte le scuole anche nei mesi estivi è una proposta che personalmente trovo interessante, anche se mi accontenterei di vederle aperte e adeguatamente funzionanti solo da settembre a giugno.
Buon anno scolastico … ed io speriamo che me la cavo.